Anche Zaia, governatore del Veneto, molla Salvini

Dal Veneto arriva l’ennesima figuraccia targata Lega.

Vi ricordate l’annuncio in pompa magna di Salvini sui prati di Pontida? Il segretario del Carroccio lanciava lo scorso settembre un referendum sulla legge elettorale per eliminare il proporzionale dal Rosatellum e istituire un sistema completamente maggioritario. Uno sfregio alla rappresentanza del voto popolare che Salvini pensava di poter approvare a tappe forzate grazie al voto favorevole di almeno 5 regioni, tra le quali ovviamente il Veneto di Luca Zaia.

E invece proprio i leghisti veneti hanno fatto mancare i voti necessari nella decisiva seduta del consiglio regionale di ieri. Tra gli assenti spicca lo stesso governatore Zaia. Un autogol davvero tragicomico, che dovrebbe far pensare sull’affidabilità della Lega.

Ma si tratta di semplice incapacità o c’è dell’altro?

Nulla va escluso, ma è anche possibile che questo sberlone in piena faccia a Matteo Salvini sia stato programmato con largo anticipo dalla fronda veneta. Già, perché la Lega finge da mesi di essere compatta quando al suo interno si sta consumando una rottura silenziosa (per ora) tra chi l’autonomia la vorrebbe avere vista già da un pezzo, e un segretario che ha cercato voti al sud promettendo sviluppo e lavoro, salvo poi rimangiarsi tutto al momento dei fatti. Chissà che a Zaia sia rimasto di traverso il dossier sull’autonomia differenziata, sul quale il MoVimento 5 Stelle ha voluto semplicemente chiarezza, per un progetto di autonomie che porti benefici a tutti.

Come possono i cittadini fidarsi di chi non riesce neanche a garantirsi il voto favorevole della sua storica regione di riferimento, in un consiglio regionale a maggioranza leghista? Fino a che si tratta di social e campagna elettorale Salvini va fortissimo, ma poi c’è la responsabilità di governare e ha già dimostrato per un anno che oltre alle parole c’è molto poco. Addirittura la Lega, ancora prima di questo scivolone in Veneto, si è fatta respingere il quesito referendario dalla Cassazione. Non sanno scrivere le norme e non riescono nemmeno a votarsele.

Che dire? La distanza tra parole e fatti nel caso di Salvini e della Lega è abissale e ci auguriamo che i cittadini ci riflettano a fondo.