immagine: Viktor Orban, dal 2010 Primo Ministro dell’Ungheria “Se c’è un Paese che gode di cattiva stampa, giusto per non dire diffamazione, quello è l’Ungheria. E quando non è presente un articolo costruito per parlarne in termini negativi allora è silenzio totale. Tutti i giornali “progressisti” (ma anche quelli cosiddetti di centro-destra), come qui la solita Repubblica, o il Corriere, o altrove il N.Y.T., l’Economist, la Bild-Zeitung, le Figarò, l’Humanitè ecc…se scrivono un articolo è solo di critica se non proprio per calunniare. (N.B. Qui da noi hanno perfino organizzato un “girotondo” per la “democrazia” contro l’antidemocratico Orban. Che però è stato eletto da un’ampissima maggioranza, mentre qui i “girotondi democratici” non si sono accorti che non si vota ormai da 4 anni e Monti è andato su con una congiura di Palazzo. Quisquilie.) La vecchia Ungheria pro-Troika L’Ungheria a Governo progressista-socialista (cioè pro-Troika, perchè questo vuol dire ormai progressista di sinistra da almeno 25 anni, al pari di quelli di centro-destra) aveva accumulato un debito elevato in pochi anni e costruito la dinamica usuale, con relativo intervento dell’FMI per 20 miliardi, aiuti condizionati a programmi EU ecc… con la solita spirale debito-austerity, cioè la ricetta classica della Troika. Nel 2010 gli Ungheresi hanno eletto il “mostro” Viktor Orban. Che nel 2011 ha iniziato delle riforme completamente contrarie alle “raccomandazioni” dell’EU e basate sull’interesse Nazionale (una colpa gravissima questa). VIDEO Ungheria, migranti sulle rotaie dopo il blocco della Merkel I risultati di Orban 1. Banca Centrale indipendente Intanto, pur mantenendo l’indipendenza della B.C. ha cambiato i criteri di nomina (che da noi ad esempio sono solo formalmente del Tesoro, perchè comunque sono su “indicazione” della B.d.I., cioè in pratica della BCE, cioè della Troika). E così ha nominato Matolcsy, che era Ministro dell’Economia, e che segue la sua linea. Cioè ha riproposto uno schema normale in cui Governo e B.C. lavorano in accordo, e non con una B.C. dipendente da interessi e visuali prevalentemente extra-nazionali. 2. Multinazionali tassate Ha messo una tassa temporanea (cosiddetta di crisi) su banche e multinazionali. Subito l’EU ha prodotto una serie di documenti di minaccia. Intanto i giornali hanno iniziato una musica coordinata con Orban nazista, fascista, sciovinista, razzista, antisemita ecc… I leader e giornali “di sinistra” nostrani (Il Fatto, il Manifesto ecc…) si sono subito distinti, quanto a senso del ridicolo, perchè, a parte strapparsi i capelli sull’antidemocratico Orban, si sono guardati bene dal menzionare anche vagamente al lettore questa tassa sul grande capitale. Come del resto gli Stiglitz e i Krugman, pure critici sull’austerity, ma mai una parola su tassare banche e multinazionali. E più ridere ancora hanno poi fatto i Tsipras e i Varoufakis delle “linee rosse” a favore di lavoratori e pensionati ma che in 6 mesi mai però hanno proposto di fare un provvedimento analogo per reperire i soldi per quei lavoratori e pensionati. Che caso. 3. Riduzione delle tasse Ha abbassato le tasse (flat tax) al 16% (oggi al 15%) dal 44% che erano, con ciò spingendo i consumi. L’EU e i giornali si sono scatenati immediatamente in previsioni di default e poi di “iniquità” quando il default non c’è stato. [Sono molto equi loro con aliquote arrivate al 50 – 60% – 70% di tassazione]. 4. Aumento dell’IVA Ha alzato l’IVA al 27% [che era invero un’aliquota alta nel 2011] cioè ha spostato il carico sulla tassazione indiretta (salvo alcuni beni di prima necessità dove invece ha ribassato l’IVA). Altre critiche feroci. Però ora l’IVA qui da noi è già al 22% (l’anno prossimo sarà al 23%) e in Grecia è già al 23%, ma con a fianco però tassazioni dirette di oltre il 50%, e non del 15% come in Ungheria. 5. Aiuti alle PMI Ha posto in essere finanziamenti e aiuti massicci alla PMI. Altre “procedure” della EU sulla “concorrenza violata” (Ma a loro vanno bene i monopoli della grande impresa però). Orban ha tirato dritto. 