Idee ribelli: Valute Digitali

Le idee ribelli sono le idee che possono rendere straordinario il nostro Paese e che si ribellano alla quieta disperazione del non cambiare nulla. Le idee ribelli si compongono di due parole dove ribelle è l’aggettivo come: Identità Digitale, Acqua Pubblica o Reddito Energetico.

Proponi la tua idea ribelle! Compito di chi si proporrà come custode di un’idea ribelle sarà quello di promuoverla, ma anche e soprattutto di creare la consapevolezza che il tempo per quella idea è oggi.

Oggi Davide Zanichelli, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati e componente della Commissione Finanze, propone la sua idea ribelle “Valute Digitali” raccontandola con il supporto del professor Filippo Zatti, docente di diritto dell’economia presso l’Università di Firenze, coordinatore scientifico dell’unità di ricerca BABEL – Blockchains and Artificial Intelligence for Business, Economics and Law istituita presso il Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa della stessa Università e membro dell’Academic Advisory Board di INATBA – International Association for Trusted Blockchain Applications.


Davide Zanichelli: Buongiorno a tutti, sono Davide Zanichelli membro della Camera dei Deputati appartenente alla Commissione Finanze e l’idea ribelle di cui ci occupiamo oggi sono le criptovalute e la blockchain di cui si parla tanto in questi mesi, in queste settimane. Lo facciamo con il professor Zatti, professore di diritto dell’economia dell’Università di Firenze, che coordina anche un’unità di ricerca specifica del Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa e chi si occupa di blockchain e intelligenza artificiale, appunto per il diritto, l’impresa e l’economia. Si chiama Babel questa unità di ricerca. In più è anche academic advisory di INATBA, International Association for Trusted Blockchain Applications. Professor Zatti grazie per essere qui con noi. Che cosa sono e perché sono nate le criptovalute, le valute digitali e grazie anche alla blockchain?

Filippo Zatti: Innanzitutto buongiorno a tutti, cercheremo di farvi comprendere cos’è questa idea ribelle delle criptovalute. La sua domanda onorevole è piuttosto complessa. Possiamo dire che cripto sono il prodotto della tecnologia basata sui registri distribuiti. Sono diventate famose soprattutto grazie alla prima blockchain che è quella di Bitcoin che come sapete originò il primo blocco il 3 gennaio 2009 e credo che l’informazione che fu inserita in quel blocco ci dice molto della ragione per cui è nata la blockchain e sono nate le criptovalute. Infatti in quel blocco il lo pseudonimo Satoshi Nakamoto – voi sapete che non conosciamo chi ha dato vita a questa prima blockchain, è ignoto l’autore e il creatore di questa blockchain – nel blocco origine c’è riportato un titolo del Times del 3 gennaio 2009 in cui si dice che il cancelliere britannico sta valutando un secondo programma di salvataggio bancario. Quindi immaginate che il riferimento è alla crisi globale finanziaria del 2008-2009 e alla necessità di trovare una soluzione alternativa alla finanza basata sugli intermediari.

Davide Zanichelli: ecco sono passati circa una decina d’anni, poco più, da quando questa innovazione è diciamo entrata in gioco. Che ruolo stanno giocando nell’economia internazionale queste valute virtuali?

Filippo Zatti: Voi sapete che ci sono tantissime valute virtuali. In realtà le ragioni sarebbero complesse da spiegare in questa pillola. Sappiate che non tutte le blockchain nascono per essere un sistema di pagamento come nel caso di Bitcoin. Parlando del Bitcoin possiamo dire, secondo i dati che abbiamo recentemente grazie ad una banca tedesca, la Deutsche Bank, che oggi il Bitcoin – lo dico in senso giuridico – è la terza moneta al mondo per capitalizzazione, quindi il valore in circolazione di questa chiamiamola moneta – in realtà non lo è, come voi sapete, una moneta nel senso giuridico del termine, non è una moneta fiat, cioè una moneta avente corso legale – ed è la terza moneta dopo il dollaro americano e l’euro. Però se passiamo dalla capitalizzazione di mercato, diciamo così, considerando il Bitcoin più un asset che una moneta, alle transazioni giornaliere in cui viene usato il Bitcoin vediamo che la percentuale rispetto all’uso di dollaro ed euro è estremamente bassa: abbiamo un più o meno lo 0,02 per cento dell’euro e lo 0,009 per cento delle transazioni in dollari, quindi possiamo dire che il Bitcoin è paragonabile alle valute più piccole, in particolare la liquidità di Bitcoin è molto più vicina al baht thailandese.

Davide Zanichelli: Interessante. Ci sono anche diverse altre cose che si possono fare con la blockchain. Ci sono altre applicazioni. Lei ne ha citata una, che è appunto quella diciamo della valuta, dello scambio di valore. Si parla adesso anche di altre possibili applicazioni. Possono nascere anche altri usi, altre funzioni legate a questa tecnologia? Quali possono essere appunto le frontiere?

