Quanta energia consumano veramente le criptovalute?

Elon Musk con un tweet del 13 maggio ha affermato che Tesla non avrebbe più accettato Bitcoin per l’acquisto dei suoi veicoli. Il motivo sarebbe legato al forte utilizzo di carbone e altri combustibili fossili necessari per generare l’energia utilizzata per l’estrazione della criptovaluta. Il risultato del tweet è stato un crollo del 14% del valore di Bitcoin.

Il consumo energetico di criptovalute popolari come Bitcoin, Ehtereum, Dogecoin ha sollevato diversi dubbi negli ultimi tempi. Basti pensare che le mining farm usate per estrarre Bitcoin consumano più energia dell’intera Argentina. Ma vediamo quali sono i dati reali.

 

Innanzitutto, cos’è il mining di criptovalute?

Quando si effettuano transazioni con Bitcoin i computer di tutto il mondo che partecipano alla rete Blockchain di Bitcoin competono per risolvere un calcolo matematico generato automaticamente che crea un numero di 64 cifre (o hash) per quel Bitcoin. Questo hash finisce in un registro pubblico in modo che chiunque possa confermare che la transazione per quel determinato Bitcoin è effettivamente avvenuta. Il computer che per primo risolve questo problema matematico ottiene una ricompensa di 6,2 Bitcoin, equivalenti a circa 225.000 dollari stando ai prezzi attuali. Questo sistema è definito comunemente Proof of Work.

 

Cos’è un crypto mining rig? 

Si tratta di un computer spoglio con più processori grafici. I rig solitamente utilizzano processori grafici molto potenti per gestire i calcoli e richiedono alimentatori ad alto wattaggio. Con l’aumento delle attività di estrazione di criptovalute si sta arrivando a una carenza di processori grafici.

 

Perché l’attività di estrazione consuma così tanta energia?

Innanzitutto bisogna dire che i processori grafici sui rig di mining lavorano 24 ore al giorno e ciò comporta un consumo energetico molto più alto rispetto a quello della navigazione in Internet, per esempio. Un impianto con tre processori grafici può consumare 1000 watt o anche più quando è in funzione.

Le imprese che si occupano di estrazione di criptovalute possono avere centinaia o migliaia di impianti in un solo posto. In Kazakistan, per esempio, c’è un centro di estrazione attrezzato per gestire 50.000 impianti di estrazione.

Gli impianti, oltre a consumare energia, generano anche calore. Più impianti ci sono, più questi si surriscaldano. Per evitare conseguenze irreversibili vengono usati degli impianti di raffreddamento che, a loro volta, consumano ancora più elettricità.

 

Quanta energia richiede il mining?

Il Bitcoin Energy Consumption Index di Digiconomist stima che una transazione Bitcoin impiega 1.544 kWh per essere completata. Per fare una proporzione, questo corrisponderebbe a circa 53 giorni di energia per una famiglia media statunitense. Considerando che negli USA il costo medio per un kWh si aggira intorno ai 13 centesimi, significa che una transazione Bitcoin costerebbe più di 200 dollari.

Va detto, però, che l’energia rinnovabile sta attraendo sempre più “minatori” di criptovalute. In Cina, nella provincia del Sichuan, si registra il secondo maggior numero di minatori del Paese grazie all’abbondante utilizzo di energia idroelettrica a basso costo.

Lo stesso Elon Musk afferma di aver parlato con i minatori del Nord America i quali sono disposti ad utilizzare fonti di energia rinnovabile per le proprie attività, tanto da twittare il 13 giugno che Tesla accetterà nuovamente i Bitcoin per l’acquisto di auto elettriche qualora ci sarà un uso ragionevole di energia pulita.

 

Fonte: CNet, Here’s how much energy it really takes to mine Bitcoin and why people are concerned, 14 giugno 2021