Da scuola abbandonata a Cultural hub: il caso di Art 33

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento, così recita l’articolo 33 della nostra Costituzione.

Ogni luogo può diventare una palestra dove allevare talenti e passioni, studiare e far affiorare l’estro.

Sono tantissimi i luoghi abbandonati nelle nostre città, spazi lasciati a marcire in attesa che qualcuno li salvi e dove il destino non ha in serbo nulla di buono. Poi esistono i luoghi recuperati, quelli nati da edifici orfani che, da “terre di nessuno” , si trasformano in eccellenze dei nostri quartieri.

Come per l’ex edificio scolastico Giotto-Monti, situato nella zona orientale di Napoli, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, dove ora ha sede un hub culturale: Art 33.

Ne abbiamo parlato con la referente del centro Maria Rosaria Teatro, donna che ha scelto l’avvocatura come professione e il sociale come passione:


• Maria Rosaria, partiamo dall’inizio della vostra storia: c’era una volta una scuola inutilizzata… e adesso?

Adesso c’è Art 33 Cultural Hub, un luogo di incontro, di sperimentazione, di innovazione e di creazione. Partendo da un forte legame con la dimensione locale intendiamo attivare processi di inclusione sociale, rigenerazione urbana e innovazione artistico – culturale, per dar vita ad un nuovo modello di sviluppo territoriale delle periferie. Esso si compone di due piani sovrapposti: al piano terra è allocata la sala teatrale Nest, mentre al primo piano vi è lo spazio coworking, la sala prove musicali, sala prove e formazione, spazi espositivi, sala riunioni e uno spazio cucina.

Tutti gli spazi sono concepiti per essere strettamente connessi tra loro: chi frequenta il coworking, ad esempio, potrebbe ritrovarsi a partecipare ai corsi proposti, piuttosto che immerso nella musica o a scambiare quattro chiacchiere e a rilassarsi negli spazi comuni.

• La scuola è ubicata nella zona est di Napoli, ex quartiere a trazione operaia ora con un tasso di disoccupazione e di dispersione scolastica tra i più alti della città. In un contesto socio-economico come questo, quanta fatica costa convertire la narrazione del territorio, dal degrado alla bellezza?

Educare alla bellezza, favorendo lo sviluppo del senso estetico, come ogni processo educativo ha bisogno di tempo, dedizione e passione, ma, soprattutto, ha bisogno del coinvolgimento di tutte le agenzie educative, a partire dalle famiglie, e della complicità delle Istituzioni, da quelle più prossime, come la Municipalità e Comune, a quelle Nazionali.

Ma il vero problema sta proprio nel conciliare i tempi dettati dalla burocrazia, lenti e farraginosi, con i tempi diretti e immediati di cui necessita la cura delle relazioni.
Tali dissonanze spesso rendono inefficace le azioni messe in campo e mettono a dura prova la nostra passione e motivazione.

• Come ha risposto il territorio?

Il territorio risponde molto positivamente in termini di apprezzamento, di collaborazione e di partecipazione alle attività che proponiamo. Ormai si è consolidato con le scuole un ottimo rapporto di collaborazione, allo stesso modo il nostro centro diventa sempre più spesso il luogo dove le associazioni possono incontrarsi e co-progettare mettendo in rete le rispettive competenze e risorse.

Ciò potenzia certamente l’impatto sociale delle azioni messe in campo.

• Proiettiamoci nel futuro. L’esperimento di creare dal nulla un teatro e un hub culturale potrà essere replicata anche in altri quartieri che condividono la stessa sorte dell’area est della città? Reputi necessario che le nostre città debbano ripartire dal paradigma della rigenerazione urbana?

Credo che la nostra esperienza possa essere tranquillamente replicata, perché appropriarsi di uno spazio pubblico inutilizzato per riqualificarlo e renderlo risorsa del territorio è, a mio avviso, un diritto/ dovere del cittadino.

Noi non siamo più bravi degli altri, ma abbiamo dimostrato che, come si dice dalle nostre parti, “sepofa’ ”.

Certo che, bisogna ripartire dalla rigenerazione urbana. L’educazione alla bellezza parte dallo sguardo, e vivere in luoghi/spazi che visivamente trasmettono emozioni e sensazioni di benessere ci fa compiere il primo passo.