Può un ospedale essere gestito interamente dall’intelligenza artificiale? In Cina sembrerebbe di sì. Il progetto Agent Hospital impiega 42 medici AI e 4 infermieri virtuali distribuiti su 21 reparti, in grado di diagnosticare fino a 10.000 pazienti in pochi giorni. Una scala d’intervento che, rispetto ai circa 118 ricoveri settimanali medi di un ospedale italiano, evidenzia un potenziale rivoluzionario. Fonte:
La sorpresa maggiore, però, è nella qualità delle diagnosi: l’AI ha ottenuto una precisione del 93,06% su MedQA, il dataset di riferimento per l’esame medico statunitense, come riportato dal Global Times. Per confronto, la performance media dei medici umani sullo stesso benchmark si ferma al 73%, secondo una pubblicazione del JAMA Network. Un margine che può fare la differenza tra una diagnosi salvavita e un errore clinico.
Se si valutano le implicazioni occupazionali, il quadro cambia radicalmente. In Italia sono attivi circa 243.000 medici, ma una parte consistente delle loro attività – quelle più standardizzate e analitiche – potrebbe essere svolta da AI. Tra i 376.000 infermieri, si stima che si potrebbe fare a meno di un quarto, almeno finché la robotica non sarà in grado di sostituire anche i compiti manuali più complessi. Per i tecnici sanitari, soprattutto radiologi e analisti di immagini, circa 50.000 posti potrebbero essere superflui. Infine, nel comparto amministrativo-sanitario, si potrebbe già oggi ipotizzare la sostituzione di circa 70.000 unità. In totale, parliamo di circa 340.000 persone solo in Italia.
Per ora siamo in una fase di test, ma i segnali sono chiari: ospedali come Agent Hospital potrebbero diventare realtà operative in uno o al massimo cinque anni. A quel punto la domanda non sarà più se la macchina può fare meglio di noi, ma se è giusto lasciarglielo fare anche quando può. E la risposta dipenderà da chi la dà. Chi ha subito sulla propria pelle un errore in pronto soccorso – dove in Italia si registra un tasso medio di errore diagnostico del 15% e tempi d’attesa che compromettono l’efficacia della cura – probabilmente sarebbe favorevole. Chi invece dal sistema sanitario trae sostentamento, forse molto meno.
Ma c’è un’ultima variabile difficile da ignorare: quella economica. Automatizzare anche solo un terzo del sistema sanitario italiano significherebbe, secondo stime conservative, un risparmio di circa 40 miliardi di euro l’anno (pari a più di una finanziaria). Con una prospettiva di qualità e velocità superiore nelle cure. Aspettare di vedere cosa faranno gli altri non è più prudenza. È inerzia.