La cittadinanza europea. La sfida dell’educazione

Ieri, 9 maggio, si celebravano la Festa dell’Europa e la Giornata della memoria per le vittime del terrorismo. Questa coincidenza è estremamente significativa.

Il 17 marzo 2015, poche settimane dopo gli attacchi terroristici di Parigi e Copenaghen, il Comitato dei Ministri dell’Istruzione degli Stati membri dell’Unione Europea e i membri della Commissione europea per l’educazione, la cultura, i giovani e lo sport si riuniscono a Parigi per reagire agli atti di violenza invocando l’istruzione come strumento prioritario di difesa e condivisione dei valori fondativi dell’Unione Europea.

La Dichiarazione che in quella occasione viene sottoscritta è un appello, anzi un impegno, ad agire a livello europeo, nazionale, regionale e locale per rafforzare il ruolo dell’istruzione nel promuovere la cittadinanza democratica basata sui valori comuni di dignità umana, libertà, uguaglianza, giustizia, tolleranza e non discriminazione (Declaration on Promoting Citizenship and the Common Values of Freedom, Tolerance and Non-discrimination through Education).

Si tratta di una professione di fede nel momento più buio: credere nell’azione insostituibile dell’educazione, a partire da quella dei giovani, per permettere loro di sconfiggere ogni forma di violenza e dare forma a un futuro migliore come cittadini responsabili, informati e capaci di pensare in modo critico.

L’incontro del 2015, nato dall’urgenza di reagire al dramma della violenza cieca che ha ferito l’Europa, fa emergere istanze che abbiamo ancora oggi necessità di affrontare: riaffermare con forza i valori umani, civili e di pace sui quali si fonda la comunità europea, nata sulle ceneri dei due conflitti bellici e dei milioni di vittime degli scontri armati e dei campi di sterminio.

Nella lunga e turbolenta gestazione politica del Vecchio Continente il comune denominatore tra i popoli oltre all’identità cristiana è sempre stata la cultura umanistica e a quella dobbiamo fare appello.

Non possiamo negare che, ancora oggi, alcune forme di conflitto tra Paesi europei non sono scomparse del tutto ma hanno solo cambiato forma trasformandosi in trappole finanziarie e ricatti economici. Non dobbiamo permettere che questi comportamenti e sentimenti vengano nutriti e che minino il sogno europeo.
Il contesto attuale pone sfide importanti: criticità socio-economiche, estremismo violento e mancanza di fiducia nei processi democratici e, per poter costruire una cittadinanza europea che non sia solo nominale ma che sia elemento aggregante e pacificatore, gli unici strumenti efficaci sono la cultura e l’istruzione.

Avere realizzato l’Eurozona ma non l’Europa è stato un grave errore. Ma possiamo porvi rimedio.

Per costruire l’Europa, così come noi l’abbiamo sognata, è necessario formare cittadini europei che siano in grado di attuare concretamente attraverso la partecipazione politica azioni frutto dei principi ispiratori dell’Unione Europea.

Se vogliamo una società più giusta dove le disuguaglianze di genere, razza e classe sociale vengano eliminate, dove la solidarietà diventi prassi e il rispetto della legge consuetudine, prima ancora che imposizione, non possiamo che partire dalla Scuola e dalle agenzie formative e i contesti di apprendimento informale che la affiancano.

Il dibattito internazionale sull’insegnamento della cittadinanza è ampio e ben documentato. L’Italia è ancora incredibilmente indietro, per questo il Movimento 5 Stelle si è fatto promotore di un disegno di legge che introduce nelle scuole di ogni ordine e grado l’insegnamento della Cittadinanza responsabile e della Costituzione, ma è anche impegnato in prima linea nell’aggiornamento delle istituzioni educative sulla cultura digitale e nella sua diffusione tra gli adulti (a cominciare dai progetti E_learning e Open Academy portati avanti sulla piattaforma Rousseau).

Educare alla cittadinanza significa insegnare ai giovani a sentirsi parte di una comunità, verso la quale agire in modo responsabile. Comunità è una parola meravigliosa e potente. Il Movimento 5 Stelle nasce dal bisogno di comunità, dalla voglia di partecipare e sentirsi parte di un progetto più grande, così grande da poter incidere sulla politica di un Paese e cambiarne radicalmente la rotta. E la stiamo cambiando anche prendendo dall’Europa ciò che funziona, con umiltà: il reddito di cittadinanza e il salario minimo per esempio sono misure di equità sociale che già ci sono in altri Paesi europei, e di cui finalmente anche gli italiani potranno beneficiare. Ma vogliamo andare anche oltre estendendo il salario minimo a tutti gli Stati membri per evitare la concorrenza sleale nel mercato del lavoro europeo.

Sappiamo che aggiornarsi e formarsi lungo tutto l’arco della vita oggi è necessario, per questo abbiamo promosso politiche attive del lavoro che si basano sull’aggiornamento professionale e sulla formazione come il Reddito di Cittadinanza.

Il Movimento 5 Stelle mettendo a disposizione dei suoi attivisti e di tutti i cittadini risorse didattiche aperte e on line su Rousseau, organizzando i Villaggi e i City Lab, che sono occasioni per informarsi e formarsi, mette al centro della propria azione politica la formazione alla cittadinanza. Il progetto più ambizioso che il Movimento ad oggi è riuscito a realizzare è stata la costruzione di una comunità politica informata e competente che ha saputo prendere in mano le istituzioni repubblicane e sostituirsi a una classe dirigente marcia e inadeguata. Al Governo del Paese semplici cittadini forti delle proprie idee, valori e capacità stanno riprogettando il modo di fare politica e l’agenda delle priorità. Questo è quello che il Movimento andrà a fare in Europa partendo dagli stessi presupposti.

Siamo figli di una cultura europea che abbiamo assorbito senza accorgercene ai tempi dell’università, dei progetti Erasmus, dei primi viaggi nelle capitali del continente senza passaporto.

Abbiamo il sogno e il bisogno di sentirci europei, di nuovo, anzi, per la prima volta. Vogliamo innamorarci della cittadinanza europea che è stata, e vogliamo torni ad essere, il sogno della nostra generazione. Un sogno fatto di appartenenza ad un continente antico, fatto di bellezza e cultura ma anche giustizia sociale.

L’Europa, quella nella quale crediamo fortemente, deve reggersi in nome di quei principi ispiratori che ne sostengano il progetto politico originale che non è stato ancora realizzato.