Facciamo chiarezza sul MES: che cos’è e perchè non serve

A partire da oggi pubblichiamo un approfondimento tematico in più puntate sul MES e sugli strumenti che servono all’Europa per uscire dalla crisi sanitaria e dal ghetto dell’egoismo. ‘Ci sono giorni in cui il mondo mente, giorni in cui dice il vero. Oggi dice il vero e con quale triste e insistente bellezza’ (Albert Camus).

CHE COSA È IL MES?

Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è un fondo nato con l’obiettivo di salvare gli Stati in difficoltà a seguito della crisi finanziaria del 2007-2008. Il bilancio di questo fondo è di 704 miliardi di euro: 80 miliardi già versati dagli Stati aderenti più altri 624 miliardi in capitale di garanzia, che verranno versati cioè solo in caso di necessità.

QUANTO COSTA?

Ogni Stato contribuisce in maniera proporzionale alla quota che ciascuna banca centrale nazionale detiene dell’azionariato della Banca centrale europea. L’Italia, dunque, con il suo 17,9% di contribuzione ha versato a questo fondo 14 miliardi di capitale e ne ha messi a garanzia altri 111, per un impegno totale di 125 miliardi.

A COSA SERVE?

Il MES serve a mobilitare risorse finanziarie e fornire sostegno alla stabilità finanziaria dei Paesi aderenti, secondo rigorose condizioni legate al tipo di strumento scelto. L’emissione di questi strumenti finanziari viene garantita  dalla conclusione di intese o accordi con gli Stati membri, con istituzioni finanziarie e con entità terze. Il MES, di fatto, finanzia gli Stati richiedenti in cambio della sottoscrizione di un accordo (memorandum of understanding) per la realizzazione di rigide misure di aggiustamento fiscale e macroeconomico.

IL PRECEDENTE IN GRECIA

Nel maggio del 2010, l’Europa e il Fondo monetario internazionale per scongiurare l’insolvenza nei pagamenti concedono un primo prestito alla Grecia di 110 miliardi di euro in tre anni, ma questo non basta.
Nell’ottobre 2011 scende in campo il MES: i leader europei elaborano un secondo piano di salvataggio con una dotazione di 130 miliardi, e così ad Atene arriva la Troika.
Nella notte tra 12 e il 13 luglio 2015, la Grecia e i creditori raggiungono un terzo accordo dove viene concessa una nuova assistenza finanziaria. Per ognuno di questi prestiti c’è dietro una manovra lacrime e sangue e l’imposizione dell’austerity. Il debito pubblico greco, anziché calare, decolla.
Una relazione del Commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, a seguito di una missione che si è tenuta dal 25 al 28 giugno 2018, definisce quello che è successo in Grecia una violazione dei diritti umani. Tagli a stipendi, pensioni, prestazioni sanitarie, aumento di suicidi e persino dei tassi di HIV per i consumatori di droghe: il quadro che emerge viene definito una vergogna per tutta l’Europa.

IL MES OGGI

E arriviamo ai giorni nostri e all’accordo raggiunto lo scorso giovedì 9 aprile dall’Eurogruppo. La risposta europea alla crisi è frutto di un compromesso che prevede l’utilizzo di quattro pilastri:

  • l’intervento della BEI a sostegno delle Piccole e Medie Imprese
  • i prestiti Sure come sussidio per chi perde il posto di lavoro
  • il Recovery fund per finanziare la ricostruzione
  • infine, c’è anche il MES

O meglio, attenzione: il MES c’era anche prima, come dimostrano i danni causati in Grecia.
L’Eurogruppo però propone di modificarlo con una nuova linea di credito, ribattezzata ‘Pandemic Crisis Support’, che riguarderà esclusivamente il finanziamento della spesa sanitaria e di prevenzione diretta e indiretta, fino a un ammontare del 2% del PIL. Le condizionalità vengono eliminate solo per l’accesso al credito, ma non per la restituzione. Quando infatti la crisi sanitaria verrà superata, gli Stati membri  – si legge nelle conclusioni dell’Eurogruppo – “rimarranno impegnati a rafforzare i fondamenti economici e finanziari, coerentemente con i quadri di coordinamento e sorveglianza economica e fiscale dell’Ue, compresa l’eventuale flessibilità applicata dalle competenti istituzioni dell’Ue“. Non c’è la Troika, non c’è un Memorandum come quelli voluti e votati durante il governo Berlusconi IV ma, di fatto, l’austerity entra dalla finestra anziché dalla porta principale, ma sempre in casa è.

In ogni caso resta il fatto che il MES, per entrare in funzione, deve essere attivato da uno Stato e il governo italiano non ha alcuna intenzione di farlo.  Inoltre, come ha ammesso il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis in una intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt, nessuno Stato europeo ha finora mostrato l’interesse di utilizzare il MES.

IL M5S È #MesNoGrazie

Il MoVimento 5 Stelle non sosterrà mai il MES perché:

  • implica una cessione di sovranità e ipoteca il futuro dei cittadini
  • non ha nessun beneficio reale per i conti pubblici anche perché, grazie al quantitative easing della BCE, il tasso di interesse dei titoli di Stato italiani resta oggi moderatamente basso.
  • non ha nulla a che fare con la solidarietà europea perché non prevede trasferimenti ma prestiti, cioè di fatto debiti che si aggiungono a quelli già in essere e che vanno ripagati con tagli ai diritti dei cittadini.
  • non è uno strumento adeguato a combattere questa crisi che è simmetrica, colpisce tutti i Paesi membri e tutti i cittadini allo stesso modo. Come ha più volte ribadito il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, servono nuovi strumenti europei e tutto il MoVimento 5 Stelle è con lui in questa battaglia.