Report: dieci piccole bugie

Piccole e grandi bugie non fanno bene alla politica e al giornalismo italiano. Se i giornalisti dichiarano apertamente di non poter pensare su questioni politiche come vedrete nel filmato integrale dell’intervista, chi pensa per loro conto? Chi commissiona i servizi riempiti di piccole e grandi bugie e omissioni?

Mio malgrado sono costretto nuovamente a fare chiarezza su 10 fake news o storie raccontate a metà per tutelare la storia di Rousseau e del Fu MoVimento 5 Stelle. In questi anni ho capito che spesso interessa più il “verosimile” che il “vero”. Se una storia è falsa, ma può sembrare vera, allora si butta in pasto ai lettori.

1- Conflitto di interessi – iniziamo a parlarne veramente

Da molto tempo si continua con una litania sul conflitto di interessi che mi riguarderebbe. Io non mi ci sono mai trovato avendo rifiutato posti da ministro e candidature e non avendo mai chiesto nulla a nessun eletto per i miei clienti. D’altra parte 120 parlamentari oggi in Parlamento che possiedono un’azienda si trovano invece proprio in questa condizione. La timidezza dei giornalisti italiani, che non hanno tempo di guardare gli emendamenti proposti e votati da queste persone, mi sorprende sempre. https://bit.ly/3mkHPWf 

2 – Contratto tra Rousseau e MoVimento 5 Stelle – il falso

Si è riusciti a ribaltare la realtà parlando di un contratto proposto da Conte a Rousseau per il prosieguo delle attività e che Rousseau avrebbe rifiutato. Questo fatto è semplicemente falso e lo possono testimoniare i due notai presenti agli incontri. In politica chi dice le bugie non va tanto lontanohttps://cutt.ly/uJSaq2F  

3 – Contratto tra Rousseau e MoVimento 5 Stelle – la vera storia

Una bozza di contratto fu invece richiesta da Crimi e redatta da Rousseau nell’agosto 2020 e mai discussa nonostante anche a dicembre 2020 l’87% degli iscritti chiesero di sottoscriverlo. Evidentemente non serviva una piattaforma di partecipazione per qualche ratifica burocratica ogni tanto. https://bit.ly/38ZGm4Q 

4- Riunione per non votare il capo politico nel 2020 – la vera storia

Una riunione tecnica di avvio del voto del capo politico tra comitato di garanzia e associazione Rousseau fu trasformata in un tiro al bersaglio con invitati a geometria variabile (ad esempio, ricordo una sola persona presente dell’allora struttura eletta di gestione del Movimento formata da 18 persone denominati “facilitatori nazionali”). Il timore più grande non era la pandemia, ma la messa in discussione del proprio posto al governo o nel movimento. La frase più gettonata dietro alla quale si nascondeva questa paura era “non vogliamo un capo politico balneare” (nel senso che dura poco). https://bit.ly/3mn3UDW 

5- Evento locale del Movimento 5 stelle di Marino del 2017 – lo psicologo 

Ho visto il taglia e cuci di uno scambio di messaggi di 5 anni fa (sic.) su whatsapp

che per il giornalista avrei dovuto ricordare a memoria. Dopo un po’ di ricerca archeologica in whatsapp ho visto che il mio intervento fu più di psicologo che di riscossore dato che c’erano due senatrici che non volevano parlarsi direttamente e cercavano di usare me per non farlo. Sono certo che Report vorrà chiarire il punto pubblicando l’intero scambio e non solo frasi prese a caso di una conversazione privata. https://bit.ly/3xn4Tdu 

6- Imprenditori agricoli e dintorni. Se qualcuno millanta il giornalista verifica.

Anche qui ho dovuto fare un po’ di ricerca dato che non sapevo chi fosse la persona citata. Era mia abitudine quando qualcuno mi chiedeva informazioni su temi politici fare come faceva ogni attivista del MoVimento: rimandare agli eletti portavoce dell’ambito specifico che avevano il ruolo per interloquire nel merito della singola questione. Il caso citato era proprio questo: una persona che non conoscevo mi ha contattato e l’ho inviata a non parlarne con me, ma con chi stesse seguendo le questioni in Parlamento. Dopo quel contatto non mi risulta di averla mai più sentita o incontrata. Se poi qualcuno millanta amicizie che non ha, non posso farci nulla, ma il giornalista può verificare prima di spararla come notizia, come d’abitudine delle testate serie. https://bit.ly/3xbHIkZ 

7- Collegamento con inchieste in corso di Moby. Siamo parte lesa.

Si è parlato dell’acquisizione di documenti dalla guardia di finanza presso Casaleggio Associati. Peccato che si è omesso di dire che Casaleggio Associati non solo non è indagata, ma è coinvolta nella questione in qualità di parte lesa nell’affaire Moby dato che ha già sostenuto i costi del lavoro, ma non ha ricevuto diversi pagamenti a causa del concordato di continuità attivato da Moby. https://bit.ly/3xc4XeL 

8- Il mio ruolo nel Fu MoVimento 5 Stelle. Supporto organizzativo gratuito da prima che nascesse.

Sono nel movimento da prima ancora che nascesse, quando mio padre ed io andammo a proporre nel 2004 a Beppe Grillo di fare un blog. Da allora in poi ho dato supporto a tutte le iniziative del Fu MoVimento 5 Stelle, sempre rigorosamente con un riconoscimento solo da attivista, ovvero a titolo gratuito. Ho sempre rispettato i ruoli anche quando non ero d’accordo. Anche questo l’ho spiegato nelle risposte scomparse dell’intervista di Report. https://bit.ly/3zmCpSD 

9- Il fatturato di Casaleggio Associati. Si stava meglio senza politica.

Chi fa analisi di bilancio su Casaleggio Associati identificando balzi in avanti di fatturato a seconda delle ondate di presenza istituzionale del Movimento movimento ha una visione miope, dato che il maggiore utile lo ha fatto prima della nascita del MoVimento 5 Stelle. Se poi si vuole identificare un momento di difficoltà tra il 2016 e 2017, beh si in effetti abbiamo sentito la grande mancanza di una persona speciale. Di base Casaleggio Associati è l’unica società di consulenza al mondo che ha contribuito a creare un movimento digitale che è andato al governo nel giro di 10 anni. Siamo riconosciuti per saper come utilizzare l’innovazione digitale per rivoluzionare le strutture organizzative e creare nuovi modelli di business e i nostri clienti ci contattano per questo. https://bit.ly/3GXn78y 

10- Se il giornalismo italiano non può pensare, chi pensa per loro?

Quando mi sono seduto con il giornalista di Report gli ho chiesto cosa ne pensasse del nuovo corso. Tra tutte le risposte che poteva darmi, anche evasive, mi ha dato quella che non mi sarei mai aspettato: [io giornalista] “non posso pensare”. Questo è forse il problema di alcuni giornalisti italiani che finiscono ad essere portatori di idee di altri non meglio precisati. https://bit.ly/3Q2Blch