Idee ribelli: Autonomi Tutelati

Le idee ribelli sono le idee che possono rendere straordinario il nostro Paese e che si ribellano alla quieta disperazione del non cambiare nulla. Le idee ribelli si compongono di due parole dove ribelle è l’aggettivo come: Identità Digitale, Acqua Pubblica o Reddito Energetico.

Proponi la tua idea ribelle! Compito di chi si proporrà come custode di un’idea ribelle sarà quello di promuoverla, ma anche e soprattutto di creare la consapevolezza che il tempo per quella idea è oggi.

Oggi Maria Pallini, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati e facilitatore nazionale Lavoro e Famiglia del Team del Futuro, propone la sua idea ribelle “Autonomi Tutelati” raccontandola con il supporto di Simone Monastra, consulente del lavoro e esperto in welfare aziendale.


Maria Pallini: Ciao a tutti, oggi siamo qui per presentare quella che è la mia idea ribelle, un’idea incentrata sulle partite iva e sugli autonomi, quindi soprattutto sulla tutela delle partite iva che in questo periodo di pandemia hanno vissuto un momento di crisi molto duro per quanto riguarda le loro attività professionali. Ne parleremo oggi con il consulente del lavoro e esperto in welfare aziendale, il dottor Simone Monastra. Ciao Simone, grazie di aver accettato. Parlaci un po’ di quella che è e com’è stata la tua esperienza personale e come hai vissuto questo periodo di pandemia da professionista, e soprattutto qual è il problema oggi sulle partite iva riguardanti gli autonomi.

Simone Monastra: Ciao Maria, grazie per l’invito. Di sicuro stiamo affrontando un problema reale e anzi ti ringrazio per la domanda. Personalmente è stata affrontata un po’ come anche per altri colleghi con i quali ci siamo ritrovati a raccontare ognuno di noi le nostre esperienze in questo anno dall’inizio di questa pandemia. Devo dire che all’inizio è stato un po’ drammatico perché abbiamo dovuto rivedere, rivoluzionare i nostri studi in funzione appunto di quello che è successo. Devo dire che però nonostante un primo inizio del tutto un po’ particolare, oggi la gran parte dei miei colleghi diciamo lamenta positivamente una maggiore organizzazione del lavoro, nel senso che hanno sicuramente dovuto rivedere le proprie impostazioni con i clienti, con i propri dipendenti, tramite lo smart working, le conference call. Quindi il cliente ora lo incontri non più fisicamente ma anche tramite una videoconferenza. Seppur è vero che all’inizio era un qualcosa che veniva utilizzato, l’inizio della pandemia ha accentuato ancora di più l’utilizzo di questo strumento, che ad oggi, devo dire la verità, nell’interazione tra studio professionale e cliente ottimizza tantissimo i tempi: il cliente è soddisfatto per i tempi di risposta perché sono immediati e, cosa più importante, anche la tempistica, perché un cliente che si deve spostare deve venire in studio, deve venire a relazionarti su un problema. Ecco diciamo che nel dramma generale abbiamo trovato una sintesi ottima, che potrebbe venire utilizzata anche in futuro quando tutto questo ci auguriamo finirà.

Maria Pallini: Grazie Simone. Ora abbiamo parlato di quello che riguarda il presente, quindi il nostro oggi, ma in base alla mia idea ribelle il futuro del lavoro prevede sicuramente due cose fondamentali: molte incertezze e una vera e propria discontinuità lavorativa, soprattutto nei confronti dei lavoratori autonomi, anzi crescono sempre di più queste figure di professionisti. Alla luce di questo probabile diciamo cambio di paradigma, che tipo di welfare sarà necessario costruire? Quindi è possibile adottare in futuro cassa integrazione e ammortizzatori sociali? E soprattutto che tipo di welfare noi abbiamo intenzione di costruire per il futuro?

