Rousseau all’ONU per promuovere i diritti di Cittadinanza Digitale

Di seguito l’intervista di Davide Casaleggio al Corriere della Sera

 

Davide Casaleggio, è vero che interverrà a un incontro a margine dell’Assemblea Onu?
«Interverrò nel corso di un evento dal titolo “Digital Citizenship: Crucial Steps Towards a Universal and Sustainable Society” nel corso del quale parleranno rappresentanti istituzionali di vari Stati oltre che, come nel mio caso, professionisti e rappresentanti della società civile provenienti da ogni parte del mondo che si occupano di nuove tecnologie e innovazione».

Perché un incontro al Palazzo di vetro?
«L’Associazione Rousseau è da sempre in prima linea per difendere i diritti che possono essere esercitati attraverso Internet e per questo motivo ha sostenuto questa iniziativa presso l’Onu propedeutica alla presentazione di una risoluzione a difesa dei diritti di cittadinanza digitale».

Che tipo di risoluzione intendete promuovere?
«La rivoluzione del web, del digitale e delle tecnologie dell’informazione ha fatto emergere l’esigenza di riconoscere ai cittadini di tutto il mondo il diritto a esercitare diritti loro già riconosciuti — come quello alla partecipazione anche diretta alla vita politica del Paese — attraverso strumenti nuovi, più efficienti e più democratici e, al tempo stesso, l’esigenza di individuare nuovi diritti caratteristici della nuova dimensione di vita dell’uomo».

Ossia?
«La risoluzione intende promuovere un percorso di riconoscimento nella comunità internazionale di questi diritti. Il riferimento è, solo per fare alcuni esempi, al diritto all’accesso a Internet come pre-requisito di ogni altro diritto o al diritto all’uso di piattaforme online di democrazia partecipativa, come irrinunciabile requisito per l’effettività del diritto alla partecipazione degli uomini al governo del Paese già riconosciuto dall’articolo 21 della dichiarazione dei diritti dell’uomo. Ma anche ai diritti all’educazione digitale e all’identità digitale».

È un’iniziativa personale?
«Parlerò in qualità di presidente dell’Associazione Rousseau. In Italia non siamo mai troppo bravi a promuovere le iniziative di “casa nostra” ma all’estero il progetto Rousseau è diventato un case study in diversi Paesi e ci guardano con grande interesse, dovremmo esserne orgogliosi».

Il governo italiano ha un ruolo in questa iniziativa?
«L’evento è stato organizzato e promosso dal governo italiano, attraverso la Rappresentanza Permanente italiana alle Nazioni Unite. Finalmente l’Italia guarda al futuro. Naturalmente non viaggerò con la delegazione del governo e le mie spese le gestirò in autonomia. Per altro sono già negli Stati Uniti da ieri per lavoro».

Non le sembra da presidente di Rousseau e al tempo stesso da fondatore del Movimento che il suo intervento possa creare perplessità su possibili interferenze con il governo?
«A questo evento si parla dei diritti di tutti. In particolare della difesa dei più deboli che ancora non possono accedere a diritti fondamentali. Credo che ogni tanto dovremmo uscire dalla dialettica politica locale e aprire i nostri orizzonti. Questa è un’occasione per farlo. Nel corso dell’evento, oltre a me, interverranno molti altri esponenti della società civile, esperti della tematica, che porteranno il proprio contributo alla discussione».

Perché è importante a suo avviso agire ora su queste tematiche?
«Forse per la prima volta nella storia dell’umanità, le nuove tecnologie consentono di garantire l’effettività di diritti fondamentali dell’uomo sin qui, troppo spesso, rimasti appannaggio di pochi. Credo che abbiamo tutti — governi e società civile — il dovere, anche nei confronti di chi verrà dopo di noi, di fare in modo che questa straordinaria occasione non vada sprecata, che le nuove tecnologie siano occasione e strumento di massimizzazione del benessere collettivo. Se non orientiamo lo sviluppo tecnologico al bene comune attraverso il riconoscimento di nuovi diritti, corriamo il rischio di rimanerne travolti».

Parlando di governo, lei si era espresso per il voto. Ha cambiato idea? Che prospettive ha questo esecutivo?
«Come ho detto in passato l’auspicio è che la forza politica con la quale il Movimento collabora attualmente si dimostri più affidabile della precedente. Al Movimento interessa avere la possibilità di lavorare per attuare il programma che è stato presentato e risolvere i problemi dei cittadini».

Ha fatto parte di un tavolo decisionale durante la crisi: il canale rimarrà aperto?
«Nel Movimento collaboriamo tutti costantemente».

Che ha detto a Di Maio? Serve un altro leader?
«Luigi è il capo politico del Movimento ed è stato confermato pochi mesi fa dalla stragrande maggioranza dei nostri iscritti con un voto online su Rousseau, così come è stata approvata la sua proposta di costituire un team del futuro. Stiamo ultimando i dettagli per far partire il processo con cui tutti potranno proporre il proprio progetto e candidarsi per far parte di questo team».

Si parla di scissioni, i senatori hanno chiesto cambiamenti. Non teme altri addii o addirittura una implosione del Movimento?
«Mi piacerebbe che qualcuno contasse gli articoli scritti sulla base di voci di discussioni e scissioni interne al Movimento dal 2013 ad oggi. Credo che avrebbe un bel da fare».

 

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