L’occupazione si contrarrà? È la storia della produttività.

Leggo molti articoli che dicono che l’Intelligenza Artificiale porterà via lavoro alle persone, poi ogni tanto leggo alcune ricerche che dicono l’esatto contrario. Per quanto strano possa sembrare hanno ragione entrambi e lo abbiamo visto quando arrivò l’elettricità il cui utilizzo si è diffuso esattamente un secolo fa.

Un aumento improvviso di produttività portato da una nuova tecnologia in un settore può portare a tre conseguenze a seconda delle caratteristiche del settore.

  1. Settore con concorrenza e clienti elastici rispetto al prezzo (comprerebbero di più se costasse meno): i prezzi diminuiscono e le aziende assumono più personale. Ad esempio quello che è successo nel settore delle telecomunicazioni con l’arrivo di Internet, in futuro probabilmente è quello che succederà nei settori della sanità e dell’educazione.
  2. Settore senza concorrenza, per esempio in settori regolamentati o nel settore pubblico: l’adozione della nuova tecnologia può al massimo migliorare il servizio offerto, ma non ha impatti immediati sull’occupazione o sui prezzi. Ad esempio i servizi dell’anagrafe dei comuni con l’invenzione di SPID.
  3. Settore dove i clienti sono anelastici al prezzo, anche se il prezzo scendesse i clienti non acquisterebbero di più (ad esempio non comprerò dieci volte tanto pane qualora il prezzo dovesse scendere di dieci volte): in questo caso le aziende licenzieranno i dipendenti in eccesso scendendo con il prezzo solo quando la concorrenza lo impone. E’ quello che è successo nell’agricoltura nell’ultimo secolo che ha visto diminuire dall’80% al 2% la popolazione impiegata nei campi.

Guardando l’economia nel suo complesso vale tuttavia una regola che si è sempre applicata: ogni volta che aumentiamo la produttività di 10 volte, diminuiamo il tempo lavorato da parte della società di un quarto. Se nel 1800 lavoravamo il 23% delle ore in cui eravamo vivi, nei Paesi Ocse oggi lavoriamo solo più l’8% della nostra vita. 

Dal punto di vista tattico, invece, vale la regola delle sedie musicali: anche nei settori in cui si registrerà una diminuzione dell’occupazione saranno gli Stati e le aziende ad investire per primi ad ottenerne il beneficio esportando di fatto la disoccupazione tecnologica verso gli Stati ritardatari e verso le aziende concorrenti attendiste.