Tutta la Ue condanni la Turchia e rifiuti i suoi ricatti – Intervista a Luigi Di Maio

Di seguito l’intervista del Ministro Luigi Di Maio a Repubblica:

Ministro Luigi Di Maio, gli Stati Uniti hanno abbandonato i curdi, la Turchia ha iniziato una guerra che prefigura una pulizia etnica. Lei ha convocato l’ambasciatore turco. Qual è la posizione dell’Italia?

“Condanniamo con forza ogni tipo di intervento militare perché rischia di pregiudicare gli sforzi della coalizione anti Isis. La soluzione della crisi siriana non può passare attraverso l’uso delle armi, ma attraverso dialogo e diplomazia. Il popolo siriano ha già sofferto abbastanza”.

L’Europa finanzia Erdogan per bloccare i flussi di migranti dalla Siria e adesso Erdogan fa la guerra a coloro che hanno fermato il terrorismo islamico. Come deve reagire l’UE?

“Sugli accordi presi in passato per il blocco dei flussi dei migranti in Turchia avevamo già sollevato perplessità e non eravamo noi al governo. Lunedì sarò in Lussemburgo e chiederò che l’Europa agisca con una sola voce”.

Il premier turco minaccia milioni di profughi se sarà ostacolato.

“L’UE non può accettare ricatti e spero che nessuno Stato membro si faccia latore di questo ricatto”.

Fino a pochi anni fa gli Stati Uniti erano il nemico, organizzavate convegni con Cuba e Venezuela, attaccavate le sanzioni alla Russia. Alessandro Di Battista è ancora su quelle posizioni. L’eretico è lui?

“Poco prima di vincere le elezioni del 2018 la posizione del MoVimento 5 Stelle fu delineata in modo chiaro: le alleanze storiche non si discutono, gli Stati Uniti sono il nostro principale alleato, ma al contempo consideriamo la Russia come altri Paesi del blocco orientale importanti interlocutori sia sul piano commerciale che per la stabilizzazione delle aree di crisi”.

È un’alleanza storica anche quella con la Francia, ma lei prima delle europee ha tentato un’intesa con i gilet gialli. Per poi “convertirsi” e votare Ursula von der Leyen. Cos’è cambiato rispetto a quando sedevate accanto a Nigel Farage?

“Ursula von der Leyen nel suo discorso programmatico ha toccato punti molto importanti: salario minimo, migranti, ambiente. Abbiamo dato una fiducia condizionata al suo programma, ma non è illimitata. Penso sia necessario anteporre ai pregiudizi e alle dietrologie gli interessi strategici del Paese. Anche a rischio di sacrificare il consenso del MoVimento 5 Stelle”.

L’attacco di Halle mostra quanto male può fare la diffusione di messaggi di intolleranza. Non crede che i rischi della propaganda di estrema destra siano stati sottovalutati?

“Non farei strumentalizzazioni politiche. Ci deve essere massima attenzione verso i movimenti estremisti di qualsiasi natura. Resta la ferma condanna e la vicinanza mia e del governo al popolo ebraico”.

Ha ottenuto il taglio dei parlamentari con Pd, Italia Viva e Leu compatti. Rimpiange ancora Matteo Salvini?

“Non ho mai rimpianto Salvini, ho fatto un’operazione verità. Il 2019 è stato l’anno più pazzo del mondo: due governi di diversa natura, una crisi in pieno agosto. Ci sono due persone a sapere come sono andate le cose e una sono io. Non c’è stato nessun complotto, il governo se lo sono buttati giù da soli”.

La riduzione degli eletti così com’è lede il principio di rappresentanza. Non era meglio approvare insieme i giusti contrappesi, invece di correre a piazzare una bandierina?

“Quel che si dovrà fare si farà. Con il Pd su questo il dialogo è sereno, consapevole e responsabile”.

Che legge elettorale serve?

“Dobbiamo trovare un accordo in maggioranza. Il modello ideale non esiste ed è inutile che in questa fase ognuno avanzi il suo”.

Proporrà anche il vincolo di mandato?

“Non voglio forzare la mano. Certo il tema di chi si fa eleggere con un partito e poi tradisce il voto degli elettori cambiando casacca come nulla fosse esiste. Propongo al Pd di sederci a un tavolo e discuterne”.

La Costituzione tutela la libertà dei parlamentari. Cosa la spinge a credere che il Pd possa aprire?

“Sulle multe in Umbria per chi cambia partito ci hanno seguito”.

Ha visto Zingaretti in gran segreto: sa che non c’è una foto che vi mostri insieme?

