Se il tuo collega è un robot e il luogo di lavoro è un videogioco

I robot stanno cambiando il modo di lavorare ovunque vengano adottati. Qui avevamo già raccontato dei cobot ​che aiutano i lavoratori umani nelle fabbriche, svolgendo le mansioni più pesanti e a più alto rischio. Ma l’automazione sta intervenendo anche a livello retail, nei negozi. Walmart per esempio ha introdotto migliaia di robot in 1500 punti vendita. I loro compiti sono i più svariati, dalla catalogazione, alla gestione del magazzino, allo stesso rapporto con il cliente. Nel giro di poco tempo, il tema di come dipendenti, robot e clienti interagiranno all’interno dello stesso luogo fisico sarà fondamentale per comprendere in che direzione evolverà il settore retail che coinvolge milioni di persone, ma anche altri settori come hotel, ristoranti e altri tipi di aziende.

“Ogni eroe ha bisogno di un aiutante e i robot sono tra i migliori. Pensa a R2D2, Optimus Prime e Robot di Lost in Space. Proprio come Will Robinson e Luke Skywalker, avere il giusto tipo di supporto aiuta i nostri dipendenti ad avere successo nel loro lavoro”. Walmart ha annunciato in questo modo in una ​comunicazione ufficiale​ l’introduzione di un vero e proprio esercito di automi che avranno il compito di gestire gli scaffali e gli ordini, pulire i pavimenti e svolgere altre mansioni ripetitive.

Questo sta provocando non pochi sconvolgimenti. Se da una parte i lavoratori sono impegnati a insegnare ai robot come muoversi nello spazio fisico, dall’altra temono che una volta messi a punto finiranno per sostituirli. Nel frattempo i clienti si trovano impreparati a interagire con una macchina e, soprattutto, gli anziani, si lamentano della mancanza di contatto umano. I dipendenti umani si ritrovano così sempre di più a intervenire per risolvere situazioni problematiche e straordinarie, più che a svolgere il proprio lavoro, con un conseguente aumento di insoddisfazione e di stress, che insieme al problema della noia sono le nuove difficoltà che l’automazione di massa sta portando sui luoghi di lavoro. Amazon sta sperimentando nuove soluzioni in proposito, che puntano sulla ​gamificazione dei luoghi di lavoro​, attraverso soluzioni, cioè, che traducono in videogiochi le attività quotidiane dei suoi magazzinieri, con tanto di premi e ricompense. Anche altre aziende come Uber, per esempio, ha sperimentato soluzioni di questo genere, nel tentativo di incentivare gli autisti a fare più corse, ponendo degli obiettivi da raggiungere all’interno di videogiochi multilivello; Target ha usato giochi per incoraggiare i cassieri a scansionare i prodotti più rapidamente; Delta Air Lines li ha sperimentati per le attività di gestione delle prenotazioni dei voli.

Nel caso di Amazon, la gamification dei suoi magazzini potrebbe rivelarsi cruciale in quanto spinge i dipendenti a competere con l’immediatezza dello shopping nei negozi fisici, dove ancora avviene la maggior parte degli acquisti al dettaglio. La limatura dei secondi necessari per evadere gli ordini può ridurre è fondamentale per ridurre i costi e offrire servizi più efficienti ai clienti. Non solo, potrebbe essere anche la chiave per rendere il loro lavoro più divertente, soprattutto nell’ottica di una progressiva e crescente collaborazione uomo-robot che potrebbe rendere molte mansioni umane più noiose che in passato. Pochi giorni fa il gigante dell’e-commerce ​ha infatti annunciato​ l’introduzione nei propri magazzini di Pegasus e Xanthus, due nuovi robot che si affiancano a Kiva, adottati già nel 2012. Si tratta di un sistema robotico su larga scala completamente nuovo che coinvolge flotte di robot strettamente coordinati che vanno ancora di più nel segno di una totale automazione dell’intero processo di vendita. Oggi nei magazzini Amazon di tutto il mondo sono già presenti circa 200 mila robot.