Coronavirus, un’emergenza anche psicologica. L’iniziativa di #PsicologiOnline

“La professione psicologica dà un forte segnale di disponibilità al Paese in questo momento. Questo è importante perché emergenza sanitaria vuol dire anche emergenza psicologica e c’è bisogno di supporto per tantissime situazioni. Perché prima si agisce e meno problemi ci saranno in seguito”. Lo ha dichiarato il Dott. David Lazzari, Presidente dell’Ordine degli Psicologi. Gli abbiamo chiesto di spiegare le iniziative messe in campo.


Dott. Lazzari, tutti sanno che cos’è lo smart working o la didattica a distanza, ma esiste anche la possibilità della consulenza psicologica a distanza?

Da quando le tecnologie lo permettono, esistono gli interventi psicologici a distanza. Sono previsti anche nelle Linee Guida nazionali sulla Telemedicina del Ministero della Salute. Il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (Cnop) ha emanato delle Linee Guida per gli Psicologi nel 2017. Con l’emergere della crisi Coronavirus, il Cnop ha invitato i professionisti a passare, per quanto possibile, agli interventi a distanza.

Tante persone oggi sono a casa e in questa condizione di difficoltà potrebbero sentire il bisogno di rivolgersi a qualcuno per avere un aiuto. Come possono usare la tecnologia per farsi aiutare?

Ovviamente in vari modi, per tenersi in contatto e mantenere le relazioni. Per quanto riguarda l’assistenza psicologica, il Cnop ha promosso l’iniziativa #psicologionline, attivando un motore di ricerca nazionale che interfaccia i cittadini che cercano un aiuto psicologico con i professionisti che hanno dato disponibilità agli interventi a distanza. Attualmente più di 5mila. A ciò si aggiungono le attività in teleassistenza per malati ed operatori degli Psicologi nel comparto pubblico.

Se ha dati su quanto sia usato potrebbe essere interessante per far capire che in tanti lo usano e non ci si deve vergognare.

Nella campagna informativa che stiamo facendo stiamo mandando il messaggio di non aver timore o vergogna a chiedere aiuto. In effetti la maggior parte delle persone in trattamento prima della crisi ha interrotto e solo una parte ha continuato a distanza, con gravi problemi per chi è in trattamento e per i professionisti, duramente colpiti da questa emergenza.

La tecnologia rende migliore o peggiore questo servizio di supporto?

I professionisti che utilizzavano questo supporto erano pochi prima dell’emergenza. Ora sono una parte consistente e noi li stiamo supportando con indicazioni. Ritengo tuttavia che, terminata la crisi, solo una parte continuerà in questa modalità che comunque non è adatta o preferibile in tante situazioni.


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