Prima vinciamo la guerra contro il Coronavirus, poi ricostruiamo insieme

 

In questo periodo così surreale, dove il tempo passa sicuramente in maniera diversa, forse si è persa la percezione del tempo e allora forse è necessario ripercorrere il periodo che va dall’inizio di questa tragedia all’emanazione del decreto CuraItalia. Ripartiamo dal primo giorno, il 21 febbraio, in cui vengono confermati 16 casi, 14 Lombardia e due in Veneto. Nello stesso giorno, immediatamente, il Ministero della Salute emana un’ordinanza che prevede la quarantena per chi è stato colpito e 48 ore dopo Conte emana un dpcm per i comuni della Lombardia e del Veneto coinvolti. Il primo marzo, dopo 9 giorni, si estendono misure di sicurezza in tutto il territorio nazionale. Il 4 marzo si chiudono le scuole, il 9 marzo l’Italia diventa interamente zona rossa dopo 18 giorni. In 18 giorni quindi si passa da una normalità quotidiana a una chiusura di tutto il Paese, con tutti i settori coinvolti. Per la prima volta nella storia mondiale un Paese affronta una situazione del genere.

Io, in questi giorni, sto sentendo sempre un ritornello che sta diventando continuo: la politica sta facendo decidere la scienza e non ha il coraggio delle proprie azioni. Ma questa cos’è se non una scelta politica? Aver preso una decisione così importante dopo aver ascoltato la scienza? Io sono orgoglioso che massimi esperti delle comunità scientifiche di tutto il mondo siano ammirati da come, testuali parole, “per la prima volta in anni di carriera vediamo un Governo che si sta confrontando e sta valutando le evidenze scientifiche per prendere le decisioni”. Fa sorridere come il MoVimento 5 Stelle fosse dipinto come composto da quelli che credevano ai terrapiattisti, mentre ora, visto che ascoltiamo la scienza, siamo attaccati per il contrario. Qualunque cosa facciamo, noi sbagliamo. Eppure la politica può anche decidere di non ascoltarla la scienza e lo fa spesso. Un esempio? Sul cambiamento climatico tutti gli scienziati in tutto il mondo ci stanno dicendo che o si cambia politica o è una catastrofe; noi da quando siamo al Governo abbiamo posto in Europa questo tema con serietà ma, sia in Italia sia in Europa, in tanti dicono che quegli scienziati sono dei catastrofisti!

Il presidente Conte ha sempre avuto la chiarezza di parlare di due criteri: adeguatezza e proporzionalità e ha sempre ribadito e rivendicato le scelte politiche con tutte le responsabilità del caso. In quei diciannove giorni, mentre arrivavano i bollettini di guerra e ci si apprestava a vivere una situazione surreale, molti di noi si sono chiesti ovviamente come avrebbero reagito gli italiani di fronte a una situazione del genere e io credo che noi, da italiani, dobbiamo chiederci scusa perché siamo sempre descritti come un popolo geniale ma sregolato, un po’ allergico alle regole ed invece col silenzio di quelle città, col vuoto di quelle città che sono state un colpo emotivo, stiamo dimostrando e abbiamo dimostrato un senso di responsabilità e un senso civico incredibile e che nessuno in Italia probabilmente si aspettava. In quei giorni in cui il Governo, grazie a una maggioranza coesa perché nessuno ma nessun governo può fare delle scelte del genere se non c’è una maggioranza coesa, faceva dei provvedimenti del genere.

E poi in quei giorni c’era anche un leader dell’opposizione di cui non cito il nome perché altrimenti magari si surriscalda, quello che addirittura voleva pieni poteri qualche tempo fa, il quale 27 febbraio si riferiva a Milano e alla Lombardia dicendo: riapriamo tutto, bar, ristoranti, negozi, musei, centri commerciali, palestre. Noi non osiamo immaginare, non vogliamo immaginare cosa sarebbe potuto accadere all’Italia se a guidarla ci fosse stato un personaggio del genere e non possiamo immaginare cosa sarebbe accaduto a tutto il Paese se non avessimo adottato delle misure così perentorie.

In quel periodo diceva “dovete stanziare 7 miliardi – 10 miliardi – 20 miliardi e il Governo ne ha stanziati subito 25! Una manovra di bilancio fatta in 20 giorni, coscienti che non sarebbe stata, ovviamente, l’unica risposta; i 600 euro per gli autonomi, la cassa integrazione in deroga di 5 miliardi, l’aumento dei posti letto in terapia intensiva da 5.343 a 8.370. Potevamo fare di meglio? Certo, potevamo di fare di meglio ma questa è la cronaca di 23 giorni da quando è iniziato il contagio in Italia a quando abbiamo stanziato i soldi. In questi giorni, in questo Palazzo e anche nei talk show televisivi, sembra quasi che si faccia il tifo contro il Governo e contro la maggioranza. Io questo lo trovo surreale: se qua perde il governo e perde la maggioranza, perde l’Italia, perdiamo tutti e, se vinciamo, vinciamo tutti; quindi questa ricerca del consenso continua e queste polemiche sono assurde.

Infine, siamo alla vigilia del 25 aprile, io vorrei augurare a tutte le italiane a tutti gli italiani un buon 25 aprile, ricordando che in quella guerra hanno combattuto insieme monarchici e repubblicani, comunisti e cattolici, anarchici e liberali. Prima hanno vinto e poi hanno ricostruito l’Italia.