Gli abiti più alla moda? Sono quelli che si scambiano

Siete mai stati a uno swap party?

È una festa organizzata con lo specifico obiettivo di scambiarsi quegli abiti ancora in ottimo stato che però per diverse ragioni non indossiamo più. Negli ultimi anni, anche grazie alla crescita della sensibilità ambientale, lo scambio va di moda e tante nuove iniziative finalizzate al riuso e al baratto di indumenti si affiancano ai sempreverdi mercati dell’usato. 

Bancarelle e negozi dei vestiti di seconda mano fanno segnare importanti trend di crescita, al punto che iniziano a insidiare i marchi della moda low cost, anche definita “fast fashion”. Ma anche Internet dà un importante contributo al mercato del riuso e dello scambio di abiti, con app e siti dedicati agli appassionati del genere, o a chi pensa che il modello usa e getta per i vestiti non sia più sostenibile.

Iniziamo dai vestiti per i neonati. Federconsumatori stima che per l’abbigliamento dei più piccoli si possa arrivare a spendere fino a 3.000 euro all’anno, cifra che incide non poco sulla somma complessiva che in genere una famiglia impiega per mantenere un bambino nei suoi primi 12 mesi di vita. 

Per andare incontro ai genitori, ma anche per affrontare in maniera seria il problema del fast fashion che è causa di spreco di risorse e inquinamento ambientale, è nata la startup italiana You Koala. Si tratta di un armadio virtuale al quale è possibile abbonarsi: basta indicare il sesso, la data di nascita e l’altezza dei bambini per poter consultare il catalogo dei vestiti a disposizione. Si riceve così a casa un kit personalizzato che si potrà usare fino a quando le taglie lo permettono. Quando il bambino sarà troppo grande per quei vestiti, i genitori potranno restituire gli abitini e ricevere un nuovo kit adatto alle nuove esigenze. I vestiti saranno lavati e sterilizzati e solo dopo condivisi con altri. 

Sempre per i bambini, ma utile un po’ a chiunque voglia rinnovare il suo guardaroba all’insegna della circolarità, anche un’altra startup italiana Armadio Verde: per ogni vestito dismesso il servizio assegna delle stelline a chi vuole liberarsi di qualche capo, in base alla sua qualità. Il punteggio serve all’utente per acquistare altri vestiti sul sito, pagando solo per il servizio di scambio. È possibile anche solo comprare, scegliendo all’interno della collezione. 

Un armadio “infinito” è anche quello di Dress You Can. Ha una clientela diversa da quella delle altre iniziative descritte perché si rivolge soprattutto agli appassionati di moda che vogliono provare il piacere di vestire un abito di alta moda senza spendere una fortuna per comprarlo. Gli utenti di DressYouCan possono iscriversi al portale e noleggiare l’abito dei loro sogni. Una startup basata sulla condivisione per rendere più accessibili dei vestiti a tutti e non solo alle élite, come succede per gli articoli più costosi.

Insomma, che lo si faccia per variare i vestiti da mettere ogni giorno o per realizzare un desiderio altrimenti inarrivabile, il risultato dello swap o dello sharing applicati al mondo della moda consente di aprire i guardaroba di chi vuole condividere e magari evitare lo spreco, dando nuova vita a vestiti che altrimenti finirebbero dimenticati in un armadio o nella pattumiera.