Il copyright finirà con Topolino?

Topolino era riuscito a far aumentare gli anni di copyright con il cosiddetto “Mickey Mouse Protection Act” del 1998 che ha esteso la scadenza dal 2004 al 2024. La cosa interessante è che non era la prima volta. Quando Topolino fu ideato aveva una protezione di 56 anni e sarebbe dovuto diventare di dominio pubblico nel 1984. Anche allora, a ridosso della scadenza, nel 1978, tuttavia venne passata una legge per estendere il copyright di 30 anni.
Ogni volta che la protezione di Topolino stava per venire meno la legge lo ha sempre salvato anche grazie alla potente lobby sempre presente fuori dal Congresso statunitense.
Questo fino ad oggi, dove dopo 96 anni, è diventato di pubblico dominio.

Il concetto di copyright è stato inventato per creare un compromesso tra l’incentivo ai creativi e la condivisione della cultura. La prima legge in merito è stata promulgata in Gran Bretagna nel 1709 con lo Statuto di Anna che aveva l’obiettivo di tutelare la nascente industria del libro.
Ma oggi le tecnologie stanno cambiando radicalmente e soprattutto con l’ingresso di oggetti di intelligenza artificiale generativa dovremo ripensare in modo radicale il modo di incentivare e proteggere la creatività umana. L’ultimo appiglio che sembra essere rimasto alle aziende incumbent è quello di fare causa per il materiale utilizzato per il training di questi oggetti, e la battaglia legale del New York Times contro OpenAI probabilmente farà giurisprudenza.
L’industria della fotografia nel frattempo pensa a come autenticare le foto scattate da persone per distinguerle dall’AI.
In generale sembrano tuttavia battaglie di retroguardia, non certo il futuro.
Il mercato della musica sta già dando qualche segnale di come potrebbe essere il nuovo mercato della creatività. Spotify lo scorso anno, nonostante l’utile e la crescita di fatturato, ha licenziato 2.290 persone, dichiarando chiaramente che il suo focus futuro sarà l’AI. E’ stata ricompensata dalla borsa con un aumento del 135% di valore delle azioni.
Ma anche le etichette musicali non rimarranno a guardare.
L’ultima rivoluzione tecnologica portata da Internet ha cambiato completamente lo scenario dell’editoria locale: in USA sono oggi spariti un terzo dei giornali presenti nel 2005.

Con questi modelli la domanda che ci facciamo è come pagheremo il Walt Disney del nostro tempo per inventare il prossimo Topolino.