Il diritto di accesso online ai servizi dello Stato

Mi chiamo Gianluca Campus, mi occupo di diritto e nuove tecnologie, vorrei parlarvi del diritto di accesso online ai servizi dello Stato. 

Questa espressione è una traduzione forse non del tutto precisa di un’espressione inglese: “Government as a Service”. Cosa vuol dire? Che l’utilizzo di nuove tecnologie, come il cloud, consente di migliorare l’accessibilità a una serie di servizi pubblici e di semplificare la nostra vita.

Quali possono essere, quindi, i benefici del diritto di accesso online ai servizi dello Stato?

Facciamo qualche esempio, partendo dall’accesso alla cultura. Le biblioteche online e gli enti di educazione culturale potrebbero essere accessibili in mobilità da qualsiasi parte, consentendo alle persone di avere delle proprie repository (cartelle) in cui salvare delle copie dei contenuti che hanno visionato da utilizzare per scopi personali.

Si potrebbero avere delle banche dati accessibili, con i dati caricati dalla pubblica amministrazione creando così un’intera economia.

O ancora, possiamo pensare a diversi servizi della pubblica amministrazione ospitati sul cloud, su piattaforme comuni e che parlano tra di loro. I servizi possono essere erogati direttamente online aiutandoci a risparmiare tempo e ad avere un rapporto più efficiente ed efficace con le amministrazioni.

Come fare tutto questo?

Ci sono delle esperienze sia a livello europeo sia nazionale. A livello europeo, la Commissione Europea nel 2016 ha adottato una comunicazione nella quale si affrontano sostanzialmente due principali aspetti.

  1. La “European Data Infrastructure”, ossia un sistema di cloud pubblico europeo accessibile a tutti.
  2. La  “European Cloud Science Iniziative”, che invece copre il lato accademico e culturale di accessibilità ai contenuti.

Che cosa è accaduto negli ultimi anni? Probabilmente non ancora tutto quello che è necessario perché questo diritto sia effettivo. L’Unione Europea ha iniziato a porre dei tasselli per una migliore accessibilità. Lo ha fatto ad esempio nel settore dei servizi di contenuti online (piattaforme di streaming, giornali online ecc) motivo per cui adesso possiamo viaggiare in Europa vedendoli in qualsiasi paese europeo.

In Italia l’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale) ha adottato nell’aprile 2018 delle nuove circolari che chiariscono cosa e quali requisiti devono avere i cloud service provider per offrire servizi alla pubblica amministrazione. All’interno di queste circolari sono chiariti anche alcuni aspetti che riguardano temi di rilievo giuridico, ma che poi ovviamente hanno un effetto pratico, come l’interoperabilità, ossia che questi servizi devono essere basati su piattaforme comuni proprio per realizzare quel progetto di semplificazione e in prospettiva di un unico punto di accesso.

Tutto questo sembra molto complicato se viene descritto in termini giuridici, tradotto in pratica sarebbero dei servizi semplici che possono migliorare notevolmente la pubblica amministrazione. Dovremmo portare il cittadino sopra una nuvola informatica e fargli vedere uno Stato migliore.