L’innovazione abbassa la disoccupazione, esportandola

Quando si discute dell’impatto che la robotizzazione avrà sull’occupazione, molti portano come esempi quelli della Corea del Sud e del Giappone, dove apparentemente a importanti investimenti in automazione corrisponde un tasso di disoccupazione molto basso. Tra i più strenui sostenitori di questa tesi ci sono, guarda caso, proprio i produttori di robot.

Questa tesi ha in parte fondamento, perché è vero che chi prima investe in tecnologie innovative avrà il minor impatto negativo sull’occupazione.

Il caso del Giappone è a sé, in quanto deve fare i conti con una popolazione sempre più anziana e in calo costante. Basti pensare che ogni anno ci sono 400 mila giapponesi in meno.

Più interessante, invece, è il caso della Corea del Sud e vale la pena approfondirlo. La Corea ha intercettato per prima le opportunità dell’evoluzione tecnologica degli ultimi anni, anticipando gli altri paesi e puntando sull’automazione spinta. Come sempre accade in ambito economico, chi prima arriva, gode di un vantaggio competitivo sugli altri, che lo seguono. Per fare un esempio recente, Tesla ha iniziato la sua produzione di massa nel 2018 e in pochi mesi, grazie ad una produzione iper-automatizzata, ha superato nelle vendite in USA in alcuni mesi dello scorso anno storici competitor come Audi, BMW e Mercedes-Benz.

La Corea, quindi, è riuscita più di chiunque altro a esportare disoccupazione, un trend che le ha garantito crescita e stabilità economica per circa 10 anni, ma questo meccanismo ora sembra che si sia inceppato.

Nel 2017 poteva contare su 631 robot industriali installati per ogni 10 mila dipendenti contro una media mondiale di 74 (e una media italiana di 185).

 

Questa automazione così diffusa è stata raggiunta grazie a importanti investimenti in Ricerca e Sviluppo. Per avere un’idea basti dire che la Corea del Sud investe tre volte quanto investe l’Italia rispetto al PIL.

Questa efficienza produttiva ha avuto impatto sulla qualità e sul costo dei prodotti permettendo un boom delle esportazioni.

Non a caso, Una delle migliori risposte alla crisi del 2008 l’ha avuta proprio la Corea del Sud puntando su ricerca e sviluppo e su automazione, come dimostra la bilancia commerciale che ha avuto un balzo nel 2009 e uno nel 2015.

 

Questo aumento delle esportazioni ha quindi permesso una difesa dell’occupazione interna.

 

La strategia tracciata dalla Corea del Sud è dunque chiara: investire in Ricerca e Sviluppo, automatizzare i processi produttivi, aumentare le esportazioni e, in sostanza, esportare la disoccupazione verso tutti i paesi che non investono in automazione nelle proprie fabbriche.

 

Ora però qualcosa sta cambiando. L’economia coreana nel 2017 è cresciuta del 3.1% ma i nuovi assunti sono saliti solo del 1.2%. La differenza tra la crescita del PIL e dell’occupazione è aumentata negli ultimi anni: 0.9% nel 2014, 1.7% nel 2015 e 2% nel 2016, un tema che sta giustamente preoccupando il governo.  

Un’analisi condotta sulle più grandi aziende del Paese (oltre 5 trilioni di won di fatturato) ha dimostrato come nel 2017 il montante stipendi è aumentato del 1.8% rispetto ad un balzo di oltre 50% in termini di margine operativo, e questo dimostra che la nuova iper-produttività va a esclusivo beneficio del capitale investito.

 

Il tasso di disoccupazione in Corea del Sud è storicamente uno dei più bassi al mondo. Tuttavia è in crescita. Per contenerla, probabilmente la Corea investirà ulteriormente in ricerca e sviluppo con l’obiettivo di  migliorare la propria bilancia commerciale. E come in un grande gioco di musical chairs dove alla fine della musica tutti devono sedersi sulle sedie rimaste, la Corea del Sud avrà sempre la sua su cui sedersi.

Non possiamo immaginare che lo stesso avverrà anche per l’Italia, se non cambierà la situazione. L’Italia parte con un tasso di disoccupazione molto maggiore, e in ritardo sull’adozione dell’automazione avanzata rispetto ad altri paesi e investe solo l’1.3% in ricerca e sviluppo sul PIL, quando la Germania investe il doppio e la Corea del Sud il triplo.

E’ necessaria una politica di innovazione e automazione delle nostre imprese per poter intercettare il cambiamento e iniziare ad attuare politiche importanti di reshoring delle nostre produzioni oggi in Asia. Questi sono i primi elementi su cui impegnarsi. Con urgenza.