6. Riduzione dei tassi Ha ridotto progressivamente ed aggressivamente i tassi dal 7,5% all’1,35%. 7. Ha convertito i finanziamenti in valuta estera in fiorini (erano i mutui in valuta estera a basso tasso fatti dagli Ungheresi, ma che dopo la crisi e la svalutazione del fiorino erano diventati per loro molto onerosi). 8. Ripagato i debiti all’FMI Ha ripagato in anticipo all’FMI i 20mld che avevano dato all’Ungheria quando era pressochè in bancarotta come la Grecia, per avere le mani più libere, e l’ha invitato pure a chiudere gli uffici FMI a Budapest. 9. Nazionalizzazione delle banche Ha nazionalizzato parte del sistema bancario nazionale e parte dei fondi privati pensionistici. 10. Bollette e servizi Ha ridotto le bollette e le tariffe dei servizi. Morale: l’Ungheria era in fallimento, con la spirale austerity-debito/PIL solita. Oggi viaggia al 3,6% di PIL, con un deficit/PIL sotto il 3% e inoltre ha ridotto il debito dall’80,9% al 77,3% dove ovunque in Europa invece è aumentato. Ha ridotto il debito estero, ha aumentato le riserve valutarie. Tutto questo in un’Europa dove la crescita è asfittica e cresce solo il debito. Le multinazionali e le banche estere sono state più pragmatiche, tutto sommato. Hanno visto che la maggior tassazione verso di loro non ha compromesso più di tanto i profitti, anzi, dato l’aumento di attività e consumi. Questa tassazione poi sarà man mano ridotta entro il 2020 (e avranno sgravi fiscali per 10mld di fiorini) e già la ERSTE Austriaca è entrata [e con lei Tedeschi, Americani, Inglesi ecc…nei settori industriali e commerciali.] A febbraio 2015 è stata, dopo lotte infinite, firmata infatti una “pax bancaria” garantita pure dalla BERS (Banca Europea per la ricostruzione e sviluppo) e in cambio di sgravi il sistema bancario si impegnerà però a maggiori finanziamenti di progetti, soprattutto infrastrutturali. L’Ungheria ha comunicato intanto alla Ue che manterrà il programma di lavori pubblici finanziati dal Governo e manterrà i prestiti a tassi agevolati alle piccole e medie imprese e inoltre farà un altro taglio alle bollette dei servizi per ulteriori 10 miliardi di fiorini. Bruxelles ha subito fatto sapere che “dovrà valutare” in termini di “normative sulla competizione“.
E non è certo un caso.
L’Unione Europea si è subito scatenata intentando una procedura di infrazione. I giornali hanno parlato immediatamente di “attentato gravissimo alla democrazia“. Contemporaneamente Moody’s, S&P e Fitch hanno ribassato, per lo stesso motivo, il rating dell’Ungheria. Hanno poi attaccato il fiorino.
Ma poi hanno smesso. Perchè Orban ha tirato dritto e Matolcsy gli ha detto a muso duro che faceva default la mattina dopo, e quella dopo ancora Orban nazionalizzava tutto e così ci rimettevano tutti i soldi.
Qui comunque uno si guarda tutto quello che vuole,se intende verificare i dati appena scritti. L’EU rosica infuriata e non potendo dire niente manda fuori analisi “che non durerà” e l’unica cosa che evidenzia è la poca crescita del credito al consumo, dovuta alla mancanza di osservanza delle sue “raccomandazioni“. I giornali intanto parlano solo “del muro” e del fatto che Orban ha detto chiaro e tondo che l’Ungheria accetta stranieri [We welcome foreign investors, artists, scientists, but we don’t want to mix on a mass scale] ma non vuole essere un Paese multietnico con una immigrazione forzata di massa. (Questa di non volere una mescolanza forzata è un’altra colpa gravissima per tutti, salvo per Israele). Ma non dicono una riga sul resto, nè fanno un confronto con gli altri Paesi sotto il profilo economico e sociale.
Il fatto è che a Bruxelles dovranno farsene una ragione: l’Ungheria sta dentro a tutti i parametri Europei e non ha debiti come la Grecia. Non è perciò molto ricattabile. Dovranno quindi tutt’al più ridursi a studiare qualche rivoluzione colorata “a la Soros” per “normalizzare” l’Ungheria. Che non è purtroppo esclusa. Basterà vedere se e quando comincerà una campagna stampa mondiale in grande stile sui “nazisti, fascisti, razzisti, sciovinisti ecc..“