Filippo Zatti: Le frontiere sono tantissime. Se si guarda ai progetti che sono stati avviati negli ultimi cinque anni vediamo che più o meno abbiamo a che fare con non soltanto la finanza, che è il settore più rappresentativo: il 58% delle iniziative riguardanti l’applicazione della tecnologia blockchain al mondo riguarda la finanza, però abbiamo l’11% di applicazioni nel settore agroalimentare, il 7% delle utility, il 6% per quanto riguarda la pubblica amministrazione. Diciamo che le caratteristiche della blockchain si sposano benissimo con tutte quelle situazioni in cui c’è bisogno di dare, diciamo così, certezza dal punto di vista sia della immissione del dato sia della, come dire, trasportabilità del dato stesso. Magari il problema per la blockchain, questa è una difficoltà che non è al momento risolta, è come si immette il dato. Cioè, voi capite che la veridicità del dato diventa rilevante e dipende da chi lo inserisce. L’utilizzo, le applicazioni che si possono fare della blockchain partono proprio da questo aspetto specifico, quindi possiamo avere situazioni come quelle che abbiamo visto nel decreto semplificazioni e che si occupano dell’identità digitale, situazioni che hanno a che fare con il time stamping, la notarizzazione dei documenti, ma queste sono a mio avviso le applicazioni meno emblematiche di quello che può e che sono la ragione per la quale è nata la blockchain. Quindi a mio avviso le frontiere qui sono ancora molto ampie da visitare, diciamo da percorrere. Quello che è il problema fondamentale, ci potremmo chiedere: perché dopo oltre dieci anni parliamo ancora molto di Bitcoin e molto meno delle applicazioni altre della tecnologia blockchain? Credo che questa sia una domanda importante da porci.

Davide Zanichelli: Sì, quindi diciamo che la componente monetarie, finanziaria con cui questa innovazione, questa idea è nata la fa ancora da padrone, anche perché probabilmente è la parte diciamo più significativa di questa innovazione. Vediamo che a questo punto cresce costantemente l’adozione, se ne parla, si adotta e si utilizza. Cosa dovrebbe fare, questa forse è la domanda più impegnativa, cosa dovrebbe fare il nostro Paese, la nostra società? Quale atteggiamento dovremmo tenere? Qual è l’atteggiamento più corretto, lungimirante rispetto a questa innovazione, a questo nuovo cambio di paradigma?

Filippo Zatti: La domanda è più impegnativa non tanto per colui che è intervistato oggi, ma per la nostra società e per le istituzioni. Intendo dire che forse l’unico motivo per cui la blockchain, a parte Bitcoin, non ha avuto ancora un’ampia diffusione probabilmente è l’incertezza normativa che porta con sé: cioè oggi noi parliamo di cripto valute con disinvoltura perché ci fermiamo, come è logico attendersi, a quella che è la funzione economica che hanno queste valute, ma non ci chiediamo che cosa possono essere dal punto di vista giuridico. Non si tratta di una questione meramente formale, definitoria. Si tratta di una questione che poi è utile a applicare le norme. D’altronde viviamo in un ordinamento e quindi ci sono tutta una serie di ricadute che riguardano per esempio, non lo so, un utilizzo illecito di queste valute, oppure semplicemente quello che è già avvenuto, pensate proprio a una vicenda fiorentina, il fallimento di un exchange, Bitgrail, ne sta seguendo un processo con tutte le problematiche per quei risparmiatori, investitori o comunque persone che avevano all’interno di quelle exchange i loro Bitcoin o che li hanno perduti. Quindi si tratta di capire effettivamente che cosa è da un punto di vista giuridico, come è inquadrabile da un punto di vista civilistico un cripto asset, come vengono chiamati più generalmente questi beni digitali che nascono sulle blockchain che possono essere criptovalute ma possono essere anche security, cioè azioni o possono essere anche utility token quindi avere tutt’altra utilità.

Detto questo io direi che se dal punto di vista finanziario l’iniziativa dello scorso autunno della Commissione europea, la proposta di regolamento marketing cripto asset, potrà chiarire molti di questi aspetti dell’uso finanziario dei cripto asset, rimangono tutta una serie di situazioni che devono essere a mio avviso meglio sondate dal legislatore. Per far questo non occorre soltanto l’intervento da parte del legislatore stesso, ma occorre che vi sia un movimento a livello di società civile che aiuti a far, come dire, sentire l’importanza che può avere questa tecnologia nella società.

Quindi sono due gli aspetti a mio avviso molto interessanti e su cui occorrerebbe che si puntassero i riflettori. Il primo riguarda sicuramente la ricerca: abbiamo bisogno che ci sia una conoscenza di questa tecnologia che vada ben oltre quelli che sono gli appuntamenti da parte di piccole realtà come quelle che nel nostro Paese utilizzano la tecnologia, micro imprese, startup e PMI, e quindi avere una massa critica dal punto di vista della ricerca e della ricerca applicata da parte, diciamo così, del, se volete, personalmente penso dello Stato ma insomma credo comunque in un centro di ricerca di natura pubblica, altrimenti si possono valutare opzioni diverse evidentemente. Il secondo punto, e qui concludo, lo noto appunto vivendo la nostra esperienza di INATBA, la nostra frammentazione associativa, ci sono tantissime associazioni che operano in questo settore che a vario titolo rappresentano vari interessi, credo che una loro federazione, confederazione o meglio, ma credo difficile da realizzare, unificazione potrebbe far avere all’Italia un unico interlocutore con il quale poi promuovere all’estero queste iniziative interne.

Davide Zanichelli: Grazie professore perché è stata estremamente interessante questa panoramica su una tecnologia che cambia diciamo appunto il paradigma a cui fino ad ora siamo stati abituati. In passato c’era la centralizzazione da parte di enti, istituti, governance in generale e adesso con una forza dirompente si passa alla decentralizzazione – un po’ come la filosofia anche di internet, dell’informazione orizzontale e che si scambia liberamente anche in modo incensurabile – ed è una sfida, una sfida sicuramente per i governi per i parlamenti ma anche per le persone, quindi sicuramente una cosa estremamente interessante e una cosa che probabilmente anche in futuro cambierà un po’ la nostra società e come si scambia il valore, e forse non solo. Grazie ancora professor Zatti, grazie a tutti.


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