Contro la pandemia la collaborazione internazionale è fondamentale

La pandemia da Covid 19 è un fenomeno planetario che ha avuto una rapidissima diffusione e ha sconvolto le abitudini di tutti. In breve tempo siamo passati da 13 comuni in lockdown a fine febbraio, a 3 miliardi di cittadini di tutto il mondo isolati per una curva epidemiologica che ha subito un’improvvisa impennata. Una vicenda di questo tipo, in così rapida ed inaspettata evoluzione, va affrontata evitando gli approcci ideologici. Bisogna avere un approccio scientifico. È questo il senso dell’approvazione alla Camera dei deputati di una mozione di maggioranza che punta a promuovere un accertamento internazionale sulle origini dell’epidemia da COVID-19 e dare degli indirizzi unitari nell’ambito dell’Unione europea per la gestione delle emergenze epidemiologiche.

Quando il virus è arrivato in Italia non eravamo preparati e ogni tentativo nel mondo volto a individuare il “paziente zero” non è andato a buon fine. In alcuni casi c’è stata una sottovalutazione non solo riconducibile a un Paese importante, la Cina, dove c’è stato il primo manifestarsi massiccio dell’epidemia, ma una sottovalutazione di tutti i Paesi. In molti casi, è continuata ancora poche settimane fa, con risultati disastrosi.

Il Parlamento non è certo un sinedrio di scienziati, m una sede politica, in cui entra la scienza come consulenza, come sguardo sul mondo. L’atteggiamento scientifico però rimane, e comporta il guardare a una collaborazione, il più possibile priva di pregiudizi, a livello mondiale. La mozione della maggioranza individua un metodo, individua una continuità con le cose positive che ha fatto l’Italia negli ultimi anni sulle questioni della sanità.

Ricordiamo che l’Italia è un modello, a livello mondiale, di copertura sanitaria universale: ha una tradizione, ha anche cose da insegnare e ha una capacità di partecipare ai consessi internazionali in cui questa realtà viene analizzata. L’Italia ha partecipato sin dall’inizio al fondo globale contro le pandemie. Ha speso, dal 2001, 1,17 miliardi. Recentemente, il Governo Conte ha stanziato ulteriori risorse per questo fondo, perché le pandemie sono tante, specie quelle che colpiscono i Paesi più poveri e, quindi, creano scompensi, ingiustizie, problemi a livello planetario.

Serve quindi una «collaborazione multilaterale rafforzata»: può sembrare un’espressione ideologica o astratta, ma significa che i Paesi devono collaborare e lo possono fare grazie agli strumenti di cui si sono dotati.

L’Italia avrà a fine anno la presidenza di turno del G20 e sarà quella la sede in cui esercitare una collaborazione con tutti i principali Paesi coinvolti in questa vicenda mondiale.

Il nostro Paese ha ricevuto una grande fiducia dai suoi partner internazionali, compresi quelli tradizionali. E questa è una delle ragioni del successo, dal punto di vista della raccolta delle risorse, che ha avuto il fondo sulle terapie: l’Italia ha partecipato, così come hanno partecipato tanti Paesi: sono stati raccolti oltre 7 miliardi.

La mozione approvata alla Camera vuole anche rafforzare un atteggiamento in cui si sposta il pendolo della storia da un abbandono della sanità pubblica – che c’è stato per anni, con un progressivo taglio che ha reso più vulnerabile l’Italia, ma anche altri Stati – verso una spesa pubblica che assicura un impegno strutturale nella sanità, un impegno che rende il Paese più forte e lo rende partecipe di un grande recupero delle priorità dell’economia a livello mondiale. Non spese una tantum, non spese di emergenza, ma un grande impegno strutturale sulla sanità per risolvere tutte le vulnerabilità che abbiamo conosciuto anche in Italia.

E, poi, c’è la proposta di una grande alleanza internazionale per un complesso di soluzioni per la pandemia: un’alleanza internazionale per il vaccino, per lo sviluppo di strumenti diagnostici e trattamenti terapeutici contro il Coronavirus. Questa è la grande sfida e su questo noi siamo concentrati: lo facciamo da Paese che ha sofferto tantissimo, che ha pagato un prezzo elevato all’inizio, ma che ha trovato una via d’uscita in un grande senso di responsabilità della società civile e degli italiani tutti.