Il sistema dà i numeri contro il Reddito di Cittadinanza

Per anni ci hanno raccontato che il Reddito di Cittadinanza fosse impossibile da realizzare: grazie al Governo del Cambiamento invece è già realtà. Ieri Luigi Di Maio ha presentato il sito web del Reddito di Cittadinanza e, per la prima volta nella storia italiana, la carta “numero 1” del Reddito di Cittadinanza stampata da Poste Italiane.

Da quando il Governo si è insediato, la tattica del sistema è quella di far credere che il Reddito di Cittadinanza non avrà impatto sul benessere dei cittadini. Ecco perché in queste ore stiamo assistendo a una guerra di numeri, sfruttando i dati citati nelle audizioni di Inps e Istat in Senato. Anche il presidente dell’Inps Tito Boeri, lo stesso che diceva che il Reddito di Cittadinanza fosse “irrealizzabile”, passa da uno studio televisivo all’altro per criticare il Reddito e le politiche del governo.

Facciamo allora chiarezza nella confusione dei numeri. Come ha spiegato il professor Pasquale Tridico, consigliere economico del Ministro Di Maio, i dati sui beneficiari del Reddito di Cittadinanza restano quelli annunciati dal Governo. Le stime dell’Inps sul numero di cittadini che riceveranno il Reddito di Cittadinanza, che parlavano di meno di 3 milioni di cittadini beneficiari, sono meno affidabili di quelle scritte Relazione Tecnica che accompagna il decreto, bollinata dalla Ragioneria dello Stato. Mentre i tecnici del Ministero del Lavoro hanno utilizzato dati veri di persone con nome e cognome che hanno compilato l’ISEE, stimando anche un naturale aumento delle dichiarazioni con l’arrivo del Reddito di Cittadinanza, l’Inps ha utilizzato un modello di simulazione del sistema di tasse e benefici, meno rilevante per questo tipo di misure.

La Relazione Tecnica che accompagna il decreto stima che a beneficiare del Reddito saranno circa 1,3 milioni di famiglie e circa 4 milioni di persone, cioè l’85% di tutta la platea che ne ha effettivamente diritto, che è pari a 1,7 milioni di famiglie e 4,9 milioni di cittadini. Questi sono i numeri che contano e che rappresentano la realtà.

 

Il Reddito di Cittadinanza non privilegia il Nord né il Sud, non avvantaggia i giovani più degli anziani né i single più delle famiglie numerose. Abbiamo pensato a chiunque sia rimasto indietro, senza distinzioni di nessun tipo.

I single saranno infatti il 27% delle famiglie interessate dal Reddito, ma ad esempio le famiglie formate da 3 persone saranno il 22% e quelle formate da 4 persone saranno il 20%. Allo stesso modo, il 47% delle famiglie che riceveranno il Reddito saranno al Centro-Nord e il 53% al Sud e Isole.

Sappiamo bene che i controlli saranno fondamentali, ma non accettiamo l’idea falsa secondo cui i bisognosi siano una marea di furbetti ed evasori. Il primo furbetto del Reddito di Cittadinanza invece è il consigliere comunale del PD che consigliava come eludere i paletti previsti per chi chiede il Reddito: è lo stesso partito che ha salvato le banche degli amici e che ha avuto anche il coraggio di parlare di referendum per abolire il Reddito di Cittadinanza.

 

Non solo Boeri, ma anche Confindustria ha sostenuto poi che innalzare a 780 euro al mese il reddito di una persona singola renda tutti più pigri e scoraggi la ricerca di lavoro, perché il primo stipendio medio di un under 30 in Italia è pari a 830 euro al mese. Qui siamo al paradosso: per i “competenti” il problema non sono i salari troppo bassi, che da almeno due decenni soffocano la crescita dei consumi e dell’economia, ma il fatto che con una misura di dignità i salari possano aumentare.

La paura che il Reddito di Cittadinanza porti le persone a non cercare più lavoro non ha comunque nessun senso per due ragioni. Innanzitutto, chi riceve il Reddito di Cittadinanza deve impegnarsi a sottoscrivere un Patto per il Lavoro e se necessario un Patto per la Formazione. In più, quando i beneficiari del Reddito di Cittadinanza ottengono un contratto di lavoro possono dichiarare il maggior reddito da lavoro all’80% fino alla compilazione di un nuovo ISEE l’anno successivo. È un forte incentivo alla ricerca di lavoro per le persone, che andrà a beneficio dell’occupazione assieme ai tanti incentivi disponibili per le imprese.

La verità è che non sanno più cosa inventarsi di fronte al fatto che il Movimento 5 Stelle ha mantenuto le promesse. Abbiamo approvato una misura che darà speranza e futuro a milioni di persone abbandonate dai governi dell’austerità e che farà finalmente ripartire la domanda interna, il vero motore di una crescita sana e giusta. Se ne facciano una ragione, perché gli italiani sapranno cogliere la differenza fra chi fa politica per le lobby e chi difende il benessere dei cittadini.