Vivremo fino a 150 anni con l’AI?

Dieci anni fa il Time titolava che gli infanti di allora avrebbero vissuto fino a 145 anni. 

Oggi uno dei migliori futurologi viventi, Ray Kurzweil, prevede che la ricerca scientifica aumenterà gli anni di vita più velocemente di quanto li viviamo entro il 2035 (la velocità di fuga della mortalità).

Anche per i leader mondiali è diventato il miglior tema di conversazione, basta vedere la scorsa settimana Xi Jinping e Putin discutere in una conversazione privata di come raggiungere l’immortalità

Oggi queste previsioni iniziano a diventare più concrete. Un primo passo in questa direzione arriva dalla collaborazione tra OpenAI e Retro Biosciences, che hanno usato l’IA per riscrivere i fattori di Yamanaka — le proteine in grado di riprogrammare le cellule. Fino ad oggi avevamo saputo della loro esistenza, ma riuscivamo a farle funzionare solo nello 0,1% dei casi. Le nuove versioni (RetroSOX e RetroKLF) si sono dimostrate oltre 50 volte più efficaci nel ringiovanire le cellule rispetto a quelle naturali. L’AI potrebbe accelerare ulteriormente queste scoperte e conformarsi a quello che ritenevamo poco più che fantascienza.

Se questa traiettoria si confermerà, non stiamo parlando solo di vivere più a lungo, ma di cambiare il rapporto stesso tra tempo e biologia.

La sfida non sarà tecnica, ma etica e politica: come gestire una società in cui il tempo biologico smette di essere un limite naturale?

Una frase che mi fa pensare è di Aubrey de Grey “Il primo umano di mille anni sarà probabilmente circa 10 anni più giovane del primo umano di 150”