Misure a difesa di 14 milioni di lavoratori, pronti a nuovi interventi

di seguito l’intervista al Corriere della Sera (a cura di Lorenzo Salvia) di Nunzia Catalfo, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali


«II decreto dà sostegno a 14 milioni di lavoratori. Uno sforzo senza precedenti. E, se sarà necessario, rifinanzieremo tutte le misure».

Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro, eppure c’è chi si lamenta. I 600 euro per i lavoratori autonomi sono una tantum o stabili? E lasciano fuori alcune categorie, come gli ingegneri o gli avvocati

«I 600 euro sono mensili, quelli stanziati in questo decreto sono per marzo. Se l’emergenza dovesse continuare li rifinanzieremo per aprile. Quanto alle categorie che restano fuori, le loro casse hanno dei meccanismi di intervento. E nel decreto c’è un fondo di ultima istanza che servirà a indennizzare, tendenzialmente con 600 euro al mese, chi è rimasto fuori».

E la cassa integrazione? Può essere usata per tutti i lavoratori o c’è un tetto?

«Per tutti. Anche dalle aziende che hanno un solo dipendente, anche per chi ha un solo giorno di anzianità».

Ma c’è il rischio che per chi arriva ultimo non ci siano più soldi?

«Le procedure saranno definite a breve. In ogni caso quel rischio non c’è. Le risorse basteranno perché sono state tarate proprio per coprire tutti. E, se necessario, ne aggiungeremo di nuove».

Alcune aziende hanno messo in ferie i dipendenti. Loro si possono opporre?

«Spesso sono i contratti aziendali a disciplinare le modalità di fruizione delle ferie. Ma sarebbe auspicabile che le grandi aziende, se necessario, usino la cassa integrazione per la sanificazione, come stabilito dal protocollo stipulato con le parti sociali».

Il blocco dei licenziamenti annulla quelli fatti dal 23 febbraio in poi per 60 giorni? Ma la retroattività non è incostituzionale?

«No, è un periodo eccezionale e nessuno deve perdere il lavoro a causa di questa emergenza. Per i licenziamenti collettivi vengono sospese le procedure in essere. Mentre è posticipata la possibilità di intimare in questo periodo nuovi licenziamenti collettivi e/o individuali per motivi economici. Questo perché le aziende avranno sempre l’alternativa della cassa integrazione».

Ma il blocco vale anche per i lavoratori domestici, colf, badanti e baby sitter, che in molti casi non vanno al lavoro perché hanno paura di prendere bus e tram?

«No, alla luce della differente disciplina che ne regola il recesso, per questi lavoratori continueranno a valere le regole ordinarie. In ogni caso per i lavoratori del settore domestico si potrà prevedere un indennizzo, sul modello di quello dei lavoratori autonomi, ma con cifra da definire».

In questo settore c’è molto sommerso. Anche lei, come Virginia Raggi, è vicina a chi ha perso il lavoro in nero?

«Il lavoro nero non dovrebbe esistere. Anche se spesso è proprio il lavoratore il soggetto debole. Quindi no al lavoro nero, sì a quello contrattualizzato. E per chi è in difficoltà c’è il reddito di cittadinanza, che è anche uno strumento per combattere il nero».

Un dubbio sul congedo parentale: può essere preso anche se l’altro genitore è in smart working? «Intanto ricordo che i giorni di congedo sono pagati al 50% a prescindere dal reddito. E poi sì, può essere preso anche se l’altro genitore è in smart working, che è lavoro a tutti gli effetti».

Quanti lo fanno?

«Con un’elaborazione dei dati all’80%, risultano 720.592 lavoratori in smart working. Di questi 554.754 attivati a seguito dell’emergenza. Nel mio ministero, su 761 dipendenti, sono 509, e altri 50 a breve».

Ma, quando questo incubo finirà, lo smart working sarà un’opportunità per conciliare lavoro e famiglia oppure un alibi per le aziende che vogliono sfoltire?

«Un’opportunità. In questo l’emergenza ha accelerato un processo virtuoso».

Ultima cosa: i due morti alle Poste, i sindacati che chiedono lo stop. Che fare?

«Sono vicina a tutte le persone che svolgono servizi essenziali: medici, forze dell’ordine e anche il personale del servizio postale. Stiamo prendendo tutte le precauzioni possibili, ad esempio con la consegna di pacchi o raccomandate senza raccogliere la firma, in modo da limitare i contatti. Ma il servizio postale è essenziale e va garantito».