Mai più processi lunghi senza giustizia: stop alla prescrizione dopo il primo grado

Con la riforma della prescrizione, voluta dal MoVimento 5 Stelle, chi sbaglia paga. La giustizia non ha scadenza, così come non scade il dolore di chi ha perso i propri familiari. Di seguito l’intervista pubblicata dal Fatto Quotidiano a Rosina De Masi, la madre di Giuseppe, uno dei sette operai della Tyssenkrupp deceduti a Torino, in seguito al tragico incidente del 6 dicembre del 2007.

di Andrea Giambartolomei


Parla di una lotta delle famiglie delle vittime delle tante tragedie avvenute in Italia negli ultimi anni, una lotta che potrebbe arrivare a un risultato con la riforma voluta dal ministro Alfonso Bonafede, che blocca il decorrere della prescrizione dalla sentenza di primo grado. Resina De Masi, madre di Giuseppe, uno dei sette operai morti nel rogo della ThyssenKrupp a Torino il 6 dicembre 2007, sostiene l’appello del comitato “Noi non dimentichiamo” a favore di questa riforma.

Signora De Masi, voi familiari delle vittime della Thys-sen, insieme ai parenti di altre persone decedute in alcuni gravissimi incidenti, avete annunciato il sostegno al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Perché?

Abbiamo conosciuto di persona il ministro e ci sentiamo per parlare dei nostri processi. É dalla nostra parte e ha fatto bene perché un processo deve arrivare alla sentenza. Si sa già che questi processi sono lunghi e se c’è la prescrizione è ancora peggio. Abbiamo visto cosa è successo nel processo per i morti dell’Eternit.

Voi famiglie torinesi come siete arrivate al comitato?

Dopo la morte dei nostri figli ci ha contattato Gloria, la madre di un lavoratore morto sul lavoro pochi anni prima. Ci ha cercati e ci ha invitati ad andare a trovarla. Dovevamo unirci per lottare. Negli anni, poi, ci siamo trovati in tanti, ognuno con la propria associazione, e allora abbiamo formato il comitato. Ci sono troppe disgrazie e non possiamo sempre presenziare alle commemorazioni, purtroppo, ma siamo uniti dalla lotta per avere giustizia. Non dovrebbero più succedere queste disgrazie.

Alcuni politici e le associazioni degli avvocati non sono d’accordo.

Alcuni avvocati sfruttano la prescrizione apposta. I processi non devono essere così lunghi, ma più brevi.

Voi state ancora lottando affinchè la Germania esegua la condanna dei due manager tedeschi.

Se questa gente ha sbagliato deve pagare. Gli italiani condannati sono già fuori dopo pochi anni. Italia e Germania dovranno dare conto alla Corte europea dei diritti dell’uomo sulla condanna non eseguita contro i due tedeschi. Non è giusto.

È fiduciosa?

Sono sicura che andranno in galera. Talvolta abbiamo perso la speranza. A febbraio, dopo il nuovo ricorso, mi stavo arrendendo, ma c’è sempre qualcuno dalla nostra parte che ci da una spinta. Chi lavora non può avere paura e non può non denunciare per timore di essere licenziata. Bisogna lavorare in tranquillità.