Come l’Italia ha ribaltato la calamità del Coronavirus

Di seguito la traduzione dell’articolo pubblicato sul “The New York Times” a cura di Jason Horowitz


Dopo un inizio incerto, l’Italia è passata dall’essere un paria a livello mondiale fino a diventare un modello – per quanto imperfetto – di contenimento del virus, e questa è una lezione per gli Stati vicini e per gli USA. Quando l’ondata di coronavirus è scoppiata in Occidente, l’Italia ne era il drammatico epicentro, un posto da evitare ad ogni costo: una sintesi che è passata nell’immaginario collettivo degli USA e di gran parte dell’Europa, causa del contagio incontrollato.

“Guardate cosa sta succedendo in Italia”, disse il Presidente Trump ai cronisti il 17 marzo. “Noi non vogliamo trovarci in quella posizione”. Joseph R. Biden Jr., il candidato Democratico in pectore, usò allora l’esempio degli affollatissimi ospedali italiani come prova per giustificare la sua opposizione al “Medicare for All”, la sanità pubblica, nel dibattito presidenziale. “Non funziona in Italia in questo momento”, disse.

Facciamo un salto in avanti di qualche mese. Gli USA hanno avuto decine di migliaia di morti in più di ogni altra Nazione al mondo. Gli Stati europei che prima guardavano l’Italia tronfiamente, ora devono fare i conti con nuovi focolai. Alcuni di questi Stati stanno imponendo nuove restrizioni e considerando l’ipotesi di un nuovo lockdown.

Il Primo Ministro britannico Boris Johnson ha annunciato venerdì che intende posticipare il pianificato allentamento delle misure in vigore in Gran Bretagna, dal momento che l’indice dei contagi ha ripreso a salire. Persino la Germania, apprezzata per la sua risposta efficiente e il rigoroso tracciamento dei contatti, ha messo in guardia contro comportamenti imprudenti che stanno causando un aumento dei casi.

E l’Italia? I suoi ospedali sono praticamente privi di pazienti Covid-19. Il numero giornaliero di morti attribuibili al virus in Lombardia, la regione del Nord che ha portato il peso più grande della pandemia, si aggira attorno allo zero. Il numero di nuovi casi è precipitato ed è ora “uno dei più bassi in Europa e nel mondo”, dice Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’ISS. “Siamo stati molto prudenti.”  E fortunati. Oggi, a parte un piccolo aumento dei casi questa settimana, gli italiani sono cautamente ottimisti rispetto al fatto di avere il virus sotto controllo — anche se gli esperti italiani mettono in guardia da un eccesso di compiacimento, che resta il maggior alleato della pandemia. Sanno bene che il quadro può cambiare da un momento all’altro.

Il modo in cui l’Italia è passata dall’essere il paria del mondo a diventare un modello – per quanto imperfetto – di contenimento del virus è di lezione al resto del mondo, Stati Uniti inclusi, dove il virus, che non è mai stato sotto controllo, adesso infuria in tutto il Paese.

Dopo un inizio incerto, l’Italia ha consolidato, o almeno mantenuto, gli effetti positivi di un rigido lockdown di tutto il Paese, attraverso un mix di controllo ed esperienza medica acquisita sul campo a caro prezzo. Il governo italiano ha assunto decisioni sulla base del parere di comitati tecnici e scientifici. I medici a livello locale, gli ospedali e le autorità sanitarie raccolgono ogni giorno i dati di più di 20 diversi indicatori e li inviano alle autorità regionali, che li mandano a loro volta all’ISS. Il risultato è una scansione settimanale ai raggi X dello stato di salute del Paese, sulla base della quale vengono prese le decisioni politiche. Siamo molto lontani dallo stato di panico, e quasi di collasso, in cui si trovava l’Italia nel mese di marzo.

