Idee ribelli: Rimaterializzazione Culturale

Le idee ribelli sono le idee che possono rendere straordinario il nostro Paese e che si ribellano alla quieta disperazione del non cambiare nulla. Le idee ribelli si compongono di due parole dove ribelle è l’aggettivo come: Identità Digitale, Acqua Pubblica o Reddito Energetico.

Proponi la tua idea ribelle! Compito di chi si proporrà come custode di un’idea ribelle sarà quello di promuoverla, ma anche e soprattutto di creare la consapevolezza che il tempo per quella idea è oggi.

Oggi Alberto Airola, portavoce del MoVimento 5 Stelle al Senato, propone la sua idea ribelle “Rimaterializzazione Culturale” raccontandola con il supporto di Giuseppe Mastruzzo, direttore dell’International University College of Turin e direttore dell’International Journal of Public Law and Policy.


Alberto Airola: Sono qua con Giuseppe Mastruzzo per porgli delle domande sulla mia idea ribelle. Noi viviamo in un mondo estremamente digitalizzato. Internet è stata una grandissima scoperta, internet ha riempito le nostre vite anche dando l’accesso alla cultura per esempio a miliardi di persone, ma ha di fatto smaterializzato moltissimo alcune esperienze che io ritengo invece importanti proprio per la costruzione del pensiero dell’essere umano. Tu che cosa ne pensi rispetto alla dematerializzazione della cultura?

Giuseppe Mastruzzo: Ma io penso che la tua sia un’idea stupenda e persino urgente. Tu vuoi rimaterializzare la cultura e, se vuoi, riproporre la materialità dell’esperienza umana. Penso che queste occasioni debbano essere riproposte a ragazzi che ormai vedono le opere d’arte soltanto online, ragazzi che ormai non toccano più la pagina del libro e, di nuovo, la leggono su uno schermo, anche a chi ormai ascolta un brano musicale sempre solo in traccia senza viverne invece la fisicità della prima volta. Io sono per riproporre le jam session, l’unicità di un pezzo di cui non si terrà neanche memoria se vuoi, o forse sì, l’afflato di musicisti che per la prima volta suonano assieme una cosa di cui non sanno quale sarà il compimento.

Alberto Airola: A proposito della musica, io noto la differenza – io ho suonato, come molti altri, uno strumento – tra il comporre musica elettronica, che fra l’altro mi piace moltissimo, e l’esperienza, ma anche lo stato diciamo di coscienza, il pensiero, come influisce il fatto di suonare magari uno strumento a fiato – io suono il sassofono – e usare le mani sul pensiero e sull’evoluzione anche delle sinapsi, quindi i collegamenti del cervello.

Giuseppe Mastruzzo: Tu hai mai fatto caso che quando parliamo di musica spesso usiamo il linguaggio dell’amore? E penso che questo sia dovuto appunto alla essenziale fisicità della musica che mette in gioco tanti sensi, non soltanto quello dell’udito, quello del tatto quando suoni, quando pizzichi la corda di una chitarra, quando tocchi in modo diverso lo stesso tasto di un pianoforte, piano più forte, e così è anche negli scambi umani come ce li ricordavamo prima del digitale e che forse dobbiamo recuperare per amplificare poi in meglio l’esperienza del digitale. Quello che tu vuoi, quello che tu intendi con rimaterializzazione non concerne solo lo spazio, concerne anche il tempo, l’unicità del tempo, l’unicità di ritrovarsi contemporaneamente assieme in un luogo.

Alberto Airola: Questo infatti è per chi ha assistito ad un concerto, magari in un luogo storico, un’esperienza sicuramente energetica, anche direi unica che proviene dal palco, dagli esecutori, dal cantante, o un’esperienza teatrale o un’esperienza comunque dove esiste un hic et nunc. Queste sono esperienze che secondo me, come dici tu, fisicamente ci restano dentro in qualche modo, diventano patrimonio del nostro pensiero, molto più di ricordi che invece in questo cloud possono perdersi, entropicamente disperdersi, le fotografie della nostra vita oppure appunto un libro, l’importanza di toccare un oggetto culturale e magari collezionarlo. Mi pare che questo sia un rischio reale.

Giuseppe Mastruzzo: Io penso che la tua esigenza di rimaterializzazione della cultura, della realtà, sia anzitutto un’esigenza di comunità. Vedi che mi porti questi esempi di ritrovarsi qui ed ora, hic e nunc tutti assieme. Vedi che parli sempre di un’esperienza condivisa e la materialità la vedi in questo senso. Penso che questo sia alla base di un tuo progetto che va oltre il politico e che diventi antropolitico: tu vuoi recuperare gli spazi che vale la pena di vivere e le occasioni che vale la pena di vivere.

Alberto Airola: Queste dei luoghi culturali, dello stare insieme è molto importante. Io penso sia ai luoghi storici, musei, cioè l’esperienza di vedere un quadro dal vivo, ma penso anche, che so, a quello che erano le librerie in cui avevi un contatto con il proprietario che conosceva i tuoi gusti, ti consigliava. Noi siamo indicizzati oggi, profilati, ma non è detto che questo contribuisca ai nostri gusti o ci faccia scoprire cose nuove. Adesso ritornano di moda i dischi, andare in un negozio di dischi e confrontarsi con un altro collezionista, con un estimatore, magari c’è un dj, diventano anche eventi e diventano vita vissuta. Che poi può anche essere una vita vissuta su internet ma che ha una sostanziale differenza, magari ti fai anche degli amici reali nuovi.

Giuseppe Mastruzzo: Sono convinto Alberto che questa vita vissuta di cui tu parli, questi momenti di comunità di cui tu parli, non siano soltanto un piccolo mondo antico, ma sia l’unico futuro possibile che ci possiamo disegnare per una vita che valga la pena di essere vissuta, per una vita non nuda e in sé, ma una vita fatta di momenti unici che possiamo ricordarci, che hanno segnato la nostra esistenza e l’hanno fatta diventare significativa.

Alberto Airola: Grazie Giuseppe della tua sensibilità, delle tue risposte. Io chiuderei dicendo che ci serve per mantenere la nostra identità questo insieme di esperienze materiali, fisiche, quindi fatte di luoghi, fatte di ricordi che possiamo conservare anche al di fuori di noi stessi, scrivendo, fotografando, ricordando appunto delle esperienze fisiche che sono poi anche sensibili, sensoriali e quindi non so risentire il profumo di una persona o di una cosa ci può veramente dare delle emozioni e dei ricordi fortissimi e che sia impossibile fermare, sarebbe assurdo, questo percorso che l’umanità sta facendo verso la smaterializzazione, verso il cloud, le esperienze digitali, ma che debba essere ibridato tutto ciò con l’esperienza fisica. Solo così penso avremo un’identità che conserva molte culture da cui arriviamo e che ci può aiutare in una transizione, qualunque essa sia, evolutiva di tutta l’umanità.


Se vuoi sapere di più su Alberto Airola guarda il suo profilo su Rousseau