Gianroberto Casaleggio: Galileo Galilei, o della misurabilità dell’azienda

Con questa rubrica ogni settimana vogliamo regalarvi un estratto degli scritti di Gianroberto Casaleggio. Per ricordare parte di quel pensiero, di quelle idee che lo hanno portato a fondare il MoVimento 5 Stelle e il Progetto Rousseau.

Di seguito “Galileo Galilei, o della misurabilità dell’azienda” tratto dal suo libro “Web ergo sum” pubblicato nel 2004.


Misura ciò che è misurabile, ciò che non è misurabile rendilo tale” è la celebre frase di Galileo Galilei, il genio pisano che introdusse la misurazione, attraverso la matematica, dei fenomeni fisici.  Galileo, con la sua rivoluzione intellettuale, ha portato l’umanità in una nuova dimensione in cui i termini “scoprire” o “sperimentare” significano, in realtà, misurare. Misurare equivale a determinare il rapporto tra una grandezza ed un’altra omogenea assunta come unità di misura. La conoscenza e la misura sono due concetti simili, “Quando si può misurare ciò di cui si sta parlando, allora lo si conosce completamente” disse WilIiam Thomson, più noto come Lord Kelvin, grande fisico irlandese della termodinamica e dell’elettromagnetismo. Per misurare sono stati creati i più svariati strumenti: l’orologio, il dinamometro, la bilancia, il termometro, il metro, il barometro, il metronomo e molti altri.

Il concetto di misura è adottato anche dalle aziende e, di norma, è di carattere economico: utile netto, margine operativo lordo, ricavi, indebitamento, cash flow, valore azionario. Sono misurati anche fattori non economici, ad esempio il ciclo di produzione dei beni, la qualità dei servizi, la relazione con i clienti ed altro ancora. Sembra quindi che Galileo ed il suo approccio scientifico siano parte della comune cultura aziendale. Per verificarlo proviamo a rispondere ad alcune domande. L’azienda è misurabile? Le variabili di misurazione sono definite? Lo scopo della misurazione è determinato a priori? Le misurazioni sono oggettive e pubbliche?

L’azienda è misurabile solo se è in Rete. Un’azienda è composta da un numero di processi primari e di sottoprocessi ed in Rete tutte le variabili legate ad un processo sono definibili e misurabili. Misurare I’azienda in Rete significa renderla trasparente attraverso un sistema oggettivo di valutazione che rende possibile, pubblico ed inevitabile il confronto sia all’interno che con il mondo esterno. La responsabilità individuale sui risultati e la crescita professionale in funzione degli obiettivi raggiunti sono le conseguenze.

L’abitudine alla misura è un fatto culturale, prima che organizzativo e tecnologico. Lo dimostra un’analisi economica “orientata” riportata dai giornali. Un’azienda italiana perde decine di milioni di euro nel primo trimestre; rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente la perdita gestionale è quasi raddoppiata, ma il titolo dell’articolo è “Ricavi in crescita!” Ricavi neppure specificati in assoluto, ma solo come crescita percentuale. Il lettore deve pensare positivo, c’è un titolo azionario in ballo. La misura va indotta, non riportata.

La misurazione delle aziende in Europa è stata affrontata da tempo con un approccio pragmatico. La Comunità Europea ha definito nel corso degli anni ’80 una metodologia di valutazione basata sulla misurazione, per tre anni consecutivi, di centinaia di fattori, che prende il nome dalI‘EFQM, European Foundation for Quality Management. La valutazione è legata al miglioramento comprovato dei fattori aziendali ed il punteggio ottenibile va da 0 a 1000. L’EFQM premia ogni anno le migliori società europee. Tra le passate vincitrici Volvo e TNT. La mancanza di cultura della misura aziendale in Italia è dimostrata dalle pochissime aziende affiliate all’EFQM contro le migliaia nel resto d’Europa.

La misurazione dei processi dell’azienda ha in fondo un solo scopo: prendere decisioni per migliorare ed attuarle nel più breve tempo possibile per essere in grado di competere. Misurare, per Galileo, e anche rendere misurabile quello che non lo è. La Rete lo rende possibile.