Di Maio con i Navigator. Insieme per creare il lavoro del futuro. Mai più sfruttamento

Di seguito il mio intervento del 31 luglio 2019 con i Navigator a Roma:

Buongiorno a tutti, è un piacere vedervi qui ed è anche un grande onore potervi parlare. Un grazie va a tutti coloro che in meno di un anno hanno lavorato sodo per mettere in piedi questa squadra di navigator che abbiamo davanti. Mimmo Parisi è sicuramente l’ispiratore di tutto questo. Mi ricordo quando a fine settembre dell’anno scorso l’ho incontrato per la prima volta e mi ha presentato un progetto di quello che stava facendo negli Stati Uniti e mi parlò di questa figura, il navigator, di cui non si aveva idea in Italia, nessuno sapeva di che cosa si stesse parlando. Tanto è vero che la prima volta ricordo che, quando in un salotto di Bruno Vespa ho parlato dei navigator, hanno cominciato a rievocare un film degli anni ‘90 che si intitolava “Navigator”, che parlava di fantascienza e che non aveva nulla a che fare con quello di cui stiamo parlando.

È una resistenza all’immobilismo, la nostra. Hai ragione, Mimmo, perché in questi giorni ci sono state tante critiche sul fatto che nel reclutamento dei navigator abbiamo scelto i giovani. Qualcuno dice “ma tu dovevi scegliere persone che da 30 anni erano in questo settore, perché quelle sono persone di esperienza che possono aiutare chi non ha lavoro a trovare lavoro”. Io invece sono orgoglioso del fatto che abbiamo investito in giovanissimi cittadini italiani, perché nessuno più di voi sa che cosa significa cercare un lavoro oggi in Italia e le difficoltà che si vivono ogni giorno. Sarete affiancati da professionisti d’esperienza, però io credo nella forza propulsiva dei giovani, credo nella forza propulsiva di chi sta attraversando un’epoca che non ha precedenti nella storia del mondo, non solo della nostra Repubblica.

Secondo le nostre stime nel 2025 il 60% delle professioni in Italia o sarà scomparsa o si sarà trasformata. Tanta gente nei prossimi anni dovrà avere a che fare con un problema di fiducia in se stesso, perché penserà lui di essere quello che non è in grado di vincere la sfida del lavoro e dell’ingresso nel mercato del lavoro. Troppi ragazzi sono stati colpevolizzati in questi anni e gli è stato detto: “il problema non è il mondo del lavoro, come si sta trasformando, le nuove tecnologie; il problema è che non sei capace tu” e a un certo punto tanti cittadini italiani giovani e meno giovani si sono ritrovati nella condizione di dire “è tutta colpa mia, sono io l’incapace” e alla fine non solo non hanno trovato una possibilità di lavoro, hanno smesso anche di cercarla.

Voi avete avuto la forza di presentarvi ad una selezione: ai blocchi di partenza c’erano 80mila persone per 3.000 posti. Questo richiede una grande forza interiore e una grande fiducia in se stessi. Non sono venuto a chiedervi cose particolari, vi chiedo solo una cosa: il vostro ruolo rivoluzionerà il mondo delle politiche attive del lavoro, voi siete i primi ma arriveranno tanti altri navigator in futuro. Voi siete i primi in assoluto in Italia e avete dimostrato, superando questa selezione, di avere una grande fiducia in voi stessi e anche una grande speranza nel futuro. Ma vi chiedo, quando vi approccerete a tante persone che troverete magari chiusi in casa, vostri coetanei da tre anni, a volte in depressione, che hanno perso le speranze di trovare un’occasione di lavoro, di avere fiducia in loro e di trasferirgli la speranza che voi nutrite nel futuro: non trattateli come persone che non hanno voglia di lavorare, cercate di comprenderli, cercate di comprendere le aspettative che questa società gli ha trasferito senza dargli un briciolo di opportunità. Cercate di prenderli per mano e accompagnarli in un percorso, proprio come deve fare un navigator. Siate il loro fratello o la loro sorella maggiore o in alcuni casi, come fa un figlio col padre, siate il figlio che aiuta il padre o la madre ad uscire da un momento di difficoltà. Voi non avrete a che fare solo con giovani, ma anche con meno giovani che sono stati espulsi dal mercato del lavoro e il mercato del lavoro gli ha detto a 55 o a 60 anni, magari a dieci anni dalla pensione: “trovati un lavoro”.

