Dal mito al simbolo: gli alberi nella tradizione – parte 2

Pubblichiamo in due puntate l’interessantissimo intervento di Roberto Giacomelli sul potere degli alberi e sul ruolo che hanno avuto nella storia del genere umano e delle sue tradizioni religiose. Ecco il secondo breve video di presentazione, seguito dal testo della seconda parte dell’intera conferenza:


Gli alberi hanno una doppia natura, fisica e divina: rappresentano l’uno e rappresentano il molteplice. L’uno è l’assoluto, il divino, il Tao, la via.

Nell’albero il seme rappresenta l’uno, l’unità perché contiene l’Ātman: questa antica parola sanscrita deriva da Ātma, anima, soffio vitale.

Le religioni e le grandi spiritualità ci ricordano che c’è un Brahman, un fuoco centrale, il motore immobile di Aristotele, l’Amor Divino che muove il sole e le altre stelle di Dante, che è al centro del cosmo e dal Brahman si origina l’Ātman, quella piccola scintilla di divino che vive in tutti noi e vive anche in qualsiasi essere manifestato del cosmo, quindi anche degli alberi.

Il seme è l’uno e il molteplice, invece, è la sua generazione, le foglie, il tronco, le radici.
Nell’esoterismo si parla dell’albero della vita, arbor vitae, che ha una forte connotazione umana.

Infatti anche nel nostro corpo fisico, a livello anatomico quindi, abbiamo la figura dell’albero nel cervello rettile, la parte più antica, il tronco encefalico, che è la parte dell’encefalo preposta agli istinti. Se noi potessimo vedere una sezione di cervelletto, vedremmo che questa fetta di cervello ha una forma arborea, con le radici che sono i dendriti. Le radici infatti sono il simbolo dell’inconscio, da un punto di vista della psicologia analitica.

Il tronco rappresenta l’Io, la personalità. Quindi: la mente, la parte cognitiva, la parte razionale.
Ed invece la chioma protesa verso il cielo rappresenta il Sé della psicologia analitica junghiana, la parte divina che per i buddisti è il Sé superiore.
Gli alberi però in realtà sono anche una comunità organica: vivono in branco come lupi; hanno rapporti di vicinanza, di amicizia, di solidarietà tribale.
Gli alberi hanno emozioni e sentimenti come gli umani.

Gli alberi parlano tra loro con un linguaggio vibratorio simile al nostro.
Per gli sciamani, che sono i più antichi maghi dell’umanità, gli alberi sono grandi alleati dell’uomo. Gli sciamani consigliano agli umani di andare a meditare sugli alberi, staccandosi quindi dalle interferenze telluriche, da quelle energie che talvolta possono essere disturbanti, della crosta terrestre. Loro sostengono che l’albero fermi il dialogo interiore e permetta quindi la meditazione. Il dialogo interiore è quel continuo pensare caotico che contraddistingue la vita mentale.

Il grande sciamano Don Juan, il maestro di Carlos Castaneda (l’antropologo che ha pubblicato e diffuso nel mondo con milioni e milioni di copie per decenni interi la storia e le tecniche sciamaniche), ci ricorda che l’uomo comune si percepisce secondo il giudizio degli altri e questo porta al senso di inadeguatezza, alla paura, mentre il guerriero (e si riferisce al guerriero dello spirito) si prepara tutta la vita all’unico incontro che per lui ha un senso: l’incontro con l’ignoto.

Gli alberi accompagnano gli uomini nel viaggio della vita ma soprattutto nell’altro viaggio, quello più lungo, oltre la vita. Ci accompagnano nel nostro viaggio verso l’infinito.


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