La verità rende liberi

Il modo migliore per negare la verità è affermare, in modo plateale, il suo contrario.
Una piccola menzogna viene subito scoperta, mentre una grande, grandissima balla, dichiarata con toni da tribuno e voce impostata, è, invece, molto credibile.
Se poi vieni scoperto basta negare e accusare gli altri di faziosità.

E il cittadino crederà che tu, mentitore professionista, sia in realtà una brava persona, infatti non può pensare che si possa mentire così alla grande e farla franca.

In Italia la negazione sfacciata della verità è ormai nel bagaglio professionale di manager e politici.

Faccio qualche esempio, se volete aggiungerne qualcuno nei commenti fate pure.

La pubblicità di Capitalia l’avete vista?
Due eserciti si fronteggiano e, un attimo primo del massacro, arriva un suono, una luce. Quella di Geronzi.
E diventano tutti più buoni, grazie alla prima banca italiana per il finanziamento all’esportazione di armi. Che bello.

Alla Camera passa la legge sulla devolution che disintegra il Paese grazie ai voti nazionalisti di An che per l’occasione festeggia con dei vezzosi fazzoletti tricolori esibiti dai suoi deputati, con il dipendente La Russa in prima fila.
Chissà cosa ne pensano i suoi elettori.

Telecom Italia perde da inizio anno in borsa il 19,5% dopo la grande operazione di fusione con Tim, e ha un debito di 45 miliardi di euro, ma il tronchetto dell’infelicità fa collezione di lauree honoris causa e di interviste in cui delinea il futuro del Paese.

In confronto a questi qui, Goebbels, ministro della propaganda nazista, era un bambino.

Ma io continuo a pensare che sia immorale mentire, e che questo sia molto grave, gravissimo se si ricopre una carica pubblica.

Quando lo penseranno tutti le cose cambieranno.