La scorsa settimana, il Parlamento ha votato per prorogare lo stato di emergenza fino al 15 ottobre, dopo che il Premier Giuseppe Conte ha dichiarato che il Paese non poteva abbassare la guardia, “perché il virus è ancora in circolazione”. Lo stato di emergenza permette al Governo di mantenere le restrizioni e rispondere tempestivamente – anche con eventuali lockdown — a ogni nuovo focolaio. Il Governo ha già imposto restrizioni negli spostamenti verso l’Italia da più di una dozzina di Paesi, dal momento che il timore più grande è proprio l’importazione del virus da altre nazioni. “Ci sono diverse situazioni in Francia, Spagna, e nei Balcani che ci dicono che il virus non è sconfitto per niente” ha detto Ranieri Guerra, medico e Direttore aggiunto per le Iniziative strategiche presso l’Oms. “Può tornare da un momento all’altro.”

Non c’è dubbio che le restrizioni imposte dal lockdown abbiano comportato un costo economico altissimo. Per tre mesi aziende e ristoranti sono stati obbligati a chiudere, gli spostamenti sono stati fortemente limitati — persino tra regioni, all’interno delle stesse città e nelle vie — e il turismo è stato azzerato. Per l’Italia si prospetta una perdita di circa il 10% del PIL quest’anno. Ma ad un certo punto, quando il virus minacciava di diffondersi in modo incontrollato, le autorità italiane hanno deciso che salvare vite umane veniva prima degli interessi economici. “La salute dei cittadini italiani viene prima, e sarà sempre così” ha detto il Premier Conte all’epoca.

Le autorità italiane ora sperano che la parte peggiore della cura sia stata superata con il difficile lockdown e che il Paese possa ritornare alla normalità in sicurezza, nonostante alcuni limiti. Il ragionamento è che l’unico modo per ripartire economicamente sia tenere a bada il virus, anche ora. La strategia di chiudere tutto ha provocato critiche al governo per il suo atteggiamento eccessivamente prudente, accusato di avere paralizzato l’economia. Ma questa strategia potrebbe rivelarsi più vantaggiosa del tentativo di ripartire mentre il virus è ancora in circolazione, come sta accadendo in Paesi quali gli USA, il Brasile e il Messico.

Questo non significa che gli appelli alla prudenza, così come è avvenuto anche in altre parti del mondo, non siano stati accolti da toni di presa in giro, resistenze ed esasperazioni. L’Italia non fa eccezione. Le mascherine spesso non vengono indossate o vengono abbassate sui treni e negli autobus, dove sono obbligatorie. I giovani escono e fanno ciò che fanno i giovani, rischiando di diffondere il virus alla parte di popolazione più fragile. Gli adulti hanno ricominciato ad affollarsi sulle spiagge e nelle feste di compleanno. E non c’è ancora un piano definito per la ripresa della scuola a settembre.

Esiste anche una crescente fetta di popolazione anti-mascherine, politicamente connotata, e guidata dal nazionalista Matteo Salvini, che il 27 luglio ha dichiarato che sostituire le strette di mano e gli abbracci con il contatto dei gomiti era “la fine della specie umana”. Nei suoi comizi, il sig. Salvini, leader del partito della Lega, ancora stringe le mani e porta la mascherina sul mento. In luglio, durante una conferenza stampa, ha accusato il governo italiano di “importare migranti infetti” per creare nuovi focolai e prorogare lo stato di emergenza. La scorsa settimana, il sig. Salvini si è unito ad altri scettici della mascherina — definiti “negazionisti” dai critici — per una protesta in Senato, insieme ad ospiti prominenti quali Andrea Bocelli, che ha affermato di non credere che la pandemia fosse così seria poiché “conosco molte persone e nessuna di queste è finita in terapia intensiva”. Ma le autorità sanitarie e gli esperti dicono che la mancanza di casi gravi sia indicativa di una diminuzione nel numero di contagi, dal momento che solo una piccola percentuale di infetti si ammala gravemente. E fino ad ora, gli scontenti d’Italia non sono stati abbastanza numerosi o potenti per mettere in crisi ciò che è stato un percorso di successo, conquistato a fatica, nell’affrontare il virus dopo un inizio tragico.

“L’isolamento iniziale da parte dei Paesi europei verso l’Italia nel momento in cui la crisi è scoppiata, quando mascherine e ventilatori polmonari arrivavano in scarse quantità da oltreconfine, probabilmente è stato d’aiuto”, dice Ranieri Guerra dell’OMS. “Inizialmente c’è stata competizione, non collaborazione” dice il dott. Guerra. “E tutti ora riconoscono che l’Italia è stata lasciata sola in quel momento”. Di conseguenza “ciò che hanno dovuto fare in quel momento, con il fatto che siamo stati lasciati soli, alla fine si è rivelato più efficace di ciò che è stato fatto in altri Paesi”.

L’Italia ha prima messo in quarantena paesi e cittadine e successivamente l’intera regione Lombardia, poi tutto il Paese e le isole, nonostante la quasi assenza del virus in gran parte dell’Italia centrale e meridionale. Questo non solo ha fatto sì che i lavoratori del Nord industrializzato non tornassero al Sud, più vulnerabile, ma ha anche facilitato e imposto una risposta nazionale unitaria. Durante il lockdown, gli spostamenti sono stati strettamente limitati, tra regioni, paesi e persino tra quartieri, e i cittadini erano tenuti a compilare un’autocertificazione per provare la necessità di recarsi al lavoro, o di spostarsi per motivi di salute o “altre esigenze”. Le mascherine e il distanziamento sociale venivano controllati dalle autorità ed erano previste multe salate. Generalmente, anche se con riluttanza, le regole sono state rispettate.

Mentre si diffondevano terribili immagini di sofferenza umana, strade deserte e dell’altissimo prezzo pagato soprattutto dalle generazioni di anziani nel nord Italia, l’indice di trasmissione del virus scendeva rapidamente, e la curva si appiattiva, a differenza di altri Paesi europei, come ad esempio la Svezia, che ha optato per soluzioni diverse dal lockdown. Il fatto che la diffusione inizialmente fosse localizzata negli ospedali al collasso ha creato enormi difficoltà, ma ha anche permesso a medici e infermieri di velocizzare il tracciamento del contagio.Poi il Paese ha riaperto, gradualmente, togliendo le restrizioni a intervalli di due settimane, in modo da rispondere al periodo di incubazione del virus.

Il lockdown ha avuto l’effetto secondario di diminuire la circolazione del virus nel Paese, riducendo così la probabilità di venire a contatto con persone positive. Alla fine del lockdown, la circolazione del virus era scesa drasticamente e in alcune regioni del Centro e del Sud non si registravano praticamente più catene di trasmissione. “E’ sempre una questione di probabilità con questi agenti patogeni” dichiara il dott. Guerra, aggiungendo che i nuovi sistemi di allarme, quali il monitoraggio delle acque reflue alla ricerca di tracce del virus, hanno diminuito ancora di più la probabilità di infezione.

Alcuni medici italiani credono che il virus ora si stia comportando in modo diverso nel Paese. Matteo Bassetti, infettivologo di Genova, ha affermato durante il picco della crisi che il suo ospedale si è ritrovato inondato di 500 casi di Covid-19 in un solo momento. Ora – dice – la sua unità di terapia intensiva – che conta 50 letti – non ha pazienti positivi al Coronavirus, e l’unità speciale con 60 posti letto costruita appositamente per fare fronte alla crisi è vuota. Il dott. Bassetti dichiara di credere che il virus si sia indebolito — un punto di vista non verificato, come lui stesso ha ammesso – punto di vista che, tuttavia, ha trovato sponda nel sig. Salvini e in altri politici che si oppongono alla proroga dello stato di emergenza.

La maggior parte degli esperti dichiara che il virus è ancora in agguato e, mentre il governo sta valutando un nuovo decreto che permetterebbe la riapertura di discoteche, festival e viaggi in crociera, molti di loro implorano di non abbassare la guardia. “Anche se la situazione è migliore rispetto ad altri Paesi, dobbiamo continuare a essere molto prudenti”, ha affermato il dott. Rezza dell’ISS, aggiungendo che solo alla fine dell’epidemia si potrà rispondere alla domanda su quali decisioni giuste ha preso l’Italia. “Non possiamo escludere che ci siano altri focolai i Italia nei prossimi giorni” ha dichiarato. “Può essere solo una questione di tempo”.