Una riforma del Mes che stritola l’Italia non è fattibile

Buongiorno a tutti!

Qui di seguito trovate la mia intervista al “Corriere della Sera” di oggi. Vi invito a leggerla con attenzione.


Luigi Di Maio, Zingaretti dice che dovete trovare un’anima o si va a casa. La sta cercando?

«Per il MoVimento, dare un’anima a questo governo significa dare tutto per gli italiani. Se ci sono delle difficoltà è normale perché siamo nati in poche settimane, ma vedo un clima positivo: non roviniamolo con slogan per il nostro elettorato. Dopo la manovra mi auguro che ci siederemo a un tavolo e lavoreremo a un calendario per il 2020. A partire da salario minimo, legge sul conflitto di interessi e riforma della sanità».

I suoi deputati le chiedono un vertice sul Mes, il fondo europeo salva Stati.

«Ho chiesto la convocazione del vertice. In Europa siamo stati abituati a colpi bassi in passato, che non abbiamo più intenzione di subire».

Conte ha sbagliato? Il Parlamento era all’oscuro?

«Conte non ha firmato nulla e questo non è un vertice contro di lui, anzi lo sosteniamo. Ma è giusto fare il punto. Una riforma del Mes che stritola l’Italia non è fattibile».

Sull’ex Ilva il ministro Gualtieri dice: se si arriva a un accordo con Mittal, ci sarà anche lo scudo penale.

«Qui il problema non è scudo sì o scudo no. Il punto è che gli indiani di Mittal non possono pensare di venire nel nostro Paese a dettar legge».

Non mi ha risposto: e se fosse proprio lo scudo il problema, che farete?

«In questo momento non conosciamo neanche le loro richieste. Ho piena fiducia nell’operato di Conte e del ministro Patuanelli. Ma soprattutto ho visto una grande reazione del sistema Paese».

Come finirà? ArcelorMittal resterà oppure no?

«Intanto deve risedersi al tavolo. Ripartiamo da qui».

Come cambierà la manovra? Non è il solito assalto alla diligenza? Non è la solita manovra di tasse?

«Ma queste sono le false accuse di Salvini e della Meloni. Fratelli d’Italia fino a qualche anno fa tirava la carretta a Monti votando la riforma Fornero, ora hanno il coraggio di contestare una legge di bilancio che fa più deficit — quindi è più espansiva — di quella fatta quando eravamo al governo con i sedicenti sovranisti. Io non so dove trovino la faccia. Se non fosse stato per noi oggi le famiglie si sarebbero ritrovate l’aumento dell’Iva e 600 euro in più da pagare. Non scherziamo».

Sulla manovra si avverte l’eco del fuoco amico.

«Fuoco amico no, la voglia di apparire da parte di qualcuno sì. Ad ogni modo non deve spaventare il numero di emendamenti. I regolamenti parlamentari permettono una scelta oculata da parte delle forze politiche».

Renzi ha lanciato un decreto «sblocca cantieri».

«Facciamo uno sblocca-cantieri ogni tre mesi? Pensiamo ad attuare quello già approvato ad aprile, poi analizzeremo le nuove proposte, se ci sono. Ma pensiamo ai fatti concreti, non agli annunci. È un po’ come quando la Lega diceva che avrebbe fatto la flat tax: poi hanno capito di aver sbagliato i conti e se la sono data a gambe levate lasciando il Paese in bilico».

Però c’eravate voi al governo con la Lega e avete accettato la flat tax.

«A Salvini l’ho chiesto tutto giugno e luglio: diteci dove sono i soldi per la flat tax e la facciamo. Ero anche disposto a dargli il commissario alla Concorrenza».

Il no allo ius culturae è solo questione meteorologica (lei si è detto «sconcertato», vista la situazione a Venezia) o se ne potrà parlare quando tornerà il bel tempo?

«Per le strade la gente non mi ferma per chiedermi lo ius soli. Mi chiede lavoro, meno tasse, liste di attesa negli ospedali più veloci. L’Italia non è un prodotto da campagna elettorale. Milioni di famiglie aspettano risposte».

Anche decine di migliaia di ragazzi immigrati.

«È un tema che non è mai entrato nel programma di governo, né entrerà ora».

Presenterete liste, non alleate al Pd, in Emilia-Romagna o farete desistenza?

«Stiamo valutando insieme ai territori».

Il Pd vi ha avvertito: se perde a causa vostra, cioè per il fatto che avete presentato liste autonome, il governo rischia di cadere. È pronto a correre il rischio?

«Zingaretti e Franceschini non mi hanno detto mai nulla del genere. E non ho letto nulla in proposito».

È un avvertimento che arriva dal Nazareno, riportato dal «Corriere» di ieri.

«Di retroscena ne leggo tanti, ma il governo andrà avanti se lo vorranno gli italiani. Non credo che da parte di qualcuno ci sia l’intenzione di sacrificare il Paese per il proprio interesse. Già lo ha fatto Salvini».

Chi deciderà sulle liste regionali: lei e Grillo, i gruppi o Rousseau?

«È una riflessione complessiva del MoVimento che ovviamente interessa anche me e Grillo. Ma va inquadrata in un ambito più ampio, in un momento complesso per il MoVimento».

Il movimento delle «sardine» chiede un impegno comune contro Salvini. Come rispondete a quest’appello?

«Guardo con grande attenzione al fenomeno. Ma è un movimento trasversale e genuino, credo che non dobbiamo fare ingerenze. Politici e partiti li lascino in pace».

In realtà è un movimento politico e con idee di centrosinistra, non proprio trasversale.

«Quando abbiamo fatto il vaffaday ci tiravano da tutte le parti. Metterci la bandiera sopra sarebbe la cosa peggiore».

La Trenta ha lasciato la casa, dopo le polemiche. Dice che le ha parlato e che lei ha capito le sue ragioni. Le ha capite?

«Il MoVimento esige puntualità soprattutto al proprio interno. Mi piacerebbe facessero lo stesso i partiti. Nessuno ha chiesto scusa per il giro di tangenti e di corruzione che coinvolse il centrodestra con il Mose a Venezia».

Caso chiuso?

«Dal momento che ha lasciato la casa, sì. Poi vedremo cosa succederà. Ma ha capito che era inopportuno. Eviterei di rimuginarci sopra».