Non era mai successo negli 88 anni di storia del sindacato statunitense: i dipendenti delle principali produzioni di macchine del Nord America, General Motors, Ford e Stellantis Jeep, hanno iniziato uno sciopero congiunto.
I dipendenti di un intero settore chiedono aiuto e un aumento salariale del 36% rispetto alle proposte delle tre società che si aggirano tra il 17 e il 20%.
La realtà è che un intero settore è stato trasformato da un’innovazione che le principali industrie automobilistiche non hanno intercettato per tempo (in gran parte perché volevano prima ammortizzare gli investimenti sulle linee in produzione): le macchine elettriche.
Tesla sta avendo lo stesso impatto sull’industria automobilistica di quello che ebbe Apple su quella telefonica e che portò Nokia al tracollo.
Oggi il modello Tesla Model Y è, infatti, il più venduto al mondo rispetto a qualunque altra macchina a benzina o diesel, nonostante la seconda in classifica (Toyota Corolla) costi la metà.
Le aziende automobilistiche che non saranno in grado di gestire la transizione in tempo faranno la fine di Nokia. Il vero problema per gli operai non è quindi solo l’aumento dello stipendio di oggi, ma che ci sia uno stipendio nei prossimi anni.
Tesla ha reinventato il modo in cui sono costruite le macchine e sta accelerando la contrazione dei costi di produzione che a breve dovrebbero dimezzarsi grazie al metodo delle presse.
Tesla ha anche reinventato il processo di vendita eliminando tutta la rete di rivendita.
Se per i marchi tradizionali la rete sul territorio è essenziale perché gestisce tutto il processo di servizio post vendita, per Tesla non lo è. Tesla non prevede tagliandi vista la semplicità del motore.
Tesla non investe in pubblicità e spende 3 mila dollari per macchina in ricerca e sviluppo. I marchi tradizionali spendono, invece, oltre mille dollari in pubblicità per veicolo e solo 500 dollari – un sesto rispetto a Tesla – in ricerca e sviluppo.
Dall’altra parte i tentativi degli incumbent di investire sull’elettrico richiedono ancora investimenti significativi. Il miglior concorrente elettrico di Tesla negli Stati Uniti, Mustang Mach-E, è di Ford che tuttavia sta perdendo 58 mila dollari ad ogni mezzo elettrico venduto.
Ford ha fatto i conti e stima di dover investire 3 miliardi di dollari quest’anno per poi portare un ebitda dell’8% (quando però già oggi Tesla ha un margine del 15%).
Quello per cui gli operai dell’industria automobilistica dovrebbero protestare è quindi in realtà il livello di investimenti in ricerca e sviluppo che ha la propria azienda ha deciso di allocare: l’unico investimento che permetterà all’azienda di stare sul mercato e agli operai di poter alzare anche in futuro i propri salari. L’alternativa: chiedere a Nokia.