Simone Monastra: Sì, ti ringrazio intanto per la domanda, anche perché questa è una domanda del tutto attuale. Cominciamo con una premessa. Devo dire che la legge di bilancio 2021, quindi il decreto legislativo 178 del 30 dicembre 2020, ha introdotto una interessante misura, anche se in via sperimentale del triennio 2021-2023, del cosiddetto Iscro. L’Iscro cos’è? L’iscro non è altro che un’indennità straordinaria che viene riconosciuta a tutti quei lavoratori autonomi che sono iscritti alla gestione separata Inps e quindi non appartengono ad un albo professionale e che abbiano avuto un calo del fatturato, quindi sono in una situazione di crisi aziendale. Quindi devo dire la verità, che da questo punto di vista finalmente un qualcosa si sta smuovendo, anche se tanto c’è da fare. Mi spiego meglio: l’Iscro sicuramente è un’ottima idea, però ad oggi riguarda soltanto tutti quei professionisti che sono iscritti alla gestione separata, mentre oggi chi esercita la libera professione ed è appartenente ad un albo ordinistico, come avvocati, consulenti del lavoro, commercialisti, ingegneri, architetti, ad oggi purtroppo non hanno la copertura di questi Iscro. Anche perché ricordiamoci che la pandemia ha colpito tutti i settori di lavoro autonomo, non abbiamo un autonomo diverso dall’altro. Purtroppo questa è una pandemia che ha preso tutti i settori in maniera indistinta. Quindi seppur è un inizio, speriamo che successivamente questo stesso ammortizzatore sociale possa estendersi anche a tutela di altre partite iva e di altri lavoratori autonomi iscritti soprattutto all’albo professionale. Anche perché dobbiamo ricordarci una cosa: un articolo del Sole24Ore del 28 dicembre 2020 recitava testualmente “In Italia sparite 300mila imprese e 200mila di autonomi”. Purtroppo questo fa sì che ad oggi ci siano sempre meno partite iva che vengono aperte causa pandemia, anche se poi parleremo successivamente di uno sviluppo diverso sicuramente del mercato del lavoro, e anche a molti autonomi che hanno deciso, soprattutto i piccoli studi, di chiudere battente. Quindi ecco che in questa fase diventa importante, oltre ai contributi a fondo perduto per cui già il governo si sta muovendo, anche una sorta di tutela sotto forma di cassa integrazione anche per quelle categorie di professioni ordinistiche.

In tema di welfare aziendale sicuramente, ti ringrazio anche per questa domanda perché è stato oggetto di dibattito ormai da molti anni, noi abbiamo fatto diversi convegni perché ormai siamo nel 2021. È necessario che venga attenuata sempre di più la distanza delle tutele tra il lavoratore subordinato e lavoratore autonomo. Oggi queste distanze sono enormi per cui una lavoratrice donna, immagino anche molte mie colleghe che spesso e volentieri lamentano determinate situazioni legate sia alla maternità sia alla malattia, oggi un lavoratore autonomo è coperto ben poco da queste tutele. Quindi sicuramente un’idea ribelle potrebbe essere legata al fatto che oltre a una tutela legata alla cassa integrazione, legata quindi al fatturato del professionista, sicuramente anche una maggiore tutela in ambito di assistenza sanitaria. Ricordiamoci che oggi se un lavoratore autonomo non va al lavoro, causa febbre o causa una situazione che non gli permette di poter andare sul luogo di lavoro, se non lavora non produce. Questo è un problema, per cui molti lavoratori autonomi si ritrovano oggi ad essere spiazzati, ad essere senza tutele tipiche invece di un rapporto di lavoro dipendente. Quindi sicuramente quando parliamo di welfare legato alle partite iva, ai lavoratori autonomi, dobbiamo pensarlo in una forma assimilata sempre di più a quello da lavoratore dipendente. Quindi ad oggi diciamo la cassa integrazione è già un qualcosa che è stato fatto, e di questo va dato atto, però dobbiamo migliorare sotto questo punto di vista. Per quanto riguarda il welfare aziendale ripeto oltre alla malattia vi sono anche altre tutele che si potrebbero estendere. Faccio un esempio legato alla contribuzione previdenziale. Molti lavoratori autonomi che appartengono a delle professioni ordinistiche sono costretti a pagare nolenti o volenti o dei contributi soggettivi o oggettivi delle varie casse di previdenza, quindi forense, Enpacl e così via, che sono dispendiose per dei giovani professionisti, quindi anche lì avere delle tutele per il giovane professionista, ripeto non iscritto alla gestione separata, che decide di immettersi nel mercato del lavoro come libera professione, vedere anche un diverso approccio in termini di contributi previdenziali che ha un costo non indifferente.

