Produzione ed effetti virali

La pandemia ha portato ad un periodo di forte frenata della produzione in Cina in cui molte aziende hanno sedi operative. Frenata che si è poi estesa a tutto il mondo. La Cina produce molti oggetti che entrano a far parte dei prodotti occidentali e la sospensione della produzione di alcuni componenti blocca la produzione in altre aree del mondo. Mentre la Cina sta ripartendo , il blocco della produzione si è esteso nelle aree di assemblamento finale. Questo ha determinato una frenata nell’offerta.

Sul fonte della domanda tutte le materie prime ne sono colpite: le scorte aumentano ed il prezzo scende. Il forte abbassamento della richiesta di prodotti petroliferi ne fa abbassare il prezzo mettendo in ulteriore crisi i frackers statunitensi. I produttori di minerali non ferrosi cinesi chiedono l’aiuto del State Reserve Bureau . Il trasporto marittimo, petroliere e portacontainer, subisce la conseguenza sia del fermo produttivo che del fermo “energetico” facendo crollare il costo di trasporto. Le petroliere vengono usate come “stoccaggio galleggiante” per sostenere la domanda ma le capacità di stoccaggio complessive si stanno esaurendo e anche la ripresa dei consumi dovrà scontare gli accumuli contribuendo a tenere bassi i prezzi. Lo sfasamento temporale del contagio tra l’oriente e l’occidente non dà sbocco alla produzione asiatica in ripresa, per mancanza di domanda.

Altresì per alcune produzioni il sovrapporsi del contagio ha determinato uno shock simmetrico tra oriente e occidente che accoppiato al fermo produttivo, ha prodotto contemporaneamente carenza di offerta ed aumento di domanda a livello globale.

La lunghezza della catena di approvvigionamento (supply chain), che è oramai globale, porta alla luce le problematiche connesse alla sua rigidità in caso di shock come quello attuale.
Per esempio un’autovettura è composta da 30000 pezzi. I fornitori OEM e Tier 1 sono fondamentali e basta che uno di questi produttori si blocchi per fermare la produzione dell’intero veicolo. Nel settore automobilistico gli OEM del Nord America dipendono di più dai tier 1 dell’area di Whuan rispetto agli europei. Questo genera asimmetria produttiva tra aree geografiche. Anche a livello continentale si evidenzia come l’interdipendenza sia forte nel settore automotive. Esempio ne sia la catena di fornitura delle aziende italiane per le case automobilistiche tedesche. Oppure il grande porto di Rotterdam in Olanda (il più grande porto d’Europa) da cui transita moltissima merce da/a i grandi paesi manifatturieri europei e che è un importante fonte di entrate per quel governo. Questa considerazione evidenzia quanto le posizioni dei cosiddetti Paesi del Nord nella discussione sugli eurobond sia illogica nel loro stesso interesse.

Nel nostro Paese (e non solo) si deve usare la ratio per agire. Flessibilità, ridondanza e resilienza basate sull’analisi del rischio devono diventare patrimonio delle imprese anche piccole e medie. Lo Stato può e deve accompagnarle in questo percorso.
Il blocco della produzione svuota i magazzini dei beni materiali per mancanza di offerta, il blocco della domanda riempie i depositi di materie prime per eccesso di produzione.
Le scorte (il magazzino), che la politica dell’efficienza finanziaria legata alla produzione “just in time” che tende a diventare “on demand” ha ridotto moltissimo negli ultimi trent’anni, sono scarse e questo aggrava ulteriormente la situazione dell’offerta. L’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale nella catena produttiva ne aumenta ulteriormente la criticità in quando la gestione degli ordini, ai fornitori e subfornitori, è collegata in automatico alla domanda al fine di minimizzare giacenze e scorte per tutti gli anelli della catena del valore.

La scarsa resilienza del sistema produttivo, dovuta alla scarsezza degli stoccaggi, permette il contenimento della perturbazione solo per brevi periodi. Il perdurare della crisi tende a generare forti fluttuazioni del sistema economico portando ad una situazione di caos. L’equilibrio tra domanda e offerta, alla base dell’ideologia del libero mercato, fallisce a causa di un microscopico agente patogeno. Davide contro Golia.

Alcune catene di fornitura sono collegate ai bisogni primari della specie umana e rappresentano quelle che non possono essere interrotte. Cibo e acqua al primo livello, forniture (energia elettrica, gas, connettività) al secondo. Sul secondo livello si attesta anche la catena sanitaria in tutte le sue componenti.

La catena logistica deve essere tarata per garantire in ogni caso le necessarie connessioni al fine di assicurare il funzionamento dei sistemi fondamentali. Il sistema di produzione nazionale deve quindi necessariamente essere in grado di provvedere a garantire il funzionamento dei sistemi di primo e secondo livello atti a soddisfare i bisogni primari. Questo porta ad aumentare la necessità di ripartire da una base locale (filiera corta per cibo ed acqua) e nazionale per forniture, servizi alle abitazioni e servizi sanitari. Insomma tutto ciò che serve all’animale Uomo per sopravvivere. Naturalmente sopravvivere nelle condizioni del XXI secolo.