Il diritto al fascicolo sanitario digitale

Vorrei parlarvi del diritto al Fascicolo Sanitario Elettronico.  Una cosa, che se realizzata in maniera corretta, darebbe degli enormi benefici sia al singolo, sia  singolo sia all’intera società.
Che cos’è il Fascicolo Sanitario Elettronico?
Il Fascicolo Sanitario Elettronico è come una grande cartella clinica, ma se una cartella clinica classica è come un’istantanea di un momento della nostra vita sanitaria, il Fascicolo Sanitario Elettronico diventerebbe un film completo di tutta la nostra vita sanitaria. Oltretutto un film interattivo, un film che ci permetterebbe di poter cliccare e ottenere da Amazon quello che ci serve per poter stare o guarire.
Che cosa rappresenta il Fascicolo Sanitario Elettronico?
il Fascicolo Sanitario Elettronico rappresenterebbe una piattaforma dove si trovano tutti i nostri dati sanitari, le nostre cartelle, gli esami che abbiamo fatto in passato e anche quelli che faremo in futuro. E tutto consultabile con un tablet non soltanto dal paziente, ma anche dal medico curanteda un epidemiologo che ci protegge dalle epidemie, ecc. Sembra facile da raccontare, ma in realtà è anche facile da fare!
Perché tutto quello che a noi servirebbe è poter digitalizzare, portare tutto su un’unica piattaforma. Purtroppo, è una occasione che stiamo perdendo. In Italia c’è già una legge che ha introdotto il Fascicolo Sanitario Elettronico. Peccato che questa legge dia mandato alle regioni, creando una serie di problemi di compatibilità tra una regione e l’altra. Noi avremmo bisogno di un unico protocollo, non solo nazionale, ma europeo. Perché il nostro futuro è quello di essere cittadini europei, dove se io mi sposto da un paese all’altro, i miei dati sanitari devono essere fruibili in qualsiasi punto e in qualsiasi momento ce ne sia bisogno. Purtroppo tutto questo pare lontano dalla realtà perché come al solito manca la volontà politica e la volontà economica di portare fino in fondo un progetto che sarebbe già alla portata da un punto di vista gestionale e strutturale. E in più ci si scontra con paure e resistenze. Una su tutte, quella della privacy dei dati. C’è l’idea per cui dati sanitari sono miei e decido io a chi darli. Ma non dovrebbe essere così. I dati sanitari sono sì personali, ma devono essere fruibili agli operatori che ne hanno bisogno, come medici epidemiologici e ricercatori.
Ho diritto a essere curato bene, ma ho anche il dovere di permettere di curarmi bene e ho il dovere di proteggere la società. Nel bene e nel male, i danni che faccio a me stesso sono danni che in qualche modo hanno conseguenze sul resto della società, quindi devo proteggere non solo me stesso, ma anche gli altri. Un esempio: se non parlo della mia malattia, quest’omissione può comportare un rischio per altre persone e inoltre non permette al medico di curarmi in maniera adeguata. Quindi, se anche venissero superate le difficoltà tecniche, il Fascicolo Sanitario Elettronico non potrebbe mai funzionare efficacemente se da parte del cittadino manca la volontà di partecipare e condividere le informazioni.
Un meccanismo di questo genere, che sembra oneroso, in realtà abbatterebbe tutti i costi sanitari, sociali ed economici.
La sanità diventerebbe “più facile”: il medico mi potrebbe avvertire che devo fare degli esami, per controllare o addirittura prevenire una malattia, potrei prenotare con un semplice click gli esami oppure consultare delle fonti mediche affidabili per togliermi dei dubbi. Di fronte a queste nuove possibilità noi stiamo perdendo quest’occasione.