Persino in Olanda hanno compreso la giusta battaglia italiana sul Recovery Fund

Trouw, uno storico quotidiano olandese, in questo recente pezzo titola “I quattro frugali hanno commesso un’enorme gaffe economica con la loro metafora del quaderno dei conti familiari”. L’autrice è Irene van Staveren, professoressa di Pluralist Development Economics all’istituto per gli studi sociali dell’Università Erasmo da Rotterdam.

Da cosa prende il la la riflessione? Proprio dall’Italia. Infatti l’articolo parte così: “Quale Paese credete spenda ormai da 30 anni meno di quanto non incassi in introiti fiscali? I Paesi Bassi? Assolutamente no. Allora la Germania? Neppure. È l’Italia. Il Paese da cui Rutte pretendeva che dovesse prima attuare riforme per poter beneficiare di aiuti europei. Il Paese a cui Rutte, semmai, era disposto solo a dare prestiti, anziché donazioni, per rilanciare l’economia dopo il violento impatto della crisi del Coronavirus.”

Ancora più interessante, proprio perché rappresenta il cuore del ragionamento del nostro Governo in Consiglio Europeo, è la conclusione di Irene van Staveren quando afferma: “Dal momento che il tasso d’interesse in Europa è vicino allo zero, il Recovery Fund europeo può contrarre prestiti quasi gratuitamente per aiutare i Paesi meridionali a riprendersi. Fra dieci anni tale debito (sommato agli interessi) comparato al PIL europeo sarà più ridotto di quanto non sia in questo momento: una situazione win-win. E l’acquisto di debiti pubblici da parte della Banca Centrale Europea consente di continuare a contrarre prestiti a basso tasso d’interesse (come dimostra la teoria monetaria) senza che l’inflazione aumenti finché la disoccupazione è ancora elevata.”

Insomma, una concreta riscrittura delle logiche dell’Unione Europea finalizzata a cambiarne l’assetto in prospettiva.

Io l’ho detto più e più volte in quei giorni, era sbagliato concentrarsi esclusivamente sul beneficio diretto dell’intero sistema europeo, occorreva invece guardare il quadro macroeconomico, per la prima volta infatti l’Unione Europea ha contratto un debito comunitario, cosa che cambia radicalmente la visione delle cose nel lungo periodo.

La storia ci dirà se avremo avuto ragione, per il momento è importante che tutti gli Stati Membri inizino a prendere consapevolezza che un cambiamento positivo è possibile, e l’Italia lo sta guidando. Avanti così.


Di seguito la traduzione del pezzo integrale pubblicato su TrouwI quattro frugali hanno commesso un’enorme gaffe economica con la loro metafora del quaderno dei conti familiari”

Quale Paese credete spenda ormai da 30 anni meno di quanto non incassi in introiti fiscali? I Paesi Bassi? Assolutamente no. Allora la Germania? Neppure. È l’Italia. Il Paese da cui Rutte pretendeva che dovesse prima attuare riforme per poter beneficiare di aiuti europei. Il Paese a cui Rutte, semmai, era disposto solo a dare prestiti, anziché donazioni, per rilanciare l’economia dopo il violento impatto della crisi del Coronavirus.

Molti olandesi hanno appoggiato il ragionamento di Rutte. Ma sono tutti caduti nella trappola della metafora inappropriata del quaderno dei conti familiari. È l’idea secondo cui un Paese, come un nucleo familiare, debba mantenere l’equilibrio tra le sue entrate e le sue spese. Un Paese, però, non può andare in fallimento, un nucleo familiare invece sì.

Una differenza più importante però è che un elevato debito pubblico non si può paragonare a debiti elevati di un nucleo familiare. Nel caso di un nucleo familiare, il debito spesso non ha contropartita (dato che il denaro è stato speso tutto) o ha solo un’abitazione che rende meno del mutuo ipotecario. Uno Stato invece col tempo può sempre ammortizzare i propri debiti, a condizione che essi siano nella propria valuta; ciò perché con nuovi prestiti decennali si possono estinguere vecchi prestiti che, grazie all’inflazione, dopo dieci anni saranno diminuiti rispetto al gettito fiscale.

Ovviamente non è positivo che l’Italia abbia accumulato un debito pubblico così elevato, in gran parte prima dell’introduzione dell’euro. I costi d’interesse annuali sono alti: ammontano al 4% all’incirca del Pil italiano, rispetto al 2% per l’UE in media. Ed è proprio questo il motivo per cui all’Italia, detratto tale onere d’interesse, non avanza più alcun surplus di bilancio. Per liberarsi da tale onere d’interesse occorre diminuire il debito pubblico. È quindi particolarmente insensata l’esigenza posta dai “quattro frugali” (Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia) secondo cui il fondo UE dovrebbe consistere principalmente in prestiti, anziché sovvenzioni: il debito pubblico italiano di conseguenza aumenterebbe ulteriormente, con un onere d’interesse annuo ancora più pesante.

La teoria monetaria moderna va ancora oltre: essa dimostra che un deficit fa bene alla resilienza dell’economia. Meno lo Stato accumula risparmi, più le famiglie e le imprese possono riempire il proprio salvadanaio. E dato che le famiglie e le imprese, al contrario dello Stato, possono andare in fallimento, fare risparmio per loro è una cosa sensata da fare.

Dal momento che il tasso d’interesse in Europa è vicino allo zero, il Recovery Fund europeo può contrarre prestiti quasi gratuitamente per aiutare i Paesi meridionali a riprendersi. Fra dieci anni tale debito (sommato agli interessi) comparato al PIL europeo sarà più ridotto di quanto non sia in questo momento: una situazione win-win. E l’acquisto di debiti pubblici da parte della Banca Centrale Europea consente di continuare a contrarre prestiti a basso tasso d’interesse (come dimostra la teoria monetaria) senza che l’inflazione aumenti finché la disoccupazione è ancora elevata.

Per finire, donazioni dal Recovery Fund europeo sono anche nell’interesse di due dei maggiori esportatori in Europa: cioè i Paesi Bassi e la Germania. Più si ripristina il potere d’acquisto nel Sud, meno ingenti saranno i danni per le esportazioni olandesi e tedesche.

I “quattro frugali” hanno commesso una enorme gaffe economica con la loro metafora del quaderno dei conti familiari. Fortunatamente, il fondo sarà lo stesso varato, e ciò accadrà grazie alla visione di Merkel e Macron. I due hanno capito molto bene che la metafora del quaderno dei conti familiari è dannosa e che solo con ingenti aiuti finanziari congiunti si riuscirà a rilanciare l’intera economia europea. Con un commercio interno dell’80% ne approfittiamo tutti e possiamo formare un blocco serio di fronte alla Cina.