Una settimana con Rifkin – 2. Le tre infrastrutture di ogni rivoluzione industriale

Jeremy Rifkin è un famoso economista statunitense di grande visione. Autore di oltre 20 libri tra i quali economia all’idrogeno scritto 20 anni fa fino ad arrivare alla Terza Rivoluzione industriale e il suo più recente Green New Deal.


DAVIDE CASALEGGIO: Al momento ci sono due problemi. Uno è ovviamente l’ambiente e come dici tu, l’ambiente può essere legato alle pandemie e ad altri problemi che potremmo avere e che descrivi molto bene nei tuoi libri. Ma oggi c’è anche la questione dell’impatto economico di questa pandemia che ha scosso le economie, almeno in Europa, ma penso prossime settimane probabilmente anche negli Stati Uniti. Come ne usciremo una volta che potremo pensare di nuovo all’economia?

Perché stavo riflettendo sul fatto che dopo grandi pandemie come l’influenza spagnola, o dopo le due grandi guerre mondiali, abbiamo sempre avuto una ripresa con grandi investimenti da parte degli Stati. Quindi, possiamo iniziare a pensare a che tipo di investimenti lo Stato dovrebbe fare per far crescere di nuovo l’occupazione, per far salire il PIL e avere il mondo in cui vorremmo vivere? Possiamo iniziare a pensare a questo tipo di approccio ora?

JEREMY RIFKIN: Sì, ho consigliato che è quello che dobbiamo fare, e da un po’ di tempo, anche prima di questa pandemia, stavamo cominciando. Come sai, ho contribuito a progettare il piano per l’Unione Europea e come si muoverà verso un’Europa smart e ho anche lavorato con la leadership cinese a quello che abbiamo chiamato China Minute Plus. Quindi abbiamo avuto anni di esperienza e lavorando con la leadership di entrambe le due superpotenze e nella progettazione di un piano che ci permetterà di passare ad una nuova fase di sviluppo economico. Ora, ciò che è successo è che abbiamo bisogno di fare un passo indietro per un momento.

Guardare come le grandi trasformazioni economiche nella storia si sono verificate è la chiave, perché sapere come si sono verificate vuol dire ottenere una potenziale mappa e un orientamento su cosa fare in questa crisi. Perché questa non è solo una depressione ma è una crisi storica. Intendo, davvero senza precedenti.

Permettimi di aggiungere una cosa, sai che l’Europa ha avuto una crisi simile nel Medioevo: è stata chiamata la Peste Nera, più della metà della popolazione europa morì in 200 anni. Allo stesso modo abbiamo avuto la piccola Era Glaciale che ha gelato l’intero continente e tutto il mondo: milioni di persone sono morte di fame perché le coltivazioni non crescevano e quello che ha fatto è portare a un disincanto circa il modo di vedere, narrare, di comprendere il mondo. Era relazionata con la società, perché la Chiesa non era in grado rispondere alle domande. La chiesa continuava a dire che è necessario pregare Dio, o si era peccatori, o che si doveva pagare penitenza, ma niente di tutto ciò ha funzionato.
Così quella visione del mondo è andata in frantumi, non esisteva più una narrazione.
Nella visione cristiana medievale del mondo, Dio non è accorso in aiuto e ciò ha portato all’inizio di un interesse verso una rivoluzione tecnologica e una rivoluzione sociale: nuove tecnologie, il passaggio per il quale gli esseri umani diventando i padroni del loro destino. Ha portato l’Illuminismo e l’Età del Progresso e una nuova filosofia di vita basata sugli esseri umani in grado di prendere il posto di Dio e, si spera, governare la natura attraverso la tecnologia che stavano sviluppando nell’Età Moderna, dal motore a vapore. E permettimi di fare come una premessa.

Ci sono state almeno sette principali trasformazioni economiche nella storia. Non avvengono molto spesso. La ragione è che condividono un comune denominatore, cioè molte volte sono state un colpo di fortuna: in un dato momento, nel corso della storia della civiltà, le tecnologie emergono e convergono per creare quello che noi chiamiamo in ingegneria piattaforma tecnologica per uso generale, cioè un’infrastruttura.
Questa è la chiave: l’infrastruttura che cambia radicalmente il modo in cui gli esseri umani gestiscono il potere e cambiano la loro vita economica quotidiana, la loro vita sociale, la loro governance. Ecco cosa sono queste tre rivoluzioni tecnologiche.

