Armi, così blocchiamo l’export verso i Paesi che violano i diritti umani

Oggi voglio darvi una bella notizia frutto del lavoro che abbiamo fatto in questo anno di Governo e di parlamento.

Vi ricordate quando ogni tanto negli ultimi anni vedevamo le foto di bombe che dalla Sardegna stavano partendo per essere esportate per il conflitto in Yemen e venivano utilizzate da Arabia Saudita ed Emirati Arabi?

Bene ci abbiamo lavorato un anno, grazie ai nostri parlamentari e grazie ai ministri interessati dal Governo e oggi in consiglio dei ministri si è concluso l’iter che d’ora in poi dirà all’autorità nazionale che si occupa dell’ export di armamenti in giro per il mondo di bloccare qualsiasi contratto, in essere o un nuovo, di esportazioni di bombe d’aria, missili o strutture di armamento che possano andare verso i paesi come Arabia Saudita e Emirati Arabi per il conflitto nello Yemen.

Perché sono importanti queste misure? Perché qui tutti parlano di immigrazione, dell’ultimo miglio dell’immigrazione. Delle persone che ci troviamo sulle imbarcazioni fuori dalle acque nazionali, ma nessuno parla delle cause. Per parlare delle cause dobbiamo parlare del fatto che molti dei conflitti, che sono stati alimentati nel mondo, hanno creato terrorismo ed emigrazione e se noi cominciamo a smetterla con le esportazioni di bombe, che vengono utilizzate per destabilizzare alcune aree del mondo, noi riusciremo, un po’ alla volta, anche a frenare le cause che provocano l’immigrazione. Immigrazione che poi ci ritroviamo noi sulle coste italiane, ma che dovrebbe essere un problema europeo. Tutta l’Europa dovrebbe metter mano a queste normative e dire alle autorità nazionali che non si esportano più bombe e missili verso quei paesi che portano avanti dei conflitti in cui le relazioni dell’ONU ci dicono che sono stati violati i diritti umani.

È un piccolo passo dovremmo fare ancora tante altre cose sull’esportazione e la coproduzione di armamenti, ma siccome nessuno ve ne parlerà ne sui giornali e ne sui TG ve ne parlo io oggi.