Il costituzionalista Onida per il sì al referendum

Di seguito l’intervista rilasciata a La Repubblica dall’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida. A cura di Giovanna Casadio.


Professor Onida, lei quindi è favorevole al taglio delle poltrone.

«Taglio delle poltrone è un’espressione che odio».

Trecentoquarantacinque parlamentari in meno: è diventato grillino?

«È vero che questa è una riforma proposta dai 5 Stelle, e non è che tutto quello che viene dai grillini sia per forza negativo. Ma essendo stata approvata, da ultimo, praticamente all’unanimità dalla Camera, e quindi da tutte le forze politiche in campo, penso che dire No senza una validissima ragione di merito, sia improprio. Il No aggraverebbe il fossato di sfiducia che già c’è tra cittadini e istituzioni».

Per i sostenitori del No, un Parlamento dimagrito funzionerà peggio.

«Non funzionerà peggio, anzi potrebbe funzionare meglio se si coglie questa occasione per mettere rappresentanti per ogni Regione, il peso di questi aumenterebbe indebitamente. Oggi le Camere non funzionano bene, con dibattiti spesso ripetitivi in cui, invece di dialogare e confrontarsi sul merito delle proposte, ci si dedica per lo più a polemizzare con gli avversari».

Tagliare per risparmiare sui costi della politica: è una motivazione del Sì.

«È una motivazione fasulla. Non si risparmia sulle istituzioni. Ma è un argomento usato purtroppo in altre occasioni da tutte le forze politiche».

Quindi quale è la ragione principale del suo Sì?

«Sarebbe un atto di estrema sfiducia smentire una riforma approvata praticamente all’unanimità dalle forze parlamentari. Inoltre le presunte conseguenze negative della riforma che vengono oggi agitate, non mi sembrano tali. Non quella della necessità di concentrare il lavoro delle Camere in un minor numero di commissioni o di fare lavorare gli stessi parlamentari in più commissioni. Un Senato di 200 membri può lavorare benissimo».

Nonostante manchino i correttivi istituzionali promessi?

«I correttivi non sono indispensabili. Prendiamo la questione dell’elezione del Capo dello Stato. Non mi convince l’obiezione che riducendosi il numero dei parlamentari e rimanendo, nell’assemblea che elegge il Capo dello Stato, tre rappresentanti per ogni regione, il peso di questi aumenterebbe indebitamente. La Costituzione ha concepito il corpo elettorale del Presidente come più ampio del solo Parlamento, trattandosi di eleggere colui che per 7 anni rappresenterà l’unità nazionale».

Ammetterà che al Senato alcune regioni saranno sotto rappresentate.

“No. Ci sono, anche oggi, delle differenze fra Regioni perché il Senato è eletto su base regionale, e ogni Regione ha come minimo sette senatori (diventerebbero tre). Quindi il numero di senatori da eleggere non è perfettamente proporzionale alla popolazione della Regione».

Senza una nuova legge elettorale, lo scompenso è però certo.

«Quale scompenso? Bene che si discuta di nuova legge elettorale, ma indipendentemente dal Sì al taglio dei parlamentari».

Repubblica si è schierata per il No al referendum, con l’argomento stringente del disequilibrio costituzionale che si verrebbe a creare. Non ne riconosce la buona ragione?

“Non capisco l’argomento dello squilibrio costituzionale. Perché un Parlamento meno numeroso, ma con gli stessi poteri, dovrebbe essere meno influente? Non è così. Dipende da come il Parlamento funziona e lavora e dai rapporti tra il Parlamento e gli altri organi istituzionali».

Al referendum sulla riforma costituzionale di Renzi lei votò No. La riteneva più rischiosa di una riforma così parziale, come questo taglio?

«Il rischio di una riforma complessiva, e complessivamente negativa, l’abbiamo corso con le riforme di Berlusconi e di Renzi. Entrambe sono state bocciate nei referendum. In entrambi i casi sono stato per il No per ragioni di merito. Certo il bicameralismo paritario merita di essere ripensato. Tuttavia quello attuale è un quesito semplice, cui è più facile rispondere con un sì o con un no. Nei referendum precedenti non c’era possibilità di distinguere tra i vari aspetti».