“Con il Pd ci sono meno vertici, meno photo opportunity, ma concludiamo molto di più. Prima il taglio, ora il decreto clima”.

Lo avete svuotato.

“Non ho dubbi che il lavoro parlamentare consentirà di riempirlo ulteriormente”.

L’accordo sulle regionali fatto in Umbria sarà replicato? Può essere un modo per il MoVimento 5 stelle di fare quel che non vi è mai riuscito, vincere una regione?

“Non c’è un ragionamento in corso col Pd sulle altre regioni. Tra 16 giorni si vota in Umbria e molto dipenderà da quel che accade lì. Sarà un appuntamento importante per tutto il governo, ci andrà anche il premier”.

Lei ha detto spesso che non si fida di Matteo Renzi. Ma sull’Iva vi siete ritrovati dalla stessa parte. Italia Viva è un pericolo per la tenuta del governo?

“Sull’Iva sono d’accordo il governo e tutte le forze parlamentari. Non aumenterà. Su Renzi mi permetta di glissare. Parlare meno e fare di più”.

Chi parla troppo?

“Lo dico prima di tutto a me stesso e al Movimento 5 Stelle perché ci sono passato. Lunedì in CDM avvieremo la legge di bilancio. Una tentazione potrebbe essere quella di rincorrersi a lanciare cose sui giornali, ma è un metodo che non porta bene”.

Il premier deve spiegare perché ha lasciato che il Ministro della Giustizia di Trump parlasse coi vertici dei nostri servizi senza che il COPASIR ne fosse informato e senza una controparte politica?

“Conte spiegherà. È sempre stata una persona trasparente e lo sarà anche in questo caso. Se ricorda, è andato al Senato a fare luce sulla questione russa anche quando toccava a Salvini dare spiegazioni”.

Questa storia può aver avuto un peso nella decisione di Trump di appoggiare “Giuseppi”?

“Sono illazioni che rasentano la fantasia”.

La sua linea sull’immigrazione emula, in quanto a durezza dei toni, quella di Salvini. Difende ancora i decreti sicurezza?

“Saranno cambiati seguendo le indicazioni del Quirinale, ma l’impianto è giusto. Qui c’è da fare una sostanziale differenza tra me e Salvini. Lui faceva gli show in TV, io mi sto impegnando silenziosamente a fare le cose. E come vede non mi ha sentito dire durante la presentazione del piano rimpatri sicuri che ho risolto il problema. Ci saranno diversi step. Lavoro in sinergia con altri ministeri per trovare una soluzione a più livelli. Certo se ci sono Ong che violano il codice scritto da Minniti, vanno fermate”.

Le Ong salvano vite in mare e viene reso loro sempre più difficile. Nessuna inchiesta contro quelle che operano nel Mediterraneo ha mai portato a nulla. Anzi, “Avvenire” ha svelato che con un trafficante libico parlavano le autorità italiane. Questo non la preoccupa?

“Chiunque tratti con i trafficanti mi preoccupa. L’obiettivo principale deve essere proprio bloccare il traffico di esseri umani. Fermo restando che il problema va risolto in loco. A New York ne ho parlato con l’alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi. Serve una collaborazione strategica per garantire anche i diritti umani di queste persone”.

Lei anni fa firmò la legge MoVimento 5 Stelle sullo ius culturae. Dire che non è all’ordine del giorno significa affossarlo. La sicurezza non si cerca anche con una buona integrazione?

“È una questione di priorità, una legge che regola la cittadinanza in Italia c’è già. E lo ius soli per me si deve discutere a livello europeo”.

Molti Paesi, come Francia e Germania, hanno già leggi più avanzate.

“Il Parlamento è sovrano, ma una maggioranza su questo tema non c’è. Nel MoVimento 5 stelle ci sono posizioni diverse e lo stesso vale per il Pd”.

La preoccupano i malumori di alcuni “big” del Movimento 5 Stelle come Giulia Grillo e Barbara Lezzi?

“Ognuno è libero di esprimere le proprie idee. Nel MoVimento 5 Stelle funziona così da sempre”.

Ricordo più di un’espulsione che dimostra il contrario.

“Un fatto è esprimere la propria opinione, un altro mettersi contro decisioni già prese insieme agli iscritti con metodi che non ci appartengono. Secondo me Giulia e Barbara farebbero bene a venire a Italia a 5 stelle. È sempre stato un momento di confronto, anche aspro. Non devo ricordarle cosa accadde quando venni nominato Capo Politico”.

Fico si rifiutò di salire sul palco. Quindi non teme una scissione?

“L’unica che ho visto è stata nel Pd”.

 


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