Più risorse per gli asili nido, tema cruciale per il futuro

Quello degli asili nido è un tema cruciale per il futuro del nostro Paese, su cui abbiamo lavorato molto in questi anni.

In alcuni recenti interventi, apparsi sulla stampa, mancano dei passaggi rilevanti che hanno cambiato il quadro generale. Certo rimane ancora molto da fare, ed interverremo grazie anche ai fondi del PNRR, ma sono stati fatti passi in avanti importanti e sostanziali.

Il primo di questi riguarda il cambio della metodologia, approvato dalla Commissione per i Fabbisogni Standard guidata dal professor Arachi che, nella seduta del 24 luglio 2019, ha messo fine alla vergogna degli “asili zero”.

Le due novità principali ineriscono, infatti, il riconoscimento del fabbisogno per assicurare una percentuale minima di copertura della popolazione fra zero e due anni, e la riduzione del livello massimo di copertura riconosciuto per il calcolo del fabbisogno. Per la definizione del livello minimo i Comuni sono stati suddivisi in 5 fasce, in base alla popolazione. Questo cambio radicale di passo è stato introdotto con Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 5 marzo 2020.

Il secondo riguarda la creazione di un Fondo per gli asili nido, con una dotazione di 100 milioni dal 2020 fino al 2023 e di 200 milioni dal 2024 al 2034. Le risorse per la creazione e la ristrutturazione di nuovi asili è stato stabilito con i commi 59 e seguenti dell’articolo 1 della Legge 160/2019 (Legge di Bilancio 2020). I criteri previsti hanno inteso privilegiare i Comuni con un alto indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale, per come definito dall’ISTAT, e le periferie urbane.

Il terzo passo riguarda l’incremento delle risorse nel Fondo di solidarietà comunale, con il comma 792 dell’articolo 1 della Legge 178/2020 (Legge di Bilancio 2021), con uno stanziamento iniziale che parte da 100 milioni per arrivare gradualmente ai 300 milioni previsti a decorrere dal 2026.

Queste sono azioni concrete, che hanno cambiato la politica degli asili nido. E che non ci fanno trovare impreparati rispetto ai temi del “Next Generation EU”.


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