Commercio estero: dati ottimi, riforme eccellenti

L’ISTAT ha appena chiuso i calcoli sul commercio estero per il 2019 con i Paesi Extra UE e, come avevo anticipato sui dati parziali, possiamo dire che è stato un anno eccellente.

Rispetto al 2018, infatti, l’Italia ha chiuso con un +3.8%, più del doppio rispetto alla performance del 2018 quando era stato registrato un +1.7% sul 2017.

E tutto ciò nonostante le flessioni congiunturali frutto della guerra dei dazi e del rallentamento complessivo del commercio internazionale. Segno della grande reattività delle nostre PMI, capaci di adattarsi con rapidità al mutare degli scenari, e della capacità di Governo e istituzioni di assistere le nostre imprese nei loro percorsi all’estero, segno della crescente importanza dell’azione di diplomazia economica.

Se guardiamo ai singoli mercati infatti, scopriamo una diretta correlazione tra azione di governo e risultati: cresce infatti la Cina sul dato mese su mese (quello che qualche giornalista da strapazzo usava, maldestramente, per dimostrare un inesistente calo dell’export), mentre sull’anno cresce del 19.7% il Giappone, grazie anche all’accordo di libero scambio con la UE, entrato in vigore dal 1º febbraio 2019, che abbiamo sostenuto da principio.

Interessante anche la leggera ripresa dell’export verso la Russia con un +4.7% nonché il +6,4% sui Paesi ASEAN, un’area promettente su cui abbiamo puntiamo con missioni nelle Filippine, in Malesia e in Indonesia, e dove torneremo a breve, con una mia missione a febbraio in Vietnam e una nuova missione di sistema a fine anno, nonché con altre missioni mirate nelle principali capitali dell’area.

Questi sono numeri, inoppugnabili e chiaramente frutto di un’azione precisa del nostro governo negli ultimi due anni.

Ciò che vorrei trasmettervi, però, è quanto di nuovo abbiamo stanziato sul piano delle politiche promozionali e delle agevolazioni all’export per il 2020, tenendo ben presente le esigenze delle PMI oltre a ciò che abbiamo fatto sul 2019:

  1. Prorogato il credito d’imposta (fino a 60.000€ su un fondo ad esaurimento da 10 milioni di euro) per le spese volte all’internazionalizzazione delle PMI, come quelle per la partecipazione a fiere ed esposizioni nazionali e internazionali;
  2. Rifinanziato il Piano Straordinario Made in Italy, che è stato finalmente messo a regime e dispone di 120 milioni di euro per il 2020;
  3. Rifinanziato per 50 milioni di euro il Fondo Simest “394/81”, utilizzato in gran parte per erogare crediti agevolati alle PMI che internazionalizzano la loro attività;
  4. Rafforzata la dotazione di personale per l’Agenzia per il Commercio Estero ICE a sostegno delle imprese esportatrici;
  5. Istituita la gratuità di una vastissima gamma di servizi base alle imprese da parte di ICE a decorrere dal mese di aprile. Un cambiamento di atteggiamento epocale dell’ICE verso i fruitori dei suoi servizi, le PMI appunto;
  6. Trasferite dal 1° gennaio le competenze relative al commercio estero dal Ministero dello Sviluppo Economico al Ministero degli Affari Esteri così da avere un interlocutore unico sia in materia di politica commerciale che di promozione del commercio e internazionalizzazione delle imprese e, soprattutto, minore burocrazia per le imprese. Un’altra rivoluzione che sostenevo personalmente da due anni e che è diventata realtà grazie alla caparbietà del Ministro Di Maio;
  7. Creati tavoli interministeriali specifici su energia, blue-economy e digitale così da intercettare e talvolta finanche anticipare le opportunità del futuro.

Tutto questo crediamo possa portarci ad un 2020 dove le imprese possano in maniera più ordinata e strutturale continuare ad accrescere le loro quote di mercato all’estero, raggiungendo così l’obiettivo molto ambizioso che ci siamo dati: sfondare quota 500 miliardi di esportazioni italiane nel mondo.

Una scommessa che vogliamo vincere a tutti i costi, con buona pace dei finti analisti dell’eterno show-business mediatico.

Avanti così.