Maria Pallini: Quanta realtà Simone. Infatti io anche da avvocato ho avuto gli stessi problemi che tu in questo momento hai citato. Ma secondo te quali sono in Italia, perché io me lo domando spesso, cioè quali sono i problemi nell’attuare questa nostra idea ribelle? Cioè l’introduzione di una reale cassa integrazione, della maternità, cioè di tutte quante quelle tutele che riguardano tutti gli autonomi che vivono ogni giorno con una miseria di partita iva, perché diciamolo alla fine è poco quello che guadagna un libero professionista quindi un autonomo con una propria partita iva sia a regime dei minimi sia nel regime ordinario.

Simone Monastra: Intanto devo dire che, grazie anche al vostro intervento, dal 2018 a molti liberi professionisti con l’attuazione del regime forfettario è stato permesso di ridurre la tassazione del proprio del proprio reddito, e di questo senza alcun dubbio ve ne va dato merito perché comunque ha permesso a tanti giovani ragazzi e ragazze di potersi immettere nel mondo del lavoro con un’aliquota ridotta dal punto di tassazione Irpef, e questo è un dato di partenza. Uno dei problemi che si riscontra maggiormente è dovuto principalmente, almeno secondo la mia esperienza, a un problema di mancato collegamento tra gli enti. Faccio un esempio: oggi la cassa forense non dialoga con la cassa dei commercialisti, la cassa dei commercialisti non dialoga con la casa degli architetti e così via. Quindi purtroppo non è stato mai fatto un fronte comune per addivenire ad una unica soluzione è proporre un’unica tutela. Quindi uno dei problemi più grossi è anche l’istituzione di questi istituti che seppur garantiti per legge comunque rimangono sempre degli istituti di natura privatistica. Quindi uno dei problemi di fondo è sicuramente una mancata interlocuzione alla base tra questi enti e soprattutto anche nel proporre agli organi di governo un’unica voce comune che possa tutelare tutti i lavoratori autonomi. Anche perché le esigenze di un avvocato sono uguali alle esigenze di un commercialista, quelle di un commercialista sono identiche a quelle di un architetto e così via. Quindi oggi secondo me dall’interno posso dire che uno dei problemi che riscontro è proprio questa non collaborazione e non partecipazione tra gli enti. Quindi non bisogna mai parlare singolarmente come singolo ente, ma essere un’unica voce, cosa che ad oggi purtroppo sia per interessi sia per altre situazioni è un po’ mancata, quindi ognuno fa la propria voce indipendentemente dall’istanza che porta avanti e questo è oggi uno dei più grossi problemi.

Maria Pallini: Secondo te a cosa porterebbe realmente questa idea ribelle, questa nostra idea di futuro del mondo degli autonomi e delle partite iva?

Simone Monastra: Guarda porterebbe tanta serenità sicuramente. Ricordiamoci che come lavoratori autonomi quasi tutti non hanno mai un orario di lavoro. È vero, si è flessibili ma il termine flessibile è un termine inflazionato. Se andiamo a quantificare penso che un lavoratore autonomo lavori molto di più di un lavoratore dipendente ma con meno tutele. Quindi sicuramente questa idea ribelle porterebbe tanta serenità alla categoria degli autonomi come approccio anche alla propria professione qualunque essa sia e questo darebbe la possibilità anche di vivere, di guardare il futuro con meno preoccupazione.

Maria Pallini: Quindi Simone possiamo concludere questo nostro piccolo incontro sulla nostra idea ribelle facendo un punto della situazione e quindi affermando che in realtà ci sono seri problemi per quanto riguarda gli autonomi che sono purtroppo in parte abbandonati a se stessi, a quelli che sono i problemi delle partite iva, a differenza invece dei dipendenti, del lavoro dipendente che è tutelato a 360 gradi. È un lavoro da svolgere in questo momento è quello di apportare maggiori tutele, come tu in precedenza mi hai detto, a tutti gli autonomi quindi integrando quella che è la cassa integrazione, e soprattutto l’Iscro, e inoltre cercare di tutelare maggiormente quelle che sono la malattia, la maternità, quindi anche la parte del lavoro femminile improntato al lavoro con le partite iva. Io sono sicura che questa idea ribelle andrà avanti e si avvererà prima o poi un lavoro incentrato soprattutto sui lavoratori autonomi. Grazie Simone e grazie a tutti per aver partecipato.


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