Numero uno, le nuove rivoluzioni della comunicazione sono essenziali, permettono ad una collettività più estesa di riunirsi e creare relazioni complesse e diversificate nella vita economica e sociale.

Numero due: le nuove fonti di energia consentono ad un maggior numero di persone di unirsi in una nuova relazione socioeconomica perché hanno più energia per le attività logistiche.

Numero tre, nuovi tipi di mobilità e logistica consentono a gruppi di persone più complessi e più grandi di riunirsi e avere la possibilità di muoversi e avere la società maggiormente diversificata di cui hanno bisogno.
Così quando la comunicazione si unisce a nuove fonti energetiche, nuove modalità di mobilità e logistica, cambia radicalmente il modo in cui la società gestisce i poteri, la vita economica, la vita sociale e la governance. Cambia il nostro orientamento spazio-temporale, cambia il nostro ambiente, i nostri edifici, le nostre infrastrutture, cambiano i nostri modelli di business e la nostra governance.

Ti farò due esempi e il secondo è fondamentale perché è il punto in cui ci troviamo in questo momento. Quindi se si guarda alla Prima Rivoluzione Industriale, in Gran Bretagna c’è stata una convergenza e questo è successo dopo l’Era Glaciale e la Peste. È iniziata nel 1770. In un primo momento c’è stata la rivoluzione della comunicazione grazie alla stampa di stato. La stampa è stata sviluppata nel 1400, ma la stampa a vapore ha davvero aumentato l’alfabetizzazione, vale a dire quando si è iniziata ad usare l’energia a vapore per la stampa di massa, e quindi a stampare molto velocemente e a buon mercato. Si potevano avere giornali, consegne quotidiane di giornali, si potevano richiedere libri di testo per il nuovo fenomeno chiamato educazione della scuola pubblica.

Così, la rivoluzione della stampa a vapore e poi, nell’ultima parte del XIX secolo il telegrafo, ci hanno permesso un nuovo modo di comunicare, di avere relazioni più grandi e complesse per un numero maggiore di persone consentendo appunto la comunicazione.

Poi alla rivoluzione della comunicazione si univa una nuova fonte di energia, il carbone raccolto dallo stesso motore a vapore utilizzato per la rivoluzione della stampa. Poi il motore a vapore è stato messo su rotaia per la mobilità e la logistica, tramite le ferrovie. Così, l’unione tra comunicazione, energia, mobilità e logistica, ha cambiato il nostro orientamento spazio-temporale.
Immagina le persone in grado di utilizzare la stampa per comunicare tra loro al di là della comunicazione orale e poi, naturalmente, la locomotiva… 50 miglia all’ora.

Tutto questo ci ha portato a cambiare il nostro ambiente edilizio, siamo arrivati alle grandi città, mercati urbani e quelle città hanno creato un fitto agglomerato urbano grazie ai trasporti. Poi, quello che è successo dopo, cioè abbiamo creato i mercati nazionali poiché avevamo comunicazione, energia, mobilità. Ciò ha riunito grandi gruppi di persone in tutta la Gran Bretagna. I mercati nazionali hanno dato origine ai governi nazionali in tutto il mondo, e i governi nazionali hanno cambiato la nostra filosofia di vita e ci hanno portato in un mondo nuovo.

Se si guarda la Seconda Rivoluzione Industriale negli Stati Uniti abbiamo avuto una convergenza simile nel XX secolo. La grande rivoluzione della comunicazione era il telefono, che è stata probabilmente la più grande rivoluzione nella storia. Prova a pensare alle persone che comunicano a quella velocità a migliaia di miglia di distanza.

Poi la radio e la televisione, così negli Stati Uniti, questa rivoluzione della comunicazione si univa ad una nuova fonte di energia: il petrolio del Texas.

