Pacifismo guerrafondaio. Stipare armi nei convogli umanitari è contro la pace

Alimentare entrambe le parti di un conflitto durante una guerra non può essere la soluzione che porta pace (a dire il vero neanche dare armi ad una sola parte sapendo che comunque l’avversario ne ha comunque di più, portando semplicemente ad una escalation del conflitto). 

Da una parte l’Europa finanzia attraverso il pagamento del gas russo 1 miliardo di euro al giorno il fronte russo (tutti i giorni), dall’altra invia soldi (molti meno: l’Italia 110 milioni una tantum) e diverse armi al fronte ucraino. 

Da una parte si attivano le sanzioni togliendo il sistema SWIFT alle banche russe, dall’altra ci si premura del fatto che la Gazprombank possa continuare ad utiilizzare SWIFT per poter ricevere i pagamenti del gas europeo. 

Da una parte si dice che i bambini devono rimanere fuori della guerra. Dall’altra si fanno imbracciare fucili a bambine con il chupa chupa,rendendole bersagli della propaganda di guerra di entrambi i fronti. 

Da una parte si grida allo scandalo se convogli umanitari non riescono a passare per dare conforto alla popolazione. Dall’altra si utilizzano voli umanitari da Pisa per stiparli di armi da inviare al fronte, creando il legittimo sospetto nella propaganda avversaria che anche i ‘veri’ convogli umanitari siano fittizi. 

Se vogliamo togliere benzina a questa guerra smettiamo di inviare armi al fronte e di finanziarle ai russi comprando gas russo, almeno fino alla fine della guerra. Una relazione dei nostri servizi segreti al Parlamento ammette che è possibile da subito fare a meno del gas russo.

La guerra è sempre esecrabile, ma la soluzione del conflitto non può consistere nel sacrificare sull’altare della convenienza del momento i principi su cui si fonda il pacifismo:

1- niente armi a territori in guerra;
2- niente armi ai bambini;
3- niente armi nascoste tra gli aiuti umanitari. 

Chi si rende colpevole di violare questi tre principi alimenta le tragedie di questa guerra.