Idee ribelli: Budget di Salute

Le idee ribelli sono le idee che possono rendere straordinario il nostro Paese e che si ribellano alla quieta disperazione del non cambiare nulla. Le idee ribelli si compongono di due parole dove ribelle è l’aggettivo come: Identità Digitale, Acqua Pubblica o Reddito Energetico.

Proponi la tua idea ribelle! Compito di chi si proporrà come custode di un’idea ribelle sarà quello di promuoverla, ma anche e soprattutto di creare la consapevolezza che il tempo per quella idea è oggi.

Oggi Celeste D’Arrando, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, propone la sua idea ribelle “Budget di Salute” raccontandola con il supporto di Angelo Righetti, medico specializzato in psichiatria, neurologia, epidemiologia e farmacologia, direttore di vari Dipartimenti di Salute Mentale in tutta Italia e esperto di cogestione, budget di salute e modelli di welfare.


Celeste D’Arrando: Oggi siamo insieme al nostro amico Angelo Righetti per parlare di budget di salute. Che cos’è il budget di salute? È un modello innovativo che cambia il paradigma di quello che è il welfare oggi conosciuto. Oggi noi assistiamo a un servizio di tipo socio-sanitario spesso calato sulla realtà e che non va a tenere in considerazione quelli che sono i reali bisogni della persona, mentre il welfare ottenuto dal budget di salute cambia completamente il paradigma perché è la persona al centro, quindi la persona che sceglie che cosa vuole fare per anche reintegrarsi nella propria comunità e riprendere la propria vita in mano. Quindi chiedo ad Angelo Righetti che è stato l’ideatore: qual è il problema oggi per cui è necessario attivare e far sì che il budget di salute diventi realtà?

Angelo Righetti: Il problema oggi è diventato acuto e visibile da tutti. Il modello di risposta all’assistenza e alla necessità di aiuto da parte delle persone più fragili o anziane o comunque con disabilità è diventato prevalentemente nel tempo un modello istituzionale, un modello in cui le RSA, le strutture protette, tutti i luoghi di assembramento, comunque di seriale costruzione dell’assistenza, sono diventati dominanti. Noi abbiamo visto e dobbiamo scontare questa tragedia che ci ha fatto vedere non tanto un virus in azione: abbiamo guardato gli anziani che erano lì, abbiamo guardato le persone con disabilità che erano lì. E su questo già da tempo in un modo difficile, continuamente contrastato, abbiamo cercato di far diventare un po’ più possibile il progetto personalizzato per le persone con malattia cronica o disabilità o anziani, quindi con condizioni di fragilità, che devono avere la possibilità di vivere, lavorare, abitare in un luogo da loro scelto, possibilmente nella loro comunità.

Celeste D’Arrando: Quindi che cosa dobbiamo fare concretamente per attuare il budget di salute?

Angelo Righetti: Riconvertire le risorse che vengono utilizzate per istituzionalizzare le persone con fragilità e metterle in condizioni di non utilità per la società e metterli invece nelle condizioni di utilità per la società immaginando che da qui può partire un nuovo sviluppo locale, anche familiare, di prossimità. Perché non è vero che l’economia viene prima della socialità, è vero invece il contrario, che viene dopo, e se non ottempera i vincoli sociali, ambientali, difficilmente è un progetto terapeutico riabilitativo o una possibilità in più per le persone che ne hanno molto di meno.

Celeste D’Arrando: Questo è un aspetto importante. Quali sono i problemi che oggi possiamo incontrare nell’attuare il budget di salute?

Angelo Righetti: I problemi grandi sono gli interessi, sono la modalità di mercato con cui noi affrontiamo la disabilità, il disagio. Queste persone di fatto vengono messe sul mercato e vengono in qualche modo irregimentate all’interno di organizzazioni burocratiche amministrative dove il denaro pubblico serve semplicemente per il mantenimento e il controllo di queste persone in una condizione di emarginazione. Il budget di salute propone invece di riconvertire queste risorse, investirle sulla comunità, sulla persona, per fare in modo che questa persona diventi parte attiva della comunità. In questo modo è necessario certamente modificare i servizi e renderli proattivi e far partecipare davvero le comunità ai processi di cura, sia delle persone con disabilità sia dell’ambiente diventato ormai schiavo della produzione obbligata.

Celeste D’Arrando: Cosa ci porterebbe questa idea ribelle, quindi il budget di salute, in termini di risultato? Quale sarebbe il risultato visibile a coloro che ancora non conoscono questo modello?

Angelo Righetti: Il risultato appartiene alla ragione oggettiva. Certamente è nutrito da un sogno, il mio sogno, il nostro sogno che portiamo avanti e quello che condividiamo con voi, in particolare con quelli che per la prima volta ci hanno prestato sponda e possibilità di incamminarci anche in termini normativi su questa vicenda, è proprio quello di riabitare i borghi abbandonati, di fare in modo che le famiglie non si risentano da sole o condannate al contenimento e la dislocazione di un proprio membro fragile. Vorremmo che queste persone fragili diventassero l’esempio di come si può vivere in comunità e di come si possono abbattere gli ostacoli di natura culturale, sociale ed economica, perché chiunque possa partecipare alla vita politica della propria comunità, quindi essere un decisore, partendo dai disabili certamente. Perché? Non è questo forse quello che noi abbiamo come compito terapeutico riabilitativo, noi professionisti pagati dallo Stato, cioè da tutti i cittadini? Beh, io credo che questo sia davvero un compito e una responsabilità di chi riceve sostentamento, possibilità ed evoluzione dalle risorse di tutti i cittadini.

Celeste D’Arrando: Ti ringrazio Angelo, perché finalmente possiamo far ascoltare a chi ci segue in questa rubrica settimanale che cos’è il budget di salute. Quindi facciamo una sintesi. Il budget di salute è un modello innovativo: cambia, come dicevo anche in apertura, quello che è il paradigma. Cosa vogliamo fare con questo budget di salute? Cosa vogliamo ottenere? Che le persone con disabilità, le persone fragili, le persone con malattie cronico-degenerative non debbano necessariamente vivere in istituti o in posti dove vivono con delle regole che non sono quelle che scelgono e che potrebbero scegliere vivendo a casa propria. Budget di salute significa utilizzare in maniera più appropriata quello che sono le risorse, non destinarle solo alla residenzialità quindi alle RSA o a tutto quelle che sono le istituzioni, centri diurni e quanto altro, ma poterle utilizzare per un progetto personale e terapeutico individualizzato. Questo perché ognuno di noi ha delle necessità e dei bisogni diversi, sia di tipo sociale, sia di tipo socio-sanitario. Budget di salute significa anche aprire la strada a quello che è l’integrazione socio-sanitaria, perché il sociale non può essere separato dalla sanità, perché se io sto bene a livello fisico, psicologico e godo del benessere psicofisico, posso anche vivere meglio la mia socialità. E la cosa più importante è che noi porteremo avanti questa idea ribelle, perché stiamo già iniziando a lavorarci in Parlamento, ci crediamo come MoVimento 5 Stelle. Io ringrazio ancora Angelo per averci dato uno spaccato di quello che è la realtà, in maniera molto tecnica ma sicuramente che dà chiara l’idea di che cosa significa avere il budget di salute anche in Italia.


Se vuoi sapere di più su Celeste D’Arrando guarda il suo profilo su Rousseau