Dal personale al collettivo

Il sistema produttivo contemporaneo è sempre di più collegato alle capacità astrattive di una serie di persone (gli innovatori) che, utilizzando gli scarti della produzione capitalistica novecentesca, trovano nuovi modelli produttivi. Un’astrazione che individua connessioni tra segmenti di settori diversi per creare nuove catene del valore.

Questo in fondo è quello che gli innovatori hanno fatto con l’estrazione di valore dai rifiuti materiali ed immateriali. In fin dei conti cos’altro sono i “big data” se non lo scarto di un’azione svolta da un utente della rete? I programmatori informatici sono al centro del sistema di trasformazione industriale. Sono loro che disegnano hardware, software, wetware [interazione cervello umano – software] e sono loro che progettano e realizzano gli strumenti stessi della produzione nell’era informatica.

Un esempio è Israele dove la produzione del valore è connessa agli strumenti della produzione (software e brevetti) piuttosto che alla produzione stessa (industria). Innovazione che riguarda tutti i campi come la produzione di tessuto dagli scarti delle arance su cui è nata una start-up in Sicilia. Gli innovatori in era di virus sono anche coloro che utilizzano tecniche già esistenti per rispondere ad un’esigenza in tempi rapidi. Come i “makers” [Artigiani digitali] che hanno utilizzato le stampanti 3D per produrre valvole per i respiratori e per le maschere facciali.

La rapidità di risposta è determinante. La crisi ha mostrato come la presunta adattabilità e velocità di risposta del sistema economico del libero mercato all’introduzione di una variabile incerta che determini instabilità associata a velocità di cambiamento, sia inefficace senza una risposta forte dello Stato. La gestione di una situazione caotica figlia di un evento imprevisto ha manifestato come per la individuazione e la gestione di soluzioni ottimali serva interdisciplinarietà. Per esempio: sociologia (per la fase di comportamento degli individui), economia (comportamento dei mercati), logistica (funzionamento delle catene di distribuzione), protezione civile (organizzazione delle varie vasi di emergenza), produzione industriale (risposta alla produzione per emergenza), competenze STEM (per la modellazione). Serve la biodiversità delle conoscenze manifatturiere per affrontare le crisi del settore produttivo. La rete delle PMI è patrimonio da supportare e rafforzare perché molto più elastica a rispondere alla necessità di produzione in situazioni di emergenza ed è in grado di riconvertirsi rapidamente. 

Questa volta si è evidenziato come davvero “un battito d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas” per dirla come Lorenz. In un sistema così interconnesso come quello dell’attuale storia umana la teoria del caos, già utilizzata nel campo della finanza, trova applicazione per analizzare una situazione di crisi. Naturalmente il database di analisi deve essere continuamente aggiornato perché la teoria stessa non è applicabile per analisi a lungo termine. Il virus è stato un evento “dirompente” ma di eventi dirompenti, alla luce delle connessioni globali tra paesi legati non solo dai trasporti di merci ma soprattutto da internet, ce ne possono essere molti. Eventi che mettono in crisi un sistema globale in cui ci sono molti nodi strategici infrastrutturali (che sia lo stretto di Malacca o lo snodo di Alessandria d’Egitto) e nodi comportamentali, il “sentiment” legato alla finanza globale che reagisce immediatamente ad una perturbazione. Solo tre anni fa il virus informatico Wannacry ha infettato computer in 150 Paesi nel tempo di poche ore. D’altronde viaggia sulla rete alla velocità della luce ed una pandemia informatica può avere effetti devastanti sull’ecosistema informatico globale al pari di un virus biologico per l’ecosistema animale. 

La crisi ha anche evidenziato quanto sia importante l’economia reale piuttosto che la finanza. La crisi ci fa comprendere come sia l’economia reale, con al centro il lavoro dell’uomo come recita l’articolo 1 della Costituzione, la base da cui ripartire per una nuova stagione post emergenza. Una definanziarizzazione del sistema economico è sempre più urgente e certamente più utile al fine di perseguire obiettivi di lunga durata. È il sistema produttivo che difende l’uomo con le mascherine ed i ventilatori. È in sistema produttivo che sostiene l’uomo con il cibo e lo fa arrivare alle nostre case. È il sistema produttivo che realizza gli ospedali e le apparecchiature che ci sono dentro. Infine è l’Uomo, l’abnegazione degli esseri umani, che fa sì che tutto questo funzioni. Non la finanza. La finanza deve accompagnare ed agevolare la produzione e non esserne il baricentro dominante. 

Con il perdurare della crisi si viene a creare un modello finanziario che somiglia a quello che Volterra utilizzò per descrivere predatore e preda. Aumentando le società in difficoltà (prede) quelle forti delle loro posizioni pregresse e nuovi attori finanziari (predatori) possono entrare nel mercato per fare shopping a prezzi d’occasione. In questa fase critica aumenta il numero delle prede e subito dopo aumenterà il numero dei predatori. In questo senso sono necessarie azioni di scudo più forti di quelle che sono utili in una fase non perturbata. Le azioni di rafforzamento del golden power nazionale vanno in questa direzione così come l’intervento dello Stato nell’economia relativamente ai settori strategici. 

Questa crisi ha evidenziato come una maggior pianificazione economica nei settori strategici sia utile in fase di perturbazione per reagire rapidamente ed organizzare il percorso futuro. Come dicono i makers ci sono tre piani d’azione: piano A (il governo produce direttamente tramite le sue controllate o impone la trasformazione industriale al settore privato); piano B (le industrie si trasformano per produrre); piano C (organizzazione spontanea di cittadini, artigiani e makers, con piccole aziende di supporto). Dal punto di vista matematico siamo in una biforcazione di Hopf. Può essere supercritica o subcritica ovvero può portare ad una nuova situazione di stabilità o ad una di instabilità. La scelta di quale strada prendere dipenderà da quanto la “spinta attrattiva” del genere umano verso un nuovo umanesimo sarà forte. Se non sarà sufficiente andremo incontro al buio. 

La crisi ha evidenziato come la pura logica del costo (come ad esempio la localizzazione della produzione di mascherine in Cina) produce minor prezzo nell’ordinario ma gli effetti di sospensione della produzione (per irreperibilità della risorsa) produce costi economici e sociali ancora più forti. 

La vecchia logica della scarsità di un bene per renderlo merce di alto valore ha, insieme ad altri fattori, portato al depotenziamento del sistema sanitario del Paese. Una sanità pubblica depotenziata aumenta il valore economico delle cure offerte dal settore privato. È sempre la domanda della legge e dell’offerta. Lunghe liste d’attesa nel pubblico producono la disponibilità a pagare un prezzo nel privato salvo poi ricorrere al pubblico per il pronto soccorso e tutti i settori che hanno maggior costo e poca redditività Per non parlare della differenza tra aree geografiche diverse sia dentro il Paese che in Unione Europea. Nel primo caso i diversi sistemi sanitari regionali (con tutte le falle che hanno mostrato) sono l’antitesi di quel concetto di Nazione che è alla base del comune sentire di un popolo. Nel secondo caso la contrapposizione produttiva tra nord e sud dell’UE sembra la riproposizione della vecchia questione meridionale italiana di cui si discute da più di cento anni. 

Davanti a noi c’è la necessità di immettere nel sistema una grande quantità di denaro che conseguentemente aumenterà il debito pubblico. 

Questa generazione si dovrà assumere la responsabilità di indebitare ulteriormente le prossime generazioni. Questa generazione dovrà conseguentemente prevedere forme di solidarietà intergenerazionale che possono essere individuabili in strumenti come la dotazione di un capitale da assegnare a tutti al momento del raggiungimento della maggiore età oppure a sistemi di contribuzione progressiva non solo in funzione del reddito ma in funzione del tempo. Insomma strumenti che possano ridurre la difficoltà connesse al raggiungimento dell’uguaglianza di opportunità tra generazioni tanto cara al pensiero liberale.

La logica della scarsità di un bene, spesso collegata all’accentramento in poche mani, è pratica ripetuta nella storia. Nel XIX secolo era la proprietà della terra (campi), nel XX la detenzione della produzione (fabbriche), nel XXI è quella intellettuale (brevetto-copyright). La logica di base è la stessa e basata sulla scarsità del bene rispetto alla platea degli utilizzatori. Gli articoli 27 (commi 2 e 3) del TRIPs prevede eccezioni alla brevettabilità in alcune aree di pubblico interesse. Gli Stati firmatari devono arrivare a stabilire che in situazioni di pandemia (biologica od informatica) non deve intervenire il diritto d’autore. Chi trova la “cura” può essere ricompensato dall’OMS (mediante contributo degli stati aderenti) o da un fondo apposito da istituire presso l’ONU. Tutti gli attori pubblici e privati devono poter produrre il farmaco senza dover pagare il costo delle royalties.

Alla logica della scarsità e della proprietà si contrappone la tendenza alla cooperazione a cui stiamo assistendo in questa fase critica. Dai progetti di computazione distribuita per lavorare sulle proteine del virus ai sistemi open source che si sviluppano, ai sistemi di libera circolazione delle idee con paper scientifici pubblicati anche prima che siano sottoposti a peer review, agli open data per condividere idee e conoscenze.

La crisi ha evidenziato con maggior forza quanto sia importante che i dati siano a disposizione dell’Umanità piuttosto che dei giganti del web. Gli Stati o le loro aggregazioni devono avere il controllo dell’infrastruttura di rete sia che siano i cavi in fibra sia che siano i datacenter dove i dati vengono stoccati, per giungere ad una sovranità sui dati. Sovranità che deve essere nella disponibilità di tutti i cittadini.

La crisi ha evidenziato sempre di più come la cooperazione sia la strada maestra per immaginare ed attuare una società più in linea con l’Uomo, le sue necessità, i suoi bisogni, le sue speranze, i suoi sogni.