Il decreto Dignità continua a sorprendere anche i critici.

L’ISTAT oggi ci dice che nel secondo trimestre del 2019 si contano ben 130 mila occupati in più rispetto al trimestre precedente.

Il lavoro cresce, soprattutto per quanto riguarda i posti di lavoro a tempo indeterminato: si registrano 97 mila dipendenti stabili in più. La differenza si riscontra anche rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso: 112 mila dipendenti stabili in più a fronte del calo di quelli a termine (-15 mila). E cala il tasso di disoccupazione al 9,9%: inferiore sia rispetto al trimestre precedente che in confronto ad un anno prima.

Non sono numeri casuali, come vorrebbe far credere qualcuno, ma la dimostrazione numerica di quanto abbiamo detto fin dall’approvazione del decreto Dignità. Non è assolutamente vero che più diritti e stabilità per i lavoratori portano a maggiore disoccupazione. Nonostante un rallentamento economico diffuso, che ha colpito anche il nostro Paese, i lavoratori stabili continuano ad aumentare e persino i livelli occupazionali stanno reggendo. Immaginatevi cosa può produrre il decreto Dignità se l’economia italiana ripartisse con un piano di investimenti produttivi. È quello che proveremo a realizzare già dalla Legge di Bilancio dei prossimi mesi.

Dignità è stata la parola chiave di questo anno intenso al Ministero del Lavoro. E così è arrivata finalmente una stretta alla precarizzazione selvaggia, il Reddito e la Pensione di Cittadinanza, Quota 100 e Opzione Donna, è stata reintrodotta la cassa integrazione per cessazione ed è iniziata la riforma dei centri per l’impiego con l’assunzione dei primi navigator.

Naturalmente non ci fermeremo.

Il Ministero del Lavoro è ancora in buonissime mani, con a capo la nostra Nunzia Catalfo. Altri grandi obiettivi per i lavoratori e le imprese ci aspettano: il Salario Minimo Orario, una seria riduzione del cuneo fiscale, l’introduzione della parità di genere nelle retribuzioni e un potenziamento del Reddito e della Pensione di Cittadinanza.

Il Lavoro è la nostra stella polare. Faremo di tutto, per i lavoratori e per le imprese che li assumono, perché i sacrifici immensi degli ultimi dieci anni diventino presto solo un brutto ricordo.