La Rai, tra gli errori di Barachini e l’inadeguatezza di Foa

a cura dei portavoce del MoVimento 5 Stelle della Commissione di Vigilanza Rai


Da più di dieci giorni assistiamo al balletto dei personalismi che calpestano le istituzioni e il giornalismo libero. Da più di dieci giorni assistiamo a un cortocircuito causato dagli errori del presidente della Commissione di Vigilanza Rai Alberto Barachini e all’inadeguatezza del presidente della Rai Marcello Foa.

Da più di dieci giorni chiediamo trasparenza e il rispetto delle regole istituzionali e per questo veniamo tacciati di ‘minacce’.

Ma facciamo un passo indietro.

Era venerdì 10 aprile. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte indice una conferenza stampa per comunicare la proroga fino al 3 maggio delle misure restrittive per contrastare il contagio da Coronavirus. Il Tg1 e RaiNews24 decidono di mandare la conferenza in diretta, come peraltro fa anche il Tg di La7. Fin qui nulla di strano. Siamo infatti in una fase di estrema emergenza e, secondo il Testo Unico Radiotelevisivo – art.33, siamo nella fattispecie di “Comunicati di organi pubblici”.

Durante la conferenza, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sente il dovere di smentire una fake news diffusa da Matteo Salvini e Giorgia Meloni e spiega che il governo italiano non ha sottoscritto il Mes ricordando peraltro che fu proprio il governo di centrodestra, il 3 agosto 2011, ad approvare il decreto di ratifica di questo strumento durante un Consiglio dei ministri. Governo di cui facevano parte sia Giorgia Meloni sia alcuni esponenti della Lega: Roberto Calderoli, Roberto Maroni, Umberto Bossi.

Cosa succede dopo? Le opposizioni insorgono. E il giorno dopo, a fronte di pochi secondi di una frase detta dal presidente Conte, Salvini e Meloni compaiono intervistati in tutti i tre principali telegiornali della Rai.

Il presidente della Commissione di Vigilanza, Alberto Barachini (Forza Italia), infatti, abdicando totalmente al suo ruolo super partes manda una lettera alla Rai. Una lettera personale, politica, ma scritta su carta intestata della presidenza della Vigilanza. Di questa lettera l’ufficio di presidenza della Commissione non viene informato. Il testo della lettera sarà reso noto solo molti giorni dopo. E nella lettera chiede un riequilibrio dell’informazione. Già qui il primo enorme e grossolano errore.

Le repliche, le rettifiche – art.8, legge sulla stampa n.47 del 1948 – vengono richieste direttamente alle testate e direttamente dai diretti interessati. Quindi Matteo Salvini e Giorgia Meloni avrebbero dovuto semplicemente chiedere ai direttori del Tg1 e di RaiNews24 una replica, con visibilità analoga a quella di Conte.

Cosa c’entra Barachini? Cosa c’entra mandare una lettera all’azienda?

Una lettera – come abbiamo detto – personale, fatta senza il coinvolgimento della commissione. Una scelta che ha poi impattato sulla linea editoriale del servizio pubblico. Barachini ha insomma sollecitato con imperiosità un diritto di replica per i leader dell’opposizione comportandosi non come il presidente di una Commissione di garanzia ma come un esponente politico che entra a gamba tesa nella Rai.

E da qui parte un cortocircuito informativo con il quale – per gli spazi concessi sui tre principali tg della Rai – si è tradito il principio di equilibrio e di libertà editoriale del servizio pubblico.

Ponendo anche che il Tg1 e Rainews24 avessero deciso di concedere spazi di replica attraverso questo metodo del tutto irrituale, cosa c’entravano il Tg2 e il Tg3 che hanno comunque mandato in onda minuti e minuti di interviste a Salvini e Meloni?

A tutto questo si aggiunge il presidente della Rai, Marcello Foa che rilascia un’intervista liquidando la vicenda come archiviata e risolta. Lui che avrebbe dovuto respingere questa lettera personale, fa tutt’altro, mettendo di fatto un timbro notarile sull’intera operazione.

Non finisce qui. Siamo abituati infatti a sentire il centrodestra calpestare a piè pari tutto ciò che è l’informazione libera, a partire dalla trasmissione “Report”, che in questo periodo sta portando avanti delle inchieste per far luce sulle gestioni dell’emergenza Coronavirus da parte delle Regioni.

Ma ascoltare un presidente che dovrebbe essere di garanzia non prendere le parti dei giornalisti Rai è stata l’ennesima dimostrazione della sua inadeguatezza.

Noi abbiamo votato Foa, a volte ne abbiamo anche difeso l’operato, ma di certo abbiamo sempre detto che lo avremmo giudicato proprio in base a questo operato.

E nel caso del servizio del Tg1 di Stefania Battistini su Alzano lombardo che faceva luce sulla diffusione del coronavirus nel bergamasco intervistando un primario con il volto coperto, ma non anonimo, siamo davvero rimasti delusi dal presidente Foa.

Foa avrebbe dovuto sapere che la giornalista in questione aveva chiamato una controparte ma che proprio questa controparte non era voluta intervenire nel servizio. E così, di fronte a un servizio ben fatto, vero, davanti ad attacchi politici da parte del centrodestra – che sta difendendo con le unghie e con i denti l’operato della giunta leghista della Lombardia – il presidente di garanzia della Rai non ritiene di difendere l’operato della giornalista e del direttore, ma se ne dissocia facendo addirittura lezioni sulle fonti anonime. Che anonime, come abbiamo visto nemmeno erano.

L’azienda del servizio pubblico – lo abbiamo sempre detto – è una ricchezza di tutti. Per questo non può permettersi un presidente inadeguato. Così come la commissione di Vigilanza deve essere guidata da un presidente che rispetti i sui componenti e tutti gli step istituzionali. Questo serve per garantire l’equilibrio dell’informazione, la libertà e l’autonomia dei giornalisti.