Idee ribelli: Cittadini Partecipativi

Le idee ribelli sono le idee che possono rendere straordinario il nostro Paese e che si ribellano alla quieta disperazione del non cambiare nulla. Le idee ribelli si compongono di due parole dove ribelle è l’aggettivo come: Identità Digitale, Acqua Pubblica o Reddito Energetico.

Proponi la tua idea ribelle! Compito di chi si proporrà come custode di un’idea ribelle sarà quello di promuoverla, ma anche e soprattutto di creare la consapevolezza che il tempo per quella idea è oggi.

Oggi Marco Piazza, portavoce del MoVimento 5 Stelle al Comune di Bologna e referente della funzione Sharing di Rousseau, propone la sua idea ribelle “Cittadini Partecipativi” raccontandola con il supporto di Giovanni Ginocchini, direttore della Fondazione Innovazione Urbana.


Marco Piazza: oggi voglio proporvi qualcosa di veramente nuovo, innovare la democrazia: diamo sempre più potere e sempre più parola ai cittadini. Si può fare? Sì, si può fare assolutamente, già ci sono tanti esempi nel mondo. A Bologna abbiamo sperimentato il bilancio partecipativo, che ha già una prima forma di coinvolgimento diretto dei cittadini, in questo caso riguarda i lavori pubblici. Oggi abbiamo con noi Giovanni Ginocchini, architetto direttore della Fondazione Innovazione Urbana, che a Bologna ha seguito tutto il processo del bilancio partecipativo, ma soprattutto si occupa proprio di innovare: innovare i percorsi di partecipazione, fornire informazioni ai cittadini e co-progettare con i cittadini nuove soluzioni. Giovanni, raccontaci com’è andata l’esperienza di Bologna col bilancio partecipativo?

Giovanni Ginocchini: grazie per questo invito a idee ribelli. Il bilancio partecipativo a Bologna nasce nel 2017, dopo un periodo in cui un regolamento viene votato dal Consiglio Comunale nel mandato precedente. Parte con un budget di un milione di euro che viene suddiviso fra i sei quartieri. In ogni quartiere è individuata una zona, vengono chiamate cittadine e cittadini a discutere sulle priorità di questa zona, vengono individuati una serie di progetti selezionati anche grazie a tecnici del comune che aiutano a verificarne la fattibilità e poi si arriva al momento importante della votazione in cui i cittadini proponenti presentano ai loro vicini di casa, gli abitanti di quella zona, di quel quartiere, le loro idee e le pongono al voto. Il voto avviene in maniera digitale sulla piattaforma del Comune di Bologna e con nostra grande sorpresa la prima edizione votano oltre 14mila persone, persone che quindi si impegnano per scegliere la priorità della propria zona, del proprio quartiere. Questo percorso si ripete anche nel 2018 con lo stesso budget, un milione di euro, altri sei progetti vengono scelti.

Dal 2019 al 2020 abbiamo una innovazione, il budget addirittura si raddoppia, sono 2 milioni di euro: un milione di euro viene dedicato a progetti di riqualificazione e di rigenerazione di spazi pubblici della città, come nelle nei primi due anni, mentre invece un altro milione viene dedicato alla scelta di priorità tematiche nei diversi quartieri. Il numero di persone che vota cresce, soprattutto votano persone di tutte le età, c’è un forte lavoro che facciamo sul territorio non solo per stimolare la presentazione dei progetti ma anche per accompagnarne la comunicazione, e poi molto importante anche il lavoro di assistenza nella fase di voto, che appunto è un voto che avviene solamente attraverso la piattaforma ma che attraverso un sistema di supporto sia di persona che telefonico viene ampliato anche alle persone che sono meno diciamo abituate a usare gli strumenti digitali.

Marco Piazza: perfetto, quindi un’esperienza di successo che cresce, che attira sempre più persone che partecipano sempre di più, propongono sempre più idee. Ma qual è stato l’impatto che si è visto sulla cittadinanza dall’applicazione del bilancio partecipativo? Cioè, al di là dei numeri che sono in crescita, che già sono un dato, i cittadini poi partecipando a questo processo che cosa dimostrano? Tirano fuori idee, si sento più coinvolti, qual è l’impatto su chi partecipa?

Giovanni Ginocchini: ma intanto un numero di idee sempre crescenti. Il primo anno abbiamo raccolto circa 80 idee progettuali, nell’ultimo anno siamo oltre le 400. Sono idee che vengono appunto raccolte attraverso incontri ma anche attraverso la piattaforma digitale. È la creatività delle comunità che abitano il territorio che si esprime attraverso questo canale nuovo. Naturalmente ci sono anche persone che semplicemente si interessano nel momento della scelta del voto, è una partecipazione più leggera ma ugualmente importante. In generale c’è un una mobilitazione per il bene comune, per i propri luoghi della quotidianità, che si diffonde in tutta la città e questo credo che sia un patrimonio molto importante che questo progetto ci sta portando.

Marco Piazza: io Giovanni penso che noi oggi viviamo la democrazia come essenzialmente una delega, fino adesso abbiamo vissuto questo: il cittadino vota delega qualcun altro di gestire la cosa pubblica. Il bilancio partecipativo che ci hai descritto invece è un esempio in cui il cittadino prende in mano del denaro pubblico delle risorse che solitamente delega ad altri di gestire e propone delle idee che poi vengono realizzate. Quindi, da come mi dicevi, questo genera anche consapevolezza, genera entusiasmo, genera partecipazione, attiva reti sociali, crea entusiasmo, quindi grandissimi riflessi positivi sulle persone. Allora a questo punto, se la fame vien mangiando, diciamo che vorremmo fare di più del bilancio partecipativo. Il bilancio partecipativo, da come appunto lo conosciamo, è un processo che è vero fa partecipare le persone ma essenzialmente limitato ai lavori pubblici, cioè propongo uno dei progetti, degli interventi concreti sul territorio. Esistono Giovanni possibilità per ampliare questo discorso e dare ai cittadini partecipazione più ampia? Raccontaci un po’ di queste esperienze che ci sono nel mondo, che stanno facendo un passo avanti, delegando ai cittadini temi più ampi, temi etici, temi nazionali, temi di grande portata.

Giovanni Ginocchini: sì questa domanda è molto interessante, ti ringrazio, perché effettivamente a volte quando si parla di coinvolgimento delle persone dei cittadini si tende a immaginare un coinvolgimento solamente su questioni e progetti di piccola scala. In realtà noi sappiamo che è possibile coinvolgere le persone direttamente anche su temi più ampi, sia a livello locale che regionale che nazionale. Ci sono diversi strumenti per fare questo, diverse modalità. Uno di quelli che stiamo studiando adesso è quello delle assemblee cittadine. In particolare lo stiamo studiando rispetto alle assemblee cittadine per il clima.

L’anno scorso il Consiglio Comunale di Bologna ha votato alcuni ordini del giorno per chiedere al Comune di dichiarare l’emergenza climatica. Questa emergenza è chiaramente sotto gli occhi di tutti e in particolare nella pianura padana è un tema particolarmente grave. Uno degli elementi inseriti dentro questa dichiarazione di emergenza era proprio quello di fare nascere le assemblee cittadine per il clima. L’assemblea cittadina, diciamo al di là del nome, non è una vera e propria assemblea, è più che altro uno strumento deliberativo in cui le persone vengono selezionate attraverso un campione – quindi in questo caso è diverso rispetto al bilancio partecipativo in cui sono le persone che si propongono, qui c’è la scelta di un campione rappresentativo – e attraverso un percorso di supporto fatto da esperti con molta formazione, con momenti di dialogo attivo di ascolto e dialogo, si arriva a soppesare alcune decisioni. Questo strumento lo abbiamo visto applicato in Irlanda su temi etici nazionali, in Inghilterra invece più collegato a esperienze locali, lo stesso in Polonia. Speriamo di poterlo presto sperimentare anche nella città di Bologna.

Marco Piazza: quindi cittadini che si ritrovano in un’assemblea discutono insieme in maniera competente ed informata coadiuvati da tecnici. Un’assemblea immagino rappresentativa di tutto lo spaccato sociale della comunità che rappresentano, comunità che può essere, come ci dicevi, nazionale quando si affrontano temi nazionali come la riforma del sistema elettorale o temi etici come il matrimonio omosessuale, oppure locali come può essere il caso di un’assemblea regionale, un’assemblea cittadina come quella che si sta cercando di realizzare a Bologna. Giovanni, quindi il tema è estremamente interessante, ma che problemi ci potrebbero essere nel realizzare queste assemblee cittadine?

Giovanni Ginocchini: naturalmente ci sono questioni organizzative. Questi processi vanno supportati, ci vogliono competenze e anche investimenti per realizzarli, e poi naturalmente al fondo di tutto serve anche che il decisore e i tecnici che lo supportano siano in grado poi di interpretare e rendere fattibili le cose che emergono tanto dal bilancio partecipativo quanto dalle assemblee cittadine. Quindi diciamo che la fase di attuazione poi degli esiti di questi percorsi è sicuramente uno dei punti più delicati.

Marco Piazza: esatto, è importante poi che la politica sia pronta ad accettare quello che le assemblee cittadine dicono. Ecco, io sono convinto che questa modalità può riproporre in grande e amplificati i benefici che ci ha dimostrato avere il bilancio partecipativo. Cioè nel momento in cui tu chiedi ai cittadini, gli restituisci parte di quella delega che loro danno ai politici e chiedi a loro di risolvere problemi o comunque di interrogarsi su questioni importanti, crei consapevolezza e le soluzioni che verranno adottate proposte da quell’assemblea avranno più possibilità di avere successo. Pensiamo al clima per esempio, quale miglior modo di cominciare a coinvolgere i cittadini su un tema sfidante di grandissima attualità come l’emergenza climatica e ambientale. Ecco sono necessari cambiamenti, è necessario cambiare il nostro stile di vita e perché questo avvenga in maniera più consapevole, quale miglior modo di farlo proporre ai cittadini stessi che arrivano consapevoli a proporre questa cosa. Quindi credo che le assemblee cittadine siano una grande opportunità.

L’idea ribelle di oggi, secondo me, è riportare i cittadini a deliberare: cittadini deliberativi, cittadini consapevoli, cittadini che partecipano e che decidono. Grande idea ribelle, sfidante sicuramente. Innoviamo la democrazia insieme e riportiamo il potere alle persone.


Se vuoi sapere di più su Marco Piazza guarda il suo profilo su Rousseau