Campo Rom abusivo, a Torino dopo vent’anni abbiamo messo la parola fine

Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto. Da ieri mattina, anche il campo rom abusivo di via Germagnano è stato definitivamente liberato e l’area posta sotto sequestro.

Dopo corso Tazzoli e via Germagnano 10, si tratta di un altro intervento svolto da questa amministrazione per affrontare concretamente un tema estremamente delicato di cui avevamo promesso di occuparci.

Azioni, non propaganda

Prima di andare ai numeri dell’intervento, di cui abbiamo parlato in conferenza stampa, lasciatemi affrontare l’aspetto politico della questione. E, vi anticipo, lo farò in tutta franchezza.

Il problema della convivenza con le comunità Rom è un tema diffuso in quasi tutte le grandi città europee e Torino non fa eccezione.

Come tutti i problemi, quando viene abbandonato a se stesso, non fa che incancrenirsi e peggiorare. È il caso, appunto, di via Germagnano, ma non solo. Quel campo abusivo ha visto i primi insediamenti alla fine degli anni ‘90. Ma è dal 2007 che si è popolato fino ad assumere le sue massime dimensioni. Negli anni, come tutti i torinesi sanno, non sono mancati i problemi di convivenza con i residenti e con tutto il territorio cittadino. Tra i principali simboli vi erano roghi e fumi tossici derivati dalla combustione illegale di rifiuti e da rudimentali mezzi di riscaldamento delle baracche. Ecco, questo è il primo fronte su cui ci siamo spesi dal giorno del nostro insediamento. In tre anni abbiamo ridotto il fenomeno dei roghi tossici dell’80%.

Stiamo parlando, in generale, di un’area totalmente fuori dal perimetro della legalità, con seri rischi di carattere sanitario e sociale. Un processo nato a seguito di una auto-ghettizzazione che ha permesso a questa realtà di crescere ai margini della società.

Ecco, come già avvenuto in passato anche in questo caso, ci siamo trovati a dover risolvere una situazione abbandonata da troppi anni.

Ora, avremmo potuto inondare il web di video delle ruspe che abbattevano manufatti nel campo o di persone Rom che si allontanavano. Avremmo potuto, ma non lo abbiamo fatto. E non lo faremo.

Non lo abbiamo fatto perché, nella stragrande maggioranza dei casi, grazie allo straordinario lavoro della Polizia Municipale e dei Servizi Sociali, conflitti non ce ne sono stati. Le famiglie occupanti erano preparate all’allontanamento e sapevano che, con questa Amministrazione, al campo abusivo si sarebbe messa la parola fine.

Non lo abbiamo fatto perché, alla base di tutto, per noi c’è e ci sarà sempre rispetto delle persone – di tutte le persone – del ruolo che ricopriamo e delle Istituzioni che rappresentiamo. Le immagini ci sono e ci saranno ma, ogni volta, sarà bene tenere a mente che si tratta di un’operazione per la Città e non contro le persone.

Non lo abbiamo fatto perché crediamo che di sfruttare immagini al fine di alimentare odio, in rete o altrove, non ci sia bisogno.

Non lo abbiamo fatto perché tra fatti e slogan preferiamo i fatti. Complessi, delicati, a volte dolorosi. Ma gli unici che possono risolvere davvero i problemi dei cittadini.

Ricordo bene, all’inizio del nostro mandato, la presentazione nella Sesta circoscrizione il Progetto Speciale Campi Rom. Ricordo il comprensibile scetticismo dei presenti, ormai abituati a parole e promesse mai mantenute. E ricordo anche quando gli animi iniziarono a scaldarsi, prova della delicatezza del tema.

Oggi, finalmente, possiamo dire che quello del campo rom di via Germagnano è un capitolo chiuso per Torino.

Ma possiamo ribadire con certezza un altro punto: la politica dei ghetti non funziona. Sperare che un problema rimanga circoscritto a un’area dove gli si permette di proliferare lavandosene le mani, pensando che da lì non si muoverà mai è un fallimento non solo solo politico ma anche sociale. Come già successo con l’ex-Moi, noi abbiamo lavorato in questi quattro anni per superare i ghetti che si erano formati a Torino e speriamo, per il futuro della nostra Città, che quella stagione sia finita per sempre.

Campo Rom abusivo di via Germagnano: i numeri

Dal punto di vista delle persone che occupavano il campo, secondo l’attento monitoraggio della Polizia Municipale, con un censimento pressoché quotidiano, alla data del 17 aprile 2020 erano presenti 170 famiglie e un egual numero di manufatti. Per un totale di 404 persone, di cui 94 minori.

Come ormai è noto e hanno spesso raccontato anche gli organi di stampa, gli uffici della Città sono sempre stati presenti all’interno del campo per confrontarsi con gli occupanti e per informarli che il momento del superamento del campo sarebbe arrivato in tempi brevi. Ecco che, alla data del 10 luglio 2020, le persone presenti nel campo erano scese spontaneamente a 212 (di cui 41 minori). Delle 170 famiglie presenti, 97 si sono allontanate senza richiesta di incentivo, mentre 73 hanno richiesto l’incentivo.

Dal punto di vista ambientale il ripristino dell’area si dividerà in tre fasi: rimozione delle baracche, caratterizzazione dei rifiuti, rimozione dei rifiuti. Successivamente si procederà all’analisi del terreno e alle operazioni di bonifica dell’area.

Dove andranno i Rom che vivevano nel campo abusivo?

Tutti hanno sottoscritto un impegno di allontanamento dall’area. Si tratta per la maggior parte di Rom romeni: molti di loro sono tornati in patria. Altri si sono dimostrati disponibili a proseguire un percorso con i servizi sociali, che preveda da parte della famiglia specifici doveri, a partire dall’istruzione dei minori. Per cui c’è stata, a prescindere, la massima tutela. Parliamo di una comunità prevalentemente stanziale, dunque non tutti hanno roulotte con cui potersi posizionare altrove.

In ogni caso la Polizia Municipale è già al lavoro per monitorare qualsiasi nuova forma di occupazione abusiva e intervenire in caso di necessità. Tanto di aree pubbliche quanto di spazi privati. Di quelle segnalate in queste ore dagli organi di stampa abbiamo già evidenza. Proseguiremo con il monitoraggio e le iniziative del caso per impedire nuovi fenomeni stabili di accampamento abusivo.

E adesso?

Il lavoro va avanti su tre cardini principali: monitoraggio, bonifica e futuro dell’area.

Parallelamente al già citato monitoraggio del territorio da parte della Polizia Municipale, prosegue il il progetto speciale campi nomadi con gli altri insediamenti. Penso, ad esempio, al campo di Strada dell’Aeroporto. Non solo, saremo da subito operativi per valutare il futuro dell’area di via Germagnano.

Concludo ribadendo una considerazione che facemmo mesi addietro: nei campi hanno capito che l’aria è cambiata. Siamo sempre stati presenti, sin dall’inizio. Abbiamo dimostrato a quegli stessi abitanti che in città non potevano esistere delle zone franche. Che quello che era sempre stato accettato ora doveva sottostare a regole di civiltà e convivenza come qualsiasi altro spazio cittadino. Gli occupanti hanno dunque capito che quelle esperienze sarebbero arrivate alla fine, era solo questione di tempo. E che non ci sarebbe stato spazio per replicarle.

Lo abbiamo fatto con il dialogo e con il confronto, come siamo soliti fare. E siamo riusciti laddove in pochi ci credevano. Ora andiamo avanti.

Un ringraziamento a tutte e tutti coloro che lo hanno reso possibile. Gli Assessori, la Maggioranza consiliare, la Polizia Municipale, gli uffici dei Servizi Sociali, le Istituzioni, le realtà del territorio e i cittadini coinvolti.