Sotto il vestito green del Pd solo chiacchiere e inquinamento

Cosa fai quando sei al governo, dichiari di essere ambientalista e puoi cambiare davvero le cose? Se ti chiami Partito democratico, non fai un bel niente per l’ambiente e fai tanto per i tuoi amici inquinatori. Se poi finisci all’opposizione, ti ricordi che un tempo ti dichiaravi ambientalista e torni a fare propaganda, ma senza uno straccio di credibilità.

È esattamente così che si è comportato il Pd, che dopo averne fatte di tutti i colori, oggi cerca di coprire con una mano di verde le sue scelte scellerate contro l’ambiente e la salute: dal via libera a trivellare il nostro mare, agli incentivi a discariche e inceneritori. Ma sotto il vestito green del partito di Zingaretti continua a non esserci nulla di ambientalista e lo conferma anche l’assurdo emendamento al decreto Crescita che Francesco Boccia, deputato PD, ha presentato: pretendeva che il Parlamento approvasse una non meglio specificata decarbonizzazione entro il 2040.

Gliel’abbiamo dichiarato inammissibile e sapete perché? Tanto per cominciare, perché l’Italia ha messo nero su bianco per iscritto in un documento vincolante mandato alla commissione UE la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025. E questo è un fatto. E poi perché Boccia chiede la decarbonizzazione totale al 2040, mentre il nostro Piano Nazionale Integrato Energia e Ambiente, presentato pochi mesi fa dal ministro Costa, ha come orizzonte il 2030. E poi c’è la Strategia al 2050 su cui si stiamo lavorando. Non è certo un emendamento da 50 milioni di Euro che può condurre l’Italia alla decarbonizzazione totale. Questi sono i classici emendamenti che il Pd presenta per farne comunicati stampa e illudersi di ripulirsi la coscienza. Non è con un finto colpo di spugna che si esce dal carbone e men che meno dall’economia del carbonio, a maggior ragione se si devono fare i conti con il risultato delle politiche pro-fossili dei passati governi a guida Pd.

Tanto per cominciare, il Pd ha avuto la possibilità di decarbonizzare davvero l’economia italiana, cioè riconvertirla avviando l’abbandono delle fonti fossili a partire da carbone e petrolio, quando era al governo. Perché non lo ha fatto? Semplice: le lobby con cui andava a braccetto non volevano. Non a caso, nella Strategia energetica nazionale che avevano messo a punto Renzi e Calenda la decarbonizzazione era una chimera. Nel 2016 questi signori sono stati in prima linea nel boicottare il referendum contro le trivellazioni mentre noi, dopo meno di un anno di governo, abbiamo fermato 157 permessi di ricerca di idrocarburi e bloccato 8 nuovi pozzi di petrolio, eliminando per giunta gli incentivi agli inceneritori. Parlano le azioni concrete, in entrambi i casi, e dicono chiaramente chi ha l’ambiente nel proprio Dna e chi invece prova ad appiccicarsi addosso una patina green che si è subito scrostata lasciando intravedere solo chiacchiere e inquinamento.

Tornando al Pd e a Boccia, solleva un polverone presentando un emendamento senza i fondamenti tecnici e per questo inattuabile. La maggioranza giustamente lo respinge e lui che fa? Arma la macchina della propaganda, con la complicità di alcuni giornali che non si prendono la briga di verificare ciò che davvero c’è dentro la sua proposta.

E’ fin troppo facile smascherare i giochetti del Pd. La decarbonizzazione è una cosa seria e grazie alla sensibilità dei nostri ministri ci stiamo lavorando dal primo giorno, facendo in modo che la riconversione in chiave ecologica dell’economia rappresenti anche un’opportunità per redistribuire il benessere, tutelare la salute dei cittadini e creare posti di lavoro.

I fatti dicono che noi abbiamo deciso lo stop alle trivelle e detto sì agli incentivi per la riqualificazione energetica e per l’economia circolare. Energie pulite ed efficienza vanno di pari passo con la salute, il rispetto del nostro pianeta e la creazione di posti di lavoro. E’ il 2019, baby, svegliamoci.