Avremo bisogno di tanta fiducia in noi stessi e tanta fiducia nel prossimo e soprattutto avremo bisogno di abbattere il luogo comune per cui i giovani in questo Paese non hanno voglia di fare nulla, non hanno voglia di lavorare, quante volte me lo sono sentito dire in questo anno di lavoro in cui abbiamo investito in strumenti sociali che hanno portato ad assumere figure come voi. Io credo nei giovani italiani e credo anche nel fatto che se li coinvolgiamo in questa rivoluzione, non solo chi è qui lo avremo fermato sulla via di un altro Paese, di un altro Stato sulla via dell’emigrazione, ma grazie a voi e al lavoro sodo che sono sicuro farete, tanti giovani non saranno regalati, dopo averli formati, ad altri Stati Europei o ad altri Stati nel mondo.

Anpal è una creatura che faremo crescere insieme. Non esiste da molto ed era stata progettata con delle fondamenta diverse che si dovevano basare anche su delle modifiche costituzionali che dovevano accentrare tutte le politiche attive del lavoro a livello centrale come è stato. Noi abbiamo dimostrato che anche con questo assetto costituzionale, dialogando con le Regioni, dialogando prossimamente con i Comuni per altre questioni, si possono raggiungere intese tra enti diversi guidati da forze politiche di colore diverso. Perché quando hai un obiettivo viene meno qualsiasi conflittualità: è quando non c’è un obiettivo nobile che nascono le conflittualità politiche e nascono le discussioni e sono sicuro, lo dico ai navigator della Campania, che anche in Campania avremo una buona notizia a breve, perché io credo nel dialogo. Molti mi dicono “devi attaccare, devi attaccare”. Dipende qual è l’obiettivo: se l’obiettivo è l’attacco, allora siamo d’accordo. Se l’obiettivo è dare alla Campania 471 navigator in più, 471 persone che aiutino i 500 assunti già ora nei Centri per l’Impiego, allora dialogo, tavoli tecnici, lavoro sodo e ci riusciremo fuori dalle telecamere, fuori dai riflettori. E l’obiettivo non è dare il posto di lavoro ai navigator.

Voi siete la miccia che innescherà un processo: che se lavoreremo tutti quanti sodo arriverà l’obiettivo di creare migliaia e migliaia di nuovi posti di lavoro in Italia stabili, perché tanti giovani e meno giovani credono di stare lavorando oggi, ma in realtà se vai a vedere quanto spendono per recarsi sul luogo di lavoro e quanto guadagnano il saldo è negativo.
In tutta Europa, in questo momento, per effetto anche delle nuove tecnologie che stanno arrivando nei vari Consigli europei che abbiamo fatto fino ad ora, si discute di che cosa sia un lavoratore, qual è per esempio la paga minima per definire una persona lavoratore o sfruttato, quali sono i diritti fondamentali per definire che cosa sia un lavoratore e cosa non lo sia. È assurdo che nel 2019 si debba fare questo discorso, eppure siamo di fronte a nuove figure professionali che stanno entrando, nuove figure lavorative che stanno entrando nel mercato del lavoro con meno tutele dell’inizio del secolo scorso. Penso a figure come i cosiddetti riders, che dipendono da un datore di lavoro che è una app, non conoscono neanche il loro datore di lavoro, non hanno neanche le tutele minime. Per un anno abbiamo cercato con le buone (e ringrazio tutta la squadra che mi segue, tutto questo non sarebbe stato possibile senza persone, angeli custodi che hanno lavorato ogni giorno al vostro concorso e lavoreranno ogni giorno alla vostra formazione), abbiamo aspettato per garantire tutele a figure come i riders, che sono nuovi lavoratori della nuova economia, di una nuova economia che mette in competizione l’uomo con la macchina e a volte dice: io non prendo la macchina se tu ti fai sfruttare adeguatamente, altrimenti ti sostituisco con un drone. Io invece dico sempre: vediamo se un drone ha lo stesso sorriso di un rider che ti porta a casa una pietanza, vediamo se ha la stessa umanità di chi sulla app ti aspetta perché tu magari stai arrivando a casa e sei in ritardo, hai ordinato e c’è quello con la bicicletta sotto la pioggia che ti sta aspettando. Vediamo se una macchina ha lo stesso valore di una persona. Finché ti doterai di una persona la devi pagare come tale, come un essere umano, non come una macchina. E allora colgo anche questa occasione per dirvi che non c’è più tempo per aspettare e rimandare tutele per figure professionali come queste. Lo dico a giovani che sono sicuro abbiano a cuore il destino di tanti altri giovani che non hanno avuto questa opportunità, oggi.

Faremo un decreto legge con necessità ed urgenza per tutelare e dare le tutele minime ai riders e a figure come loro, che in Italia sono sfruttati e lo dico perché continueremo su questa strada tutti insieme. Non è quella di dare un contratto di lavoro alle persone, ma di dargli un’opportunità di lavoro dignitoso, perché una cosa è il lavoratore e una cosa è lo sfruttato. E troppe persone, quelle che incontrerete nella vostra strada, nei prossimi anni, hanno vissuto il dramma di credere di avere un lavoro e poi di sentirsi prima sfruttati e poi espulsi dal mondo del lavoro. Troverete quelle persone quando andrete a casa, quando il centro per l’impiego andrà a casa delle persone e ve lo ripeto ancora una volta: abbiate fiducia in quelle persone, anche se all’inizio sembreranno schive, respingenti, magari qualcuno anche un po’ antipatico. Quelle persone hanno vissuto un dramma negli ultimi dieci anni che è la più grande crisi del mondo del lavoro, economica e sociale che questo Paese abbia mai attraversato e se sono una nuova generazione; non hanno mai conosciuto il lavoro come lo hanno conosciuto le generazioni dei loro genitori. Ed è legittimo che non abbiano fiducia nel futuro: noi dobbiamo ripristinare quella fiducia e lo dobbiamo fare perché tutti quanti noi qui, abbiamo una storia di qualcuno che ha avuto fiducia in noi nonostante la giovane età e nonostante la poca esperienza. Ma se in Italia ogni volta si cerca un dipendente giovane ma esperto, come vediamo spesso scritto su alcuni annunci di lavoro, continueremo a prenderci in giro e quindi oggi è l’anno zero delle nuove politiche attive del lavoro.

Da oggi rimettiamo in moto un sistema che rivoluzionerà l’approccio dello Stato che c’è quando hai difficoltà e non solo quando le cose vanno bene. Perché in questi anni abbiamo percepito uno Stato che c’era quando le cose ti andavano bene e ti chiedeva oltre il 50 per cento di tasse e quando le cose andavano male scompariva. È il momento per tanti cinquantenni, sessantenni, diciottenni, ventenni, trentenni di avere uno Stato vicino nel momento di difficoltà, e voi siete il volto di quello Stato. Voi siete il volto dello Stato che cambia approccio e va a prendere per mano chi si è smarrito, chi ha difficoltà e lo riportiamo ad avere fiducia nel futuro e quindi nelle istituzioni.

Io vi ringrazio per il lavoro che farete e sappiate che abbiamo grandi aspettative in voi, nutriamo grandissime aspettative nel vostro ruolo. Sarete adeguatamente formati e smentirete, sono sicuro ancora una volta, tutti i luoghi comuni sui giovani italiani e sui giovani in generale. Grazie a tutti e buon lavoro!