Soltanto 800 PMI su 140.000 usano i fondi export

Siamo partiti da un problema strutturale, la scarsa utilizzazione della finanza agevolata da parte delle PMI, per definire un pacchetto di soluzioni completo che lo risolvesse. Oggi le piccole e medie imprese italiane che intendono esportare hanno un vero e proprio bazooka a loro disposizione che va dall’eliminazione delle garanzie per la richiesta di un prestito, ad una grande disponibilità di fondo perduto passando per il rilancio del fondo venture capital. Tutto questo è già realtà, è già utilizzabile, altro che “non state facendo niente per le imprese” come qualcuno millanta.

Ne parlo approfonditamente in questa intervista al Sole24Ore


Entra nella fase operativa il patto per l’export presentato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio l’8 giugno scorso con fondi pari a 1,4 miliardi di euro. Negli ultimi giorni il Comitato Agevolazioni della Farnesina ha dettato le nuove linee guida per l’utilizzo da parte di Simest degli strumenti previsti dalla legge 394 sull’internazionalizzazione rifinanziata ora con 900 milioni (300 a fondo perduto). «Puntiamo – spiega al Sole 24 Ore il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano – ad ampliare il numero di aziende che accedono ai fondi ex Legge 394 (nel 2019 solo 800 piccole imprese su 140mila hanno utilizzato questo strumento), grazie a una serie di misure, tra cui: lo stanziamento di 900 milioni di Euro per finanziamenti agevolati a tassi molto convenienti per le imprese; l’eliminazione dell’obbligo di presentazione di garanzie per richiederlo; la possibilità di accedere a un ulteriore finanziamento a fondo perduto fino al 50% del finanziamento agevolato per un massimo di 800mila Euro ad azienda. Abbiamo inoltre voluto riservare il 70% dello stanziamento complessivo per quelle società con un fatturato fino a 50 milioni di euro: un chiaro segnale di sostegno alle imprese piccole e medie».

Operatività estesa

Di Stefano tiene a ricordare come l’operatività della 394 sia stata estesa anche ai paesi della Ue, dove maggiore è il volume degli scambi delle nostre Pmi, ed è stata estesa la tipologia dei progetti finanziabili, come ad esempio la creazione di magazzini anche in Italia, un elemento chiave per lo sviluppo dell’e-commerce. Un sostegno ad hoc, ricorda sempre il sottosegretario agli Esteri, riguarderà le certificazioni di conformità che le aziende devono produrre per ogni singolo Paese «sollevando le aziende da questa vera e propria ‘barriera’ all’accesso a mercati stranieri».

Ricognizione diplomatica

Per coprire la debolezza strutturale del sistema di export italiano sul digitale, aggiunge Di Stefano, abbiamo richiesto alle ambasciate una ricognizione sui principali market places al mondo (in tutto 450 stimati), non solo i più noti colossi digitali come Amazon e Alibaba, con l’obiettivo di chiudere almeno 25 accordi in tempi brevi per dare maggiore esposizione ai prodotti italiani. Sempre con i fondi della 394 si potranno finanziare corsi di formazione per il personale tecnico e per la creazione di piattaforme digitali mentre un fondo da 30 milioni servirà a sostenere le spese delle aziende che faranno ricorso ai Digital Export Manager.

Il terzo pilastro del patto

Ma un’attenzione particolare verrà data anche al terzo pilastro del Patto per l’export che riguarda l’informazione e la formazione, in particolare per quelle piccole imprese che non si sono mai confrontate con i mercati esteri. È il primo tentativo per avviare all’export piccole aziende che vengono messe al corrente delle opportunità offerte dal sistema di agevolazioni pubbliche sia nazionale che regionale. A questo riguardo, osserva Di Stefano, «il primo step riguarda l’e-book per le aziende appena pubblicato mentre a metà luglio presenteremo il nuovo portale unico per l’internazionalizzazione realizzato da Ice, Sace e Simest studiato per rispondere alle esigenze specifiche di tutte le tipologie di aziende grazie all’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale; in autunno poi presenteremo una seconda versione ampliando le funzionalità del sito».

Promozione integrata

Per quanta riguarda poi la promozione integrata promossa direttamente con i fondi della Farnesina (come i programmi “Vivere all’Italiana” presentati nelle ambasciate all’estero) Di Stefano annuncia lo stanziamento aggiuntivo di 30 milioni per allargare i settori da presentare: non solo i pezzi forti del Made in Italy (le celebri tre F) ma anche i settori innovativi come l’aerospazio, il biomedicale e la meccanica.

Le start up e il venture capital

Un capitolo a parte riguarda poi le start up. «Stiamo lavorando – annuncia Di Stefano – per riformare il fondo Venture Capital di Simest, che ad oggi funge più da erogatore di prestito, per trasformarlo in un vero fondo di venture capital che possa indirizzare una precisa strategia per far crescere le nostre start-up con acquisizioni e fusioni». Per quanto riguarda infine la partecipazione alle fiere, oltre alla Campagna straordinaria di comunicazione in corso di definizione, che sarà diretta a rilanciare il Brand Italia, Di Stefano annuncia nuove azioni derivanti dai ristori ICE per le fiere cancellate durante la primavera 2020, alle mini-fiere autunnali di settore, al modulo ICE gratuito per le fiere 2021, all’attrazione di buyers e influencer VIP, all’attivazione di un sistema digitale per incontri B2B settoriali. «Ricordo inoltre – aggiunge sempre il sottosegretario – che il fondo rotativo di Simest consente di finanziare anche la partecipazione delle aziende alle fiere italiane aventi carattere internazionale.»

Non abbassare la guardia

«Sappiamo bene che è necessario non abbassare la guardia; per questo continueremo a mettere in campo strumenti adeguati a supporto del sistema fieristico, tanto in questa delicata fase di convivenza con il virus, quanto in un’epoca pienamente post-Covid, che speriamo possa giungere al più presto», ha concluso il Sottosegretario Di Stefano.