Poi Henry Ford ha messo tutti sui trasporti con motore a combustione interna, la ferrovia, i trasporti via mare e aria. Quella rivoluzione ci ha portato dai mercati nazionali alla globalizzazione, e con la globalizzazione ci ha portato a gigantesche multinazionali integrate verticalmente, “Fortune 500”, per gestire la logistica e la catena di distribuzione. Ci ha portato anche alla costruzione di un nuovo ambiente, dall’ambiente urbano a quello suburbano.

D.C.: Nel tuo libro parli del modo intelligente di trattare l’elettricità e di nuove infrastrutture in grado di farlo, questo è quello a cui vuoi arrivare?

J.R.: Sì, è esattamente la direzione in cui dobbiamo andare. Attualmente sto lavorando con la Commissione Europea e il Parlamento Europeo e ora stiamo digitalizzando la Rete elettrica, trasformandola in Internet dell’Energia, perché quei milioni di attori che producono energia solare ed eolica dove vivono e lavorano, condividono quella che non usano.

Condividere l’elettricità del governo mediante algoritmi, sempre più elettricità digitalizzata, maggiore energia rinnovabile, per la condivisione dell’energia con gli altri così come già condividiamo le notizie, la conoscenza, l’intrattenimento tramite la comunicazione via internet, utilizziamo la stessa tecnologia dei big data. È la stessa cosa. Unisce i due Internet e uno si organizza con l’altro.
Ora, questi due tipi di Internet si stanno unendo con un terzo internet, quello della mobilità e della logistica digitale, fatta di veicoli elettrici e di grandi autocarri a lunga percorrenza. Quei veicoli elettrici saranno alimentati da energia solare ed eolica tramite l’internet dell’energia e saranno autonomi su strade, ferrovie, via mare e via terra, nei prossimi dieci anni. Gestiti dagli stessi dati, dalle analisi, dagli stessi algoritmi della governance che usiamo per condividere le notizie, la conoscenza, l’intrattenimento sull’Internet per la comunicazione e condivideremo energia tra di noi tramite la rete dell’energia solare ed eolica.

I tre Internet sono progettati per gestire il potere e la comunicazione, l’energia, la mobilità, la logistica della società. Cavalcano l’onda dell’Internet delle Cose, in virtù del quale stiamo mettendo i sensori in tutto il mondo: campi agricoli, fabbriche, smart home, veicoli smart, magazzini. Si raccolgono dati ed entro il 2030 saremo interconnessi in tutto il mondo e cambierà profondamente il modo in cui gli esseri umani organizzeranno la loro vita quotidiana.

Il lato positivo di tutto questo è che potremo collegarci con il mondo intero e ci sposteremo dalla globalizzazione, dalla Seconda Rivoluzione Industriale.
Prima c’erano i mercati nazionali, poi la globalizzazione. Ora stiamo passando alla “glocalizzazione” e cioè verso le regioni di tutto il mondo, non solo la Catalogna e la Scozia. Lo vedi in Italia la tecnologia è conveniente. Lo hai visto nel mondo politico con quello che hai fatto in Italia, il primo esperimento politico al mondo, ma sta diventando così conveniente che le imprese locali, le cooperative e le PMI possono coinvolgere altri in tutto il mondo con costi fissi molto bassi e costi marginali prossimi allo zero; possono bypassare alcune di quelle enormi multinazionali verticalmente integrate “Fortune 500” di cui avevano bisogno come intermediarie per la filiera logistica.

Ci stiamo spostando dalla globalizzazione alla glocalizzazione e gli abitanti non saranno più isolati, così anche gli edifici urbani e suburbani cambieranno, i nuovi edifici saranno dei grandi nodi. Tutti gli edifici che avete in Italia oggi, saranno ristrutturati per diventare resilienti al cambiamento climatico e alle pandemie.


Una settimana con Jeremy Rifkin torna domani sul Blog delle Stelle…

Rileggi qui le altre interviste di Davide Casaleggio per la rubrica “L’economia ai tempi del Coronavirus”

• Intervista a Jean Paul Fitoussi

• Intervista a Wolfgang Münchau

• Una settimana con Rifkin – 1